Prestiti all’Ucraina, il doppio binario della Ue. Ma Lagarde boccia la proposta sugli asset russi
BERLINO – Una soluzione pilatesca, che non scontenta nessuno e scarica comprensibilmente sui capi di Stato e di governo la responsabilità della scelta e l’onere dello scontro. La Commissione europea ha presentato due proposte per concedere prestiti all’Ucraina nei prossimi anni. La prima è l’ormai nota opzione, avanzata per primo dal cancelliere tedesco Friedrich Merz e fortemente sostenuta dai Paesi baltici, scandinavi e dalla Polonia, di sfruttare gli asset russi congelati in Europa per concedere un maxi prestito all’Ucraina.


Finora si è parlato di 140 miliardi, ma secondo il vicepresidente dell’esecutivo di Bruxelles, Valdis Dombrovskis, si potrebbe arrivare “a massimo 210 miliardi”, quanto l’ammontare dei bond parcheggiati presso l’Euroclear. E da Berlino il portavoce di Merz ha appena ribadito che quella di ricorrere agli asset della Banca centrale russa parcheggiati e congelati in Europa è una scelta “necessaria”.


I dubbi di Lagarde
Durante un’audizione al Parlamento europeo, Christine Lagarde ha sollevato dubbi su questa proposta. La presidente della Bce ha confermato di aver rifiutato la richiesta che Francoforte funga da prestatore di ultima istanza: “Non possiamo violare i Trattati”. Ma ha anche precisato che gli oneri dei rischi sono tutti concentrati in Belgio, nell’Euroclear, e che per la Bce garantire un backstop significherebbe dunque ledere l’articolo 123 dei Trattati: “Non possiamo monetizzare le obbligazioni degli Stati membri”. La scelta, ha sottolineato la numero uno dei guardiani dell’euro, “spetta ai leader”, che dovranno scegliere se accettare quello che Lagarde ha definito “un chiaro onere” a carico del Belgio.


Il bilancio Ue
La seconda proposta prevede invece prestiti a Kiev basandosi sui margini finanziari offerti dal bilancio europeo. Come ha puntualizzato la presidente Ursula von der Leyen si tratterebbe di “raccogliere capitali sui mercati finanziari utilizzando il bilancio dell’Ue come garanzia e trasferire questo capitale come prestito all’Ucraina”. Una soluzione che tuttavia “deve essere approvata all’unanimità”. Ma che consentirebbe di garantire all’Ucraina 90 miliardi di euro nei prossimi due anni. L’unanimità significa che il Consiglio europeo del 18 dicembre che discuterà la questione dovrà superare le resistenze dei ‘soliti noti’ cavalli di Troia di Putin in Europa, l’Ungheria e la Slovacchia.


Quanto al prestito basato invece sugli asset russi congelati e ‘parcheggiati’ presso l’Euroclear belga, per venire incontro alle fortissime resistenze espresse in queste settimane dal premier belga Bart de Wever (il suo Paese finirebbe nei guai se le cause già avviate dai russi per farsi restituire i bond andassero a buon fine o se un accordo sulla guerra in Ucraina dovesse avere come esito l’immediato scongelamento di quegli asset), la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha sottolineato che “abbiamo tenuto conto delle preoccupazioni del Belgio”. La capa dell’esecutivo Ue ha parlato di “salvaguardie solide che riducano il più possibili i rischi”.


Le tutele per il Belgio e gli americani
In casi di emergenza “l’onere sarà condiviso su base equa”. Ma secondo una qualificata fonte comunitaria sono tanti i Paesi che cominciano a esprimere dubbi dietro alle quinte su questa soluzione: le garanzie sono considerate onerose e riguarderebbero in ogni caso l’intero ammontare dei beni russi immobilizzati. In caso, se dovesse passare questa opzione, il Belgio sarà tutelato infatti da un forte meccanismo di solidarietà basato su garanzie nazionali bilaterali o dal bilancio della Ue.
Nel dettaglio, il “prestito di riparazione” per l’Ucraina autorizzerebbe la Commissione a prendere in prestito soldi da tutti gli istituti finanziari europei – non solo l’Euroclear, dunque – che detengano asset congelati della Banca centrale russa. Una novità importante: in questo caso, ha precisato von der Leyen, basterebbe la maggioranza qualificata dei voti per farla passare al Consiglio europeo. Bruxelles ha anche fatto sapere di aver avvertito gli Stati Uniti delle due proposte: “abbiamo informato l’amministrazione statunitense. Ho parlato, ad esempio, con Scott Bessent del fatto che stiamo pianificando, prima di oggi, di sviluppare un sistema di prestiti per riparazioni. È stato accolto positivamente”, ha sostenuto von der Leyen.


Anche questo non è un dettaglio: una delle preoccupazioni del premier belga Bart de Wever è che un eventuale accordo tra Stati Uniti e Russia sulla guerra in Ucraina possa prevedere un immediato scongelamento degli asset russi custoditi da Euroclear. In ogni caso il governo belga ha già messo le mani avanti: anche la nuova proposta europea è “insoddisfacente” ha commentato stamane il ministro degli esteri Maxime Prevost. “I testi che la Commissione presenterà oggi non affrontano le nostre preoccupazioni in modo soddisfacente”. Il Belgio continua a preferire l’opzione di un’emissione di debito comune per finanziare Kiev.
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