Prorogata al 2031 la vita della discarica di Sant’Urbano (Padova). Cittadini in piazza: “Odori e forte impatto ambientale, va chiusa”
PADOVA – La goccia che ha fatto traboccare il vaso è l’annuncio che la discarica tattica regionale di Sant’Urbano, in provincia di Padova, ottiene di allungare la propria attività fino al 2031, rendendo insopportabile la situazione per la popolazione che da anni chiede uno stop allo stoccaggio a cielo aperto dei rifiuti. Così i cittadini della zona hanno deciso di scendere in piazza sabato 15 marzo, riunendosi davanti al municipio, per chiedere che venga fermata ogni proroga e la possibilità di ampliare l’impianto che si trova in località Balduina. La discarica è stata concepita e autorizzata per ospitare il surplus di rifiuti che si determina in altre zone del Veneto, ad esempio nel Trevigiano, che è coperto da Contarina, nell’Alto Vicentino dove vengono conferiti all’inceneritore di Schio, che ora qualche comune vorrebbe ingrandire, nel Veronese e nel Bellunese.
“La situazione è cronica da decenni ed è cominciata negli anni Novanta, quando venne autorizzata una discarica per 160mila metri cubi provenienti dalla Bassa Padovana, poi però si è arrivati a un milione di metri cubi”, spiega Francesco Miazzi, uno degli animatori della protesta, ex insegnante di architettura e ambiente in un liceo artistico. “Di proroga in proroga si è arrivati ai 4 milioni di metri cubi, con l’assicurazione che l’impianto sarebbe stato chiuso nel 2029. Poi è stato aggiunto il permesso per un altro milione, così siamo arrivati a cinque milioni. In passato ha conferito fanghi anche la Miteni di Trissino, l’azienda finita sotto inchiesta per la produzione dei Pfas”. La discarica in realtà dovrebbe trattare rifiuti urbani e non pericolosi.
I comitati puntualizzano: “L’estensione è di circa 55 ettari e vengono conferiti in media 500 tonnellate di rifiuti al giorno, per un totale annuo di circa 160 mila tonnellate. La Regione aveva autorizzato un aumento della quota da 16 a 21 metri, adesso l’ultimo annuncio consente di conferire altri 277 mila metri cubi, con la spiegazione che verranno adottati nuovi tipi di copertura con teli sintetici, al posto di materiale naturale come il ghiaione. È un affare da decine di milioni di euro”.
In questo modo i profili della discarica non cambiano, si riduce lo spessore e quindi si crea lo spazio per nuovi conferimenti, a una distanza di circa 500 metri dall’Adige. In questo modo il fine-vita viene spostato in avanti di altri due anni. “Questa discarica minaccia le risorse idriche delle province di Padova e Rovigo, in un territorio attraversato dai fiumi Fratta Gorzone e Adige. Inoltre, produce forti impatti ambientali e odorigeni, causando disagi alla popolazione locale. Chiediamo alla Regione di fermare l’ennesima proroga e di avviare un serio percorso verso i rifiuti zero”.
A fine gennaio la società Gea srl ha presentato un nuovo progetto per un impianto di recupero di metalli, inerti e valorizzazione di rifiuti che dovrebbe sorgere a fianco della Discarica tattica regionale. “Ovviamente per i proponenti non vi sarà un impatto ambientale significativo con la lavorazione di 90 mila tonnellate all’anno di rifiuti di vario genere, definiti ‘non pericolosi’. In sostanza poco PM10, poco rumore, poco odore, poco aumento del traffico, nonostante siano calcolati 3mila camion nell’arco di un anno. Alle nostre obiezioni si è cercato di minimizzare in merito alla presenza di diossine e altre sostanze pericolose”.
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