Società

Pressione fiscale record: ogni famiglia italiana versa oltre 20mila euro ma nel 96% dei casi inconsapevolmente

La ricerca, riferita al 2025, prende come riferimento una famiglia tipo composta da due lavoratori dipendenti con un figlio a carico, evidenziando come il 96,8% del carico fiscale venga riscosso attraverso meccanismi automatici che riducono significativamente la consapevolezza del contribuente.

La cifra complessiva si articola in diverse voci: 12.504 euro (pari al 61,8% del totale) vengono prelevati direttamente dalla busta paga attraverso ritenute Irpef, contributi previdenziali e addizionali regionali e comunali. Altri 7.087 euro (35% del totale) finiscono nelle casse dello Stato tramite le cosiddette tasse nascoste: Iva sugli acquisti, accise sui carburanti, contributo al Sistema Sanitario Nazionale, imposta sull’assicurazione auto e canone Rai. La somma di questi due meccanismi raggiunge 19.591 euro annui, lasciando solo 640 euro di pagamenti diretti e consapevoli come bollo auto e Tari.

La psicologia del prelievo e le differenze tra dipendenti e autonomi

L’analisi della Cgia mette in luce un aspetto cruciale del rapporto tra cittadini e fisco: quando le imposte vengono riscosse attraverso il sostituto d’imposta o incorporate nei consumi quotidiani, l’operazione risulta “astrattamente meno dolorosa” perché avviene in modo inconsapevole. Al contrario, quando un contribuente deve effettuare un bonifico o recarsi presso uno sportello bancario per versare l’Irpef o i contributi previdenziali, percepisce psicologicamente in maniera più intensa il peso economico del tributo.

La dinamica genera differenze sostanziali tra le categorie di lavoratori: i lavoratori autonomi, costretti per natura a pagare consapevolmente la maggior parte del proprio carico fiscale, manifestano un’insofferenza verso le tasse molto superiore rispetto ai dipendenti. La confederazione degli artigiani mestrini sottolinea come questo meccanismo abbia due effetti principali: garantisce un’elevata efficienza nella raccolta delle entrate pubbliche, ma al tempo stesso riduce la percezione del peso fiscale da parte del contribuente.

Il confronto europeo e l’incidenza dell’Irpef sul gettito complessivo

Nel panorama europeo, l’Italia si colloca al sesto posto per pressione fiscale con un tasso del 42,6% del Pil nel 2024, preceduta da Danimarca (45,4%), Francia (45,2%), Belgio (45,1%) e Austria (44,8%). Tra i principali competitor commerciali del nostro Paese, solo la Francia registra un carico fiscale superiore, mentre Germania (40,8%) e Spagna (37,2%) presentano livelli inferiori alla media italiana.

Un dato particolarmente significativo emerso dall’indagine riguarda il peso dell’Irpef sul gettito fiscale complessivo: nonostante sia l’imposta che garantisce il maggiore introito per l’erario, incide sulle entrate totali “solo” per circa il 30%. Ciò significa che sul restante 70% delle entrate fiscali, la possibilità di evasione può interessare potenzialmente tutti i 42,5 milioni di contribuenti italiani, suddivisi tra 23,8 milioni di lavoratori dipendenti, 14,5 milioni di pensionati, 1,6 milioni di autonomi e altrettanti percettori di altri redditi.


Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »