Pronto l’acceleratore lineare di Castello, Proietti: «Lavoriamo a nuovo piano sanitario regionale»
Già collaudato il nuovo acceleratore lineare della Radioterapia oncologica dell’ospedale di Città di Castello. L’investimento da 2,8 milioni di euro è stato quasi interamente finanziato coi fondi del Pnrr, che hanno sostenuto con 2,5 milioni di euro l’ultima tappa di un percorso di ammodernamento iniziato nel 2019. Il reparto del nosocomio dell’Alto Tevere, infatti, è già stato dotato cinque anni fa di un acceleratore Vital Beam e nel 2023 di un TC-simulatore in grado di fornire immagini che consentono di identificare il bersaglio in modo sempre più preciso, oltreché di un nuovo sistema di pianificazione dei piani di trattamento.
Ora il nuovo acceleratore lineare di Città di Castello, che ovviamente arriva in sostituzione di un analogo macchinario ormai obsoleto, «è in grado di effettuare – spiega una nota della Usl 1 – trattamenti radioterapici a elevata complessità, utilizzando le più moderne tecniche di trattamento». Per dirla con le parole della primaria Marina Alessandro «ora possiamo effettuare ogni tipo di trattamento radiante e erogare la dose in modo veloce, riducendo i tempi delle sedute».
Al taglio del nastro dell’acceleratore lineare di Città di Castello c’erano sia la presidente Stefania Proietti che, dopo aver ribadito come «il nosocomio sia uno dei punti d’eccellenza», ha affermato che sul fronte sanitario «siamo in una situazione congiunturale che prevede degli accantonamenti, che si traducono in tagli e il fondo sanitario di oggi è insufficiente a livello nazionale. Noi siamo già al lavoro per un nuovo piano sanitario regionale che vede la rete territoriale e ospedaliera al centro della nostra azione. Cercheremo di fare tutto nel breve tempo possibile».
Con lei il direttore generale della Usl 1 Nicola Nardella, che ha invece evidenziato la «necessità di creare una rete di trattamenti con tutti gli ospedali della regione, valorizzando le eccellenze di ogni presidio», mentre il direttore dell’ospedale di Città di Castello, Silvio Pasqui, ha voluto spiegare che «qui c’è una multidisciplinarietà nel trattamento oncologico con la presenza della Breast Unit aziendale (cioè della Usl 1, ndr) e un bacino di utenza importante, con una mobilità passiva che è la più bassa dell’Umbria». A calcare la mano sul fatto che «l’implementazione tecnologica è un primo passo» è stato il sindaco di Città di Castello, che ha quindi messo in fila una serie di istanze dalla «necessità di ulteriori investimenti infrastrutturali» fino al «potenziamento delle risorse umane di ogni livello, quindi medici infermieri, personale specializzato, affinché anche Castello sia in grado di offrire un recupero dei livelli di assistenza importanti».
Source link