Friuli Venezia Giulia

Quattordici appalti pilotati, 19 persone coinvolte: scandalo scuolabus in Fvg


Un meccanismo rodato, capace di piegare le regole degli appalti pubblici e far ricadere su pochi fornitori il peso di una concorrenza azzerata. È l’immagine che emerge dall’indagine “Filobus”, condotta dal nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Udine e coordinata dalle Procure di Udine e Pordenone. Partita nel 2022, l’inchiesta ha portato alla luce una gestione distorta delle gare per l’acquisto di scuolabus da parte di numerosi enti locali del Friuli Venezia Giulia, con ricadute dirette sul corretto utilizzo di risorse pubbliche e sulla trasparenza delle procedure.

Quattordici gare “cucite su misura”: ricostruito l’intero schema

I finanzieri hanno documentato 14 procedure d’appalto, per un valore complessivo superiore a 1,6 milioni di euro, bandite nelle province di Udine e Pordenone e vinte sempre dalla stessa azienda con sede in provincia di Venezia. Secondo quanto ricostruito, il responsabile commerciale della società avviava i contatti prima ancora della pubblicazione dei bandi, illustrando ai funzionari comunali i mezzi disponibili, fornendo preventivi e – soprattutto – collaborando alla stesura dei capitolati tecnici. Le specifiche inserite nei documenti di gara risultavano così dettagliate da diventare un vero e proprio identikit degli scuolabus dell’azienda veneziana, limitando – se non annullando del tutto – la partecipazione di altri concorrenti. Una volta pubblicate le gare, la società presentava ribassi minimi, avendo già concordato con alcuni funzionari i prezzi da porre a base d’asta, garantendosi così l’aggiudicazione.

Perquisizioni, email rivelatrici e il quadro degli accordi illeciti

Le indagini sono entrate nel vivo quando la Guardia di finanza, sulla scorta di precedenti accertamenti, ha eseguito una serie di perquisizioni negli uffici tecnici di diversi enti locali. Nel corso degli interventi sono stati sequestrati i fascicoli relativi alle gare e i computer utilizzati dai funzionari coinvolti. È stato proprio grazie all’analisi del materiale informatico – in particolare delle numerose email scambiate tra i dipendenti pubblici e l’agente commerciale della società veneziana – che gli investigatori sono riusciti a ricostruire in modo dettagliato il meccanismo illecito. Dalle comunicazioni emergeva infatti un rapporto diretto e continuativo, con accordi presi ben prima della pubblicazione dei bandi e con un coinvolgimento attivo del fornitore nella stesura dei capitolati, predisposti in maniera tale da restringere al massimo la concorrenza fino ad annullarla.

Diciannove denunciati e le prime decisioni del Tribunale

Il lavoro svolto dalle Fiamme gialle ha portato alla denuncia di diciotto funzionari pubblici e dell’agente di vendita dell’azienda, ritenuti responsabili del reato di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, fattispecie che può comportare pene fino a cinque anni di reclusione. La validità dell’impianto investigativo ha trovato riscontro nelle prime pronunce del Tribunale di Udine, che ha già definito quattro procedimenti collegati all’indagine: due si sono conclusi con sentenze di condanna, mentre altri due hanno visto l’accoglimento delle richieste di patteggiamento. Un segnale che conferma la solidità delle prove raccolte.

Anche un danno erariale: costi duplicati e penali mai applicate

Oltre agli aspetti penali, l’indagine ha fatto emergere anche profili di responsabilità erariale. In particolare, alcuni funzionari non avrebbero contestato la duplicazione di costi negli acquisti degli scuolabus e, in vari casi, non avrebbero applicato le penali previste nei contratti per il mancato rispetto dei tempi di consegna. Queste situazioni sono state segnalate alla Procura regionale della Corte dei Conti di Trieste, che dovrà ora valutare l’eventuale danno economico arrecato alle amministrazioni coinvolte.


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