Salute

Prestazione inammissibile contro Israele: questa Italia è lontana anni luce dalla sua storia. Bastoni in affanno, male Barella

L’Italia “gattusiana” ha superato 5-4 la nazionale israeliana a Debrecen, in Ungheria, grazie alla botta di Tonali al 91’, in un finale da brividi in cui gli azzurri avevano beccato due reti horror tra 87’ e 89’: il risultato dice già (quasi) tutto. Abbiamo finalmente trovato i gol, grazie a un giocatore che sembrava perduto come Moise Kean, ma in difesa siamo un disastro, lontani anni luce dalla nostra storia. Non bastassero gli errori nei piazzamenti e le distrazioni, ci facciamo male anche da soli: le due autoreti di Locatelli e Bastoni hanno complicato una serata già difficile, in cui nei primi venti minuti gli azzurri sono stati messi sotto da Israele. Kean ha acceso la luce con il primo e secondo gol, poi nel tabellino dei marcatori sono finiti Politano, Raspadori – subito a segno appena entrato, come già accaduto contro l’Estonia – e il già citato Tonali, unico del reparto di centrocampo a meritare un voto positivo. Male Barella, poco incisivo Locatelli, così così Frattesi che ha almeno il merito di aver piazzato l’assist per il 4-2 di Raspadori.

Quando parla di calcio, Gattuso appare credibile: “Abbiamo incassato gol assurdi. Siamo fragili, concediamo troppo agli avversari, ma mi assumo tutte le colpe. Dobbiamo migliorare e anche in fretta”. Non ci sono dubbi: prendere quattro gol da Israele, posizione numero 70 del ranking Fifa nonostante gli innegabili progressi degli ultimi anni, non è ammissibile. L’Italia ha rischiato anche il 5-5: decisiva una “spizzata” di Di Lorenzo al 97’, sull’ultimo assalto avversario. Bastoni, autorete a parte, è stato sempre in affanno. I soliti limiti difensivi di Dimarco hanno aumentato i problemi del centrale interista. Mancini è abituato alla retroguardia a tre e ha sofferto. Di Lorenzo ha tenuto botta fino all’ingresso di Orsolini al posto di Politano: a quel punto, guai pure per lui. Donnarumma ha iniziato il match con un errore grossolano nella gestione con i piedi, quasi a voler dar ragione a Luis Enrique che lo ha rimosso dal Psg dopo la conquista della Champions.

La forma non ottimale di inizio settembre ha avuto un peso nel rendimento complessivo del reparto. Il centrocampo non è sempre riuscito a fare filtro in modo adeguato. Gli israeliani hanno mostrato talenti interessanti dalla metà campo in su: Dor Peretz ha firmato una doppietta e Solomon è stato un martello, ma non stiamo parlando, con tutto il rispetto, di fuoriclasse. Detto delle attenuanti, resta il problema: siamo vulnerabili. Con Spalletti avevamo il problema dei calci piazzati. Ora c’è sempre aria di tempesta: anche contro l’Estonia, la difesa era andata in barca in un paio di occasioni.

I quattro gol subiti hanno messo la retroguardia azzurra alla sbarra, ma pure il centrocampo ha vissuto una serata complicata. La precisione dei passaggi ha registrato l’81,3%, un dato persino inferiore all’82,2% degli israeliani. Sono stati commessi errori banali, figli in alcuni casi di una certa frenesia, ma specchio anche di problematiche tecniche che non ti aspetti da giocatori di un certo livello. Ci ha salvato l’attacco, con la forma straripante di Kean, la solita tigna di Retegui e l’ingresso ispirato di Raspadori. I due centravanti richiedono però un impianto adeguato: la mancanza di equilibrio si è vista soprattutto nella copertura.

Le due gare di Gattuso hanno riportato in quota l’Italia: agganciato Israele a quota 9, ma con una partita in meno rispetto alla nazionale di Ben Shimon. I gol incassati a Debrecen peseranno non poco nella questione della differenza reti, con la Norvegia di Haaland che, a punteggio pieno, veleggia a +11. Gli azzurri sono a + 5: un divario che appare incolmabile in caso di arrivo a pari punti con gli scandinavi. Gattuso ha dato un’anima a una nazionale che si era completamente smarrita nelle ultime partite dell’era-Spalletti: un passo in avanti importante, ma non può bastare per andare al mondiale.

L’uomo di pace Gattuso ha mostrato il solito Ringhio nel concitato finale di partita, segnato da qualche accenno di rissa. Il Gattuso con il fuoco dentro è sicuramente più sincero e apprezzabile di quello che, non sapendo come gestire la vicenda, ha usato toni pilateschi alla vigilia del match. La situazione andava gestita meglio, non solo dal ct: dirigenti e uomini di comunicazione avevano il dovere di preparare Gattuso al confronto con i media. Lo sapevano anche i sassi che non si sarebbe parlato solo di calcio, ma anche di guerra, dello sterminio in atto a Gaza e delle proteste che stanno portando milioni di persone nelle piazze del mondo.

L’articolo Prestazione inammissibile contro Israele: questa Italia è lontana anni luce dalla sua storia. Bastoni in affanno, male Barella proviene da Il Fatto Quotidiano.


Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »