quando la mente non smette di pensare e soffrire
Ci sono notti in cui il corpo è stanco, ma la mente corre. Corrono i pensieri, corrono i ricordi, corrono le preoccupazioni che durante il giorno abbiamo zittito. È l’insonnia emotiva, quella che non nasce da un disturbo fisiologico, ma da un cuore che non trova pace. Puoi spegnere la luce, sistemare il cuscino, contare le ore che mancano all’alba. Ma dentro c’è un rumore che non si placa: è il peso di ciò che non hai detto, di ciò che hai perso, di ciò che temi. È un’emozione che bussa quando tutto tace. È la solitudine che si fa più densa.
È il passato che ritorna sotto forma di immagini, parole, rimpianti.
Spesso ci diciamo che siamo solo stressati. Ma lo stress, a volte, è solo il nome elegante del dolore che non vogliamo ascoltare. Dietro quell’insonnia si nasconde un’anima carica, compressa, affaticata da emozioni trattenute troppo a lungo. Rabbia non espressa, amori non chiusi, ferite non elaborate. E così la notte diventa il teatro in cui tutto riemerge. Il corpo immobilizzato e la mente in apnea.
In queste notti, la solitudine pesa di più. Perché nessuno vede quello che si muove dentro. Nessuno immagina quanto può essere devastante non riuscire a trovare tregua neppure nel sonno.
Eppure, l’insonnia emotiva è un segnale. Un richiamo dell’anima che chiede ascolto, elaborazione, spazio. Non si cura solo con tisane o rituali serali. Si cura con la consapevolezza. Con l’onestà emotiva. Con la volontà di guardare in faccia ciò che ci agita.
Forse non dormi… perché stai svegliando finalmente qualcosa dentro di te. E forse, quel dolore che senti la notte, è l’inizio di un dialogo profondo con te stesso.
Ascoltalo. Onoralo. Perché il sonno tornerà solo quando avrai smesso di combattere le emozioni e iniziato ad abitarle.
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