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Pulizia etnica israeliana contro i palestinesi

Milano, 29 lug. (Adnkronos) – “Un guerriero”, che non si farà intimorire dall’aggressione subita, continuerà a indossare “con orgoglio la kippah fino alla morte” e tornerà in Italia, per dimostrare a suo figlio che qui “non tutti sono antisemiti”. Un “combattente” che però lotterà “per avere giustizia” e per “difendere la comunità ebraica italiana dall’odio antisemita”, che si sta diffondendo nella Penisola “come in tutta Europa”. Così si descrive Elie Sultan, il 52enne aggredito da un gruppo di persone domenica in un’area di sosta di Lainate (Milano), davanti al figlio di appena sei anni.

Un trauma “per entrambi, per cui sarà necessario un supporto psicologico, soprattutto per mio figlio. Mi sto organizzando”, racconta Sultan al telefono con l’Adnkronos dalla Francia, dove la famiglia è tornata “ieri mattina, come previsto”. Trascorse 48 ore dall’aggressione nell’area di servizio, per cui la procura di Milano ha aperto un fascicolo, al momento contro ignoti, con l’accusa di percosse aggravate dall’odio razziale, sullo choc prevale la rabbia. Non solo per quel che è accaduto a Lainate, ma anche per i “molti messaggi antisemiti, di odio violento” ricevuti sui social network dopo la diffusione del video che lui stesso ha girato all’interno dell’Autogrill. “Mi sono esposto, sono facilmente riconoscibile, sanno come trovarmi, ma io non mi nascondo. Proteggo i miei figli, ma non mi nascondo”, dice Sultan.

“Ora che sono tornato a casa, potrei lasciarmi alle spalle quello che è successo, dicendomi che tanto non vivo lì e non mi interessa. Invece voglio portare la mia testimonianza, perché in Italia c’è una comunità di ebrei che rischia ogni giorno di venire aggredita come è successo a me e io non voglio che succeda di nuovo. Per questo sto combattendo la mia battaglia”, spiega il 52enne. Battaglia che sarà innanzitutto legale: “Voglio giustizia, voglio che quelli che mi hanno aggredito abbiano ciò che si meritano. Non che passino un giorno in commissariato e poi vengano rilasciati”.

Il turista francese di religione ebraica, aggredito domenica in un Autogrill nel Milanese, intervistato dall’Adnkronos fa anche appello alla politica. “Ho ricevuto messaggi di sostegno da parte di alcuni italiani e mi hanno fatto piacere, ma sono deluso che dopo quello che mi è successo, non mi sia stata espressa solidarietà né dal governo francese né da quello italiano. Mi piacerebbe vedere una loro reazione”. Secondo il 52enne una condanna forte dell’accaduto funzionerebbe anche da deterrente per il futuro, perché chi compie aggressioni di stampo antisemita non creda di “avere il permesso di fare praticamente tutto quel che vuole, senza temere nulla”.

Chiediamo a Elie Sultan se l’Italia sia pericolosa in questo momento per gli ebrei. “A essere sincero lo è tutta Europa. E lo è più che il resto del mondo”, risponde. E qui l’appello alla stampa: “Chiedo a voi giornalisti di fare tutto il possibile, attraverso il vostro lavoro, per proteggere la comunità ebraica, perché è una comunità di pace e di giustizia, una comunità aperta e tollerante. Fate tutto il possibile per non alimentare, anzi, per eliminare del tutto l’odio antiebraico in Italia”. Nonostante l’aggressione, Sultan ha intenzione di tornare in Italia, non solo per trovare la figlia maggiore, che vive a Milano con il marito. “Questa mattina ho ricevuto un invito che mi ha toccato il cuore da parte: il presidente della comunità ebraica di Roma ha invitato tutta la mia famiglia a trascorrere un fine settimana lì a settembre. Un invito rivolto a me e soprattutto a mio figlio, che ha vissuto questa esperienza. Non vuole che rimaniamo con questa immagine, vuole mostrarci che non tutti gli italiani sono cattivi”.

Tornando indietro, indosserebbe di nuovo la kippah che ha lasciato indovinare la sua origine agli aggressori dell’Autogrill? “Io non guardo al passato ma al futuro. Non ho tolto la mia kippah e non la toglierò mai. Sono nato ebreo e lascerò questo mondo da ebreo, con grande orgoglio”.


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