Salute

Quasi 19 milioni di accessi in Pronto soccorso: il 60% “inutili” e un paziente su tre aspetta troppo

Gli accessi in pronto soccorso sfiorano i 19 milioni: nel 2023 sono stati per l’esattezza 18,582 milioni, di questi però circa il 60% sono codici bianchi e verdi in base al triage di accettazione e cioè quei casi in cui o la condizione del paziente non è urgente oppure è una urgenza minore che si potrebbe trattare anche in un ambulatorio medico senza un intervento in tempi stretti. Un campanello d’allarme questo che fa emergere un’altra percentuale di inappropriatezza e cioè il fatto che troppi italiani ricorrono al pronto soccorso quando non dovrebbero, perché in molti casi non trovano alternative sul territorio come i medici di famiglia perché lo studio è chiuso. Ecco perché è cruciale il decollo della nuova Sanità territoriale finanziata con 7 miliardi dal Pnrr per costruire Case e ospedali di comunità. Anche perché il sovraffolamento in pronto soccorso costringe almeno il 33% dei pazienti ad aspettare troppo per farsi visitare.

Il 60% degli accessi in Ps sono con codici non urgenti

A mettere in fila gli ultimi numeri è l’Agenas, l’Agenzia per i servizi sanitari regionali, che ha appena fotografato nella sua quarta indagine lo “Stato dell’arte delle Reti Tempo Dipendenti” tra cui figura appunto anche quella dell’emergenza-urgenza. I dati raccolti dall’Agenas riguardano appunto gli accessi in pronto soccorso che sono responsabili anche del 44,26% dei 6 milioni di ricoveri in ospedale che si registrano in media ogni anno: in pratica quasi un ricovero su due arriva dall’ingresso di un pronto soccorso. Andando però a valutare la tipologia dei 18,5 milioni di ingressi nei Ps si scopre che 2,260 milioni sono codici bianchi (il 12,17%) e ben 8,974 milioni (il 48,30%) sono codici verdi e cioè casi non urgenti o comunque ampiamente differibili come piccole ferite, tagli, distorsioni, febbre moderata a mal di testa o sintomi influenzali o disturbi oculistici e ginecologici. Tutti interventi gestibili non in emergenza. I restanti 7 milioni di casi si dividono tra 3,8 milioni di codici celesti (casi da trattare entro un’ora); 1,347 milioni di codici gialli e 1,757 milioni di codici arancioni (si tratta dei casi da emergenze da trattare entro poco tempo) e infine 432mila codici rossi (quelle emergenze che necessitano un intervento immediato).

I tempi di attesa in base ai codici

L’indagine di Agenas monitora anche i tempi di attesa dei pronto soccorso che variano in base al codice assegnato: dai 240 minuti massimo del codice bianco ai 120 minuti di quello verde fino ai 60 minuti di quello celeste e poi 15 minuti per giallo e arancione. Nel complesso il 67% delle visite in Pronto Soccorso viene eseguita nei tempi previsti, seppure con ampie differenze regionali che vanno dal 53% della Sardegna all’86% della Basilicata e dunque il 33% – un paziente su tre – aspetta troppo. L’analisi mostra che viene eseguito entro il tempo limite di 240 minuti il 94% dei pazienti che accedono al pronto soccorso in codice bianco; entro il limite di 120 minuti l’80% dei codici verdi; entro 60 minuti il 61% dei codici azzurri; entro 15 minuti il 35% dei codici gialli; entro 15 minuti il 40% dei codici arancioni. Migliora poi la capillarità delle rete sanitaria dell’emergenza-urgenza italiana. L’86,8% dei cittadini del Paese – il 92,1% nei centri e il 68,9% delle aree interne – dista da un ‘nodo’ della rete non più di 15 minuti. Se si estende il tempo a 60 minuti la percentuale sfiora il 100% anche per i residenti delle aree interne.

La fotografia delle altre reti dell’emergenza

L’indagine analizza anche le altre differente reti dell’emergenza, confermando miglioramenti in tutte le aree. Per la rete Trauma, l’accessibilità in 15 minuti è dell’80,5% (l’88,9% per i centri e il 51,9% per le aree interne), ha illustrato Maria Pia Randazzo, responsabile Statistica e Flussi Informativi sanitari di Agenas; per quella Cardiologica la copertura a 15 minuti è del 78,3% (87,7% nei centri e il 46,4% nelle aree interne). Criticità maggiori, invece, per quella dell’ictus: in questo caso la copertura a 15 minuti è del 61,4% (il 73,9% nei centri e il 19,1% nelle aree interne). Tra le soluzioni indicate dall’indagine c’è a esempio quella di investire sul potenziamento delle medicine d’urgenza e reparti semi-intensivi, ma soprattutto sul far decollare la rete di cure palliative e della presa in carico territoriale – a partire dalle nuove strutture previste dal Pnrr come la Case e gli ospedali di Comunità – che “ridurrebbe quella percentuale inappropriata di accessi al Pronto soccorso dei pazienti con malattia avanzata, cronico e/o geriatrico”. Infine anche mantenere i ricoveri in arrivo dal Pronto soccorso “entro il 30%, favorendo così il rispetto delle liste d’attesa dei ricoveri in elezione e/o programmati da parte dei reparti”.


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