Umbria

Primo maggio a Orvieto: «Uniti per un lavoro sicuro»


Il primo maggio è la Festa del Lavoro e il grido che si alza dalla manifestazione regionale di Cgil, Cisl e Uil Umbria giovedì mattina in piazza della Repubblica a Orvieto è forte e chiaro: «Uniti per un lavoro sicuro».  

Primo maggio a Orvieto «Ringrazio le organizzazioni sindacali – questo il messaggio del sindaco di Orvieto, Roberta Tardani – per aver scelto Orvieto per la manifestazione regionale in questa giornata così significativa che lancia dalla nostra città un messaggio importante su un tema di assoluta priorità e purtroppo drammaticamente sempre di attualità: la sicurezza nei luoghi di lavoro. Il contesto economico e sociale dell’Umbria impone una riflessione profonda. Siamo una regione con un tessuto produttivo diffuso, basato su piccole e medie imprese, su filiere agricole e artigianali, su settori ad alta incidenza di manodopera e, spesso, caratterizzati da un’elevata esposizione al rischio. Nel 2024, i dati sugli infortuni sul lavoro nella nostra regione hanno continuato a segnalare una situazione critica e il numero degli incidenti mortali è ancora tristemente superiore alla media nazionale. Anche la tendenza nei primi mesi di questo anno non è rassicurante. Numeri che non sono statistiche astratte, ma rappresentano vite spezzate, famiglie segnate, comunità ferite. Orvieto lo sa bene perché soltanto un mese fa ha pianto per un giovane padre di 38 anni che ha perso la vita mentre stava lavorando in un cantiere in autostrada. Alla sua famiglia e a tutte quelle che hanno vissuto queste tragedie vorrei che ci unissimo in un applauso come se fosse un’ideale abbraccio di questa piazza. In questa giornata – ha proseguito – dobbiamo riaffermare che il tema della sicurezza deve essere una responsabilità collettiva che coinvolge imprese, istituzioni, parti sociali e cittadini». 

I sindacati Le organizzazioni sindacali, dal canto loro, hanno parlato di lavoro precario e malpagato in Umbria e di «troppi incidenti e troppe vittime». Cgil, Cisl e Uil chiedono un lavoro «libero, sicuro e dignitoso». 

Bistocchi «Il lavoro deve essere un mezzo di emancipazione sociale, soprattutto per donne e giovani, e non una causa di morte: il Primo maggio che ci avviamo a celebrare sia un monito affinché un diritto costituzionalmente riconosciuto torni ad essere quello che per cui è stato pensato, ovvero uno strumento di gratificazione, di crescita e di sviluppo dell’individuo e non un modo in cui morire per la scarsa sicurezza», afferma in una nota la presidente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, Sarah Bistocchi. «L’Umbria – conclude Bistocchi – ha iniziato un percorso che porterà ad investire di più nella sicurezza, con il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali e delle associazioni datoriali. Tutte azioni in sinergia, che dovranno riguardare anche il sostegno al reddito e al lavoro, che sarà importante mettere in campo nei prossimi mesi».

Pd Orvieto Anche il Pd di Orvieto ha partecipato alla manifestazione. «La celebrazione odierna assume un significato particolarmente denso e drammatico. Il tema scelto quest’anno, salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, richiama ciascuno di noi a una responsabilità collettiva e non più rinviabile. È un dovere etico e istituzionale far sì che il lavoro, che fonda la nostra Repubblica, non sia più occasione di morte o di ingiustizia – scrivono i Dem in una nota -. Le recenti, tragiche perdite che hanno colpito anche il nostro territorio ci scuotono profondamente. Si tratta di vite spezzate, di famiglie lacerate, di nomi che non devono perdersi nella freddezza delle statistiche. Queste tragedie impongono un impegno rinnovato da parte delle istituzioni, delle forze sociali e del mondo produttivo per costruire una cultura della prevenzione e della responsabilità. Secondo i dati più aggiornati, l’Umbria detiene il secondo tasso più alto di mortalità sul lavoro in Italia. Una condizione inaccettabile, che richiede interventi strutturali, maggiori controlli, investimenti nella formazione e un sistema di sanzioni efficace. Ma, soprattutto, richiede una visione del lavoro come dignità, non come sacrificio. Non può esistere un’idea autentica di progresso se questa non poggia su un fondamento irrinunciabile: la sicurezza e la dignità di chi lavora».

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