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Principe Andrea e Virginia Giuffrè: troll assoldati per bloccare foto compromettenti

L’indignazione pubblica britannica è un fiume in piena che rischia di trascinare via la corona e tutta la sua storia centenaria. All’uscita dell’ultimo libro di Virginia Giuffrè, Nobody’s Girl, pubblicato postumo, dopo che la grande accusatrice del principe Andrea si è tolta la vita lo scorso aprile, la temperatura a corte è rovente. Le ultime rivelazioni che arrivano ormai a valanga stanno incendiando il palazzo. A nulla è valsa la decisione del fratello del re di rinunciare ad usare (non ad avere) il titolo di duca di York e qualche onorificenza come l’appartenenza all’antico Ordine della Giarrettiera.

La sete di giustizia che sta contaminando il dibattito pubblico nel Regno Unito vuole di più. A maggior ragione dopo che sono emerse evidenze in base alle quali, qualche anno fa il principe Andrea, che si è sempre dichiarato estraneo ai fatti, avrebbe incaricato un ufficiale della sua scorta di fare indagini accurate sulla sua accusatrice per tirare fuori “qualcosa di marcio” su cui poi screditarla. Non solo, nelle intenzioni di colui che ha sempre affermato di non avere mai avuto rapporti sessuali con la giovane, che all’epoca dei fatti aveva 17 anni, si sarebbe dovuta attivare una vera e propria compagna denigratoria nei suoi confronti per indebolirne tutte le accuse. Per raggiungere il suo obiettivo, Andrea avrebbe fornito all’agente di polizia addetto alla sua sicurezza informazioni riservatissime sulla Giuffrè, in particolare il suo Social Security Number e la sua data di nascita. Un gesto gravissimo considerando che quei dati in America sono oltremodo sensibili e riservati.

Era il febbraio del 2011 quando la richiesta veniva inoltrata nel tentativo disperato di scatenare i troll on line per anticipare la prima pubblicazione delle foto che lo inchiodavano accanto a Virginia Giuffrè. Ma tutto finiva nel silenzio. Oggi, la Metropolitan Police conferma che sta conducendo indagini in merito a queste rivelazioni a mezzo stampa, mentre anche la politica sta prendendo parola sulla vicenda. Ed Miliband, Segretario per l’Energia del governo laburista di Keir Starmer, ha commentato spiegando che: “Quanto accaduto è molto preoccupante perché gli agenti di polizia impegnati nella scorta non dovrebbero essere utilizzati in questo modo”.
Emily Maitlis, la giornalista che nel 2019 mise Andrea al palo davanti alle telecamere della Bbc, nell’intervista catastrofica che gli costò il primo allontanamento dalla vita pubblica, ha dichiarato che “Sei anni sono stati un po’ troppi da aspettare per arrivare a questo punto”. Un punto che, però non è ancora abbastanza per il popolo dei sudditi e per le vittime delle violenze e degli abusi dei quali Jeffrey Epstein si rese protagonista e dei quali, questa l’accusa più forte nei confronti del principe e suo sodale, non poteva non sapere.

Virginia Giuffrè ha sempre affermato di aver avuto tre rapporti con il fratello del re, uno dei quali avvenuto a Londra, nel 2011, a casa della milionaria Ghislaine Maxwell, e proprio per questa ragione, la polizia inglese sarebbe chiamata a fare maggiore chiarezza. Ma ancora non basta. Nel 2022 la vittima avrebbe firmato un accordo costato alla regina Elisabetta II circa 12 milioni di dollari; l’obiettivo era quello di chiudere la disputa con il silenzio e non rovinare il giubileo di Platino di sua maestà. In questo modo anche Andrea si risparmiava di essere messo sul banco degli imputati ed essere così chiamato a fornire una confessione. Con la buonuscita la corona sperava di poter chiudere la partita senza fare ulteriori danni. Ma il tappo è saltato e la deflagrazione generata oggi è persino peggiore. Le vittime dei traffici sessuali ingaggiati da Epstein non si sono mai sentite sostenute dal fratello di chi, insieme ad altri membri della famiglia reale, passa le sue giornate in impegni pubblici anche a sostegno delle vittime di violenza. Questa attività vede impegnate in prima linea sia Camilla che la principessa Anna. Da Andrea mai una parola di solidarietà, né un gesto di empatia. Eppure, anche se fosse vero che non ha mai partecipato neanche alle orge delle quali Virginia Giuffrè lo ha accusato, il duca di York (perché tale rimane) non può non aver visto. Nei suoi viaggi sull’isola di Epstein, durante i voli sul suo jet privato, a casa. Questo è l’anello più debole che incrina la sua posizione attuale, e non si esclude che possa essere anche una corte inglese a chiamarlo a deporre.

Il piccolo passo indietro offerto venerdì è stato come porre un mero pannicello caldo su un caso sul quale l’intero assetto della monarchia rischia di franare. L’immagine solida di una famiglia reale sostenuta dai soldi dei contribuenti scricchiola dalle fondamenta rischiando di portarsi via con sé gli sforzi di un re anziano e malato, ma privo della solidità che aveva permesso a sua madre di proteggere il figlio prediletto e più disgraziato, fino all’ultimo dei suoi giorni.


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