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Putin non cede all’ultimatum di Trump e il presidente Usa prepara nuove sanzioni

A pochi giorni dalla scadenza dell’ultimatum fissato per l’8 agosto, Donald Trump intensifica le minacce contro la Russia per fermare la guerra in Ucraina. Il presidente statunitense valuta un pacchetto di nuove sanzioni che colpirebbe la cosiddetta “flotta ombra” russa e mira a isolare Mosca anche attraverso misure commerciali contro l’India, accusata di sostenere il Cremlino acquistando grandi quantità di petrolio.

Anche Kiev ora punta il dito contro l’India. In un post su X, il capo dell’ufficio della presidenza ucraina, Andriy Yermak, ha denunciato: “Sfortunatamente stiamo rilevando componenti di fabbricazione indiana nei droni d’attacco russi, compresi i modelli Shahed e Geran“. Alla Russia, ha intimato Yemark, “deve essere negato l’accesso a componenti di fabbricazione straniera che consentono la produzione di queste armi e l’uccisione degli ucraini“.

Secondo fonti vicine al Cremlino citate da Reuters e Bloomberg, Vladimir Putin non avrebbe però alcuna intenzione di accettare un cessate il fuoco. Convinto che la Russia stia vincendo e scettico sull’impatto di ulteriori restrizioni economiche — dopo tre anni e mezzo di guerra e numerose ondate di sanzioni — il leader russo potrebbe tutt’al più offrire tregue parziali ai bombardamenti aerei e missilistici.

Trump, intanto, insiste sulla leva energetica: auspica un calo di dieci dollari al barile nel prezzo del petrolio, ritenendo che ciò priverebbe Putin delle risorse per proseguire il conflitto. Tuttavia, analisti avvertono che nuove sanzioni americane rischiano di avere l’effetto opposto, facendo aumentare le quotazioni. Per ora i mercati hanno reagito con un calo di circa l’1%, dopo l’annuncio dell’OPEC+ — di cui fa parte la Russia — di incrementare la produzione di 547mila barili al giorno da settembre. In un’intervista a CNBC, Trump ha riassunto la sua strategia: “Se l’energia cala di dieci dollari al barile, Putin dovrà fermarsi. Non avrà scelta: la sua economia è già in ginocchio”.

Le minacce di Trump hanno già suscitato la condanna di Mosca, che le definisce “illegittime”, e irritato New Delhi, finora il principale acquirente di greggio russo insieme alla Cina. Se nei confronti di Pechino Trump ha preferito la prudenza — rinnovando una tregua sui dazi in un incontro a Stoccolma — con l’India ha promesso un aumento “sostanziale” dei dazi punitivi. Sul piano diplomatico, adesso, anche Israele tenta una mediazione provano a sparigliare le carte: la TV pubblica Kan riporta che Benjamin Netanyahu avrebbe avuto due colloqui con Putin nell’ultima settimana, nel solco dei buoni rapporti bilaterali e di precedenti tentativi di negoziato avviati già nel 2022.

Nel frattempo, l’Europa si schiera con Washington. La Commissione europea ha dichiarato di accogliere positivamente ogni iniziativa di pressione sulla Russia. Alcuni Paesi NATO — tra cui Danimarca, Norvegia e Svezia — hanno annunciato un impegno congiunto da 500 milioni di dollari per fornire armi a Kiev, seguendo l’esempio dei Paesi Bassi.

Sul terreno, la guerra prosegue: Mosca ha rivendicato la conquista di un villaggio nella regione di Dnipropetrovsk, mentre Kiev

denuncia la morte di quattro civili nei bombardamenti su Kharkiv e Sumy. Le autorità filorusse di Lugansk accusano un drone ucraino di aver colpito un’auto di servizio di un acquedotto, causando tre morti.


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