Prima vigna urbana moderna a Firenze, nel 2027 la vendemmia – In breve
Porta il nome di Michelangelo ed è
la prima vigna urbana moderna di Firenze, a due passi
dall’omonimo e celebre piazzale che si affaccia sulla città.
Composta fino al 2024 da pochi filari, ha rinnovato lo scorso
anno il suo parco viti mettendo a dimora 700 nuove piante. Il
terreno, esposto a nord-est, è gestito dall’azienda agricola
donne Fittipaldi di Bolgheri, presieduta da Maria Fittipaldi
Menarini che, con le quattro figlie Carlotta, Giulia, Serena e
Valentina, si è lanciata nel progetto.
Tra due anni i primi frutti adatti alla vinificazione.
Quindi prima vendemmia nel 2027: dalla prima botte di vino,
spiega Maria Fittipaldi Menarini, “si ricaveranno circa 700
bottiglie da vendere sul mercato internazionale tramite aste con
finalità benefiche di sostegno sociale”.
“Il fine della vigna – aggiunge – non è comunque solo il
vino, ma il rapporto che si crea tra uomo, terra e aria, un
rapporto che ridimensiona la sterilità del cemento e
dell’asfalto con la ricerca di un rispetto reciproco”. Per lei
questa vigna rappresenta anche l’infanzia: sorge davanti alla
casa di famiglia a Firenze. “In qualche modo – spiega – volevo
dare un segno e un senso di continuità a questa casa,
particolarmente amata da mio padre Mario”. Intanto Vigna
Michelangelo fa già parte dell’Urban vineyards association
presieduta dall’italiano Nicola Purrello con il suo vigneto
urbano a Catania ai piedi dell’Etna.
Il progetto fiorentino, si spiega, vuole esaltare la
biodiversità e contribuire alla sostenibilità urbana: partito
nel 2021 prevedeva la completa riconversione dell’impianto con
l’inserimento di viti da allevare con il sistema ad alberello,
compatibile con la pendenza del terreno. Il vigneto è composto
da 300 viti di Sangiovese, 150 di Canaiolo, 100 di Foglia Tonda
e altrettante di Pugnitello, 50 viti di Colorino del Val d’Arno.
L’aspetto tecnico è seguito dall’agronomo Stefano Bartolomei e
dall’enologo Emiliano Falsini. “Il vigneto che siamo andati a
realizzare – spiega Bartolomei – è un vigneto giardino”,
“perfettamente integrato con l’ambiente circostante per
mantenere inalterate le caratteristiche del paesaggio”. “Per
quanto riguarda il vino che verrà, mi immagino un vino dal
sapore antico che affonda le sue radici nella tradizione toscana
ma con uno sguardo rivolto al futuro in chiave moderna –
aggiunge Falsini -. La componente varietale e di territorio
richiameranno un sapore che identifica la Toscana classica ma
dove cercheremo di avere un respiro moderno e contemporaneo
basato sulla freschezza, bevibilità, eleganza”.
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