Pubblicità, i media di tipo premium incidono sul successo di una campagna

Il diavolo è nei dettagli così come il successo di una campagna pubblicitaria sarebbe strettamente legato al contesto nel quale viene pianificata. Scegliere ‘media’ di connotazione premium genererebbe, infatti, un miglior ritorno sugli investimenti promozionali e una maggiore fiducia dei consumatori. Ad affermarlo un’indagine internazionale condotta da Pa Consulting per The Trade Desk, piattaforma self-service specializzata nella gestione delle campagne pubblicitarie digitali, che ha riguardato oltre 50 analisi semiotiche, lo studio dei comportamenti di 4.500 consumatori e un sondaggio aperto a 4.650 adulti. In particolare, il contesto premium aumenterebbe le intenzioni d’acquisto nell’ordine del 40% risultando fino a 1,5 volte più efficace nel rafforzare la reputazione del brand pubblicizzato. Gli annunci veicolati in ambiti qualificati, a loro volta, sarebbero 2 volte più popolari e 1,9 volte più autorevoli rispetto a quelli pianificati sui media non premium.

In un panorama mediatico sempre più complesso, al di là della qualità dei contenuti tout court, sono due i fattori che concorrerebbero a ‘qualificare’ un medium: da un lato il valore del suo marchio ovvero il suo potere di evocare inconsciamente autorevolezza e affidabilità; dall’altro la qualità dell’interfaccia del medium stesso ovvero la sua capacità di integrare gli annunci in modo fluido e non invasivo. L’inedita tassonomia che ne deriva è utile a classificare i media in più e meno virtuosi.

Apparterrebbero al primo raggruppamento piattaforme come Netflix, Disney+ e Spotify capaci di generare fino al 30% di associazioni positive in più rispetto ad altri canali. Meno marcato, invece, l’effetto traino di piattaforme social come Facebook e Instagram oltre a YouTube e Amazon Prime video. Pur ospitando contenuti di qualità soffrirebbero di esperienze frammentate tali da ridurre la percezione di valore. E il ritorno dell’investimento.