Basilicata

Povertà nella diocesi di Matera-Irsina: l’emergenza degli invisibili

MATERA – «Dovreste conoscere quello che vuol dire povertà, forse la nostra gente ha molti beni materiali, forse ha tutto, ma credo che se guardiamo nelle nostre case, vediamo quanto è difficile talvolta trovare un sorriso e un sorriso è il principio dell’amore» scriveva Madre Teresa di Calcutta. La presentazione del Dossier Diocesano 2025 sulla povertà dell’Arcidiocesi di Matera-Irsina realizzato dalla progettista Lucia Surano, ieri, ha aperto uno squarcio su una realtà che in provincia di Matera, mostra la parte più debole di una comunità che non ha solo difficoltà a arrivare alla fine del mese ma anche a accedere alle cure, a pagare l’affitto o le bollette di luce e gas.

Quello emerso dal lavoro dei 30 Centri d’ascolto diocesani è un bisogno che tra il 2023 e il 2024 è passato da 700 a 880 nuclei familiari accuditi, per un totale di oltre 3520 persone solo l’anno scorso, di cui 321 minori. La povertà che entra nelle strutture diocesane è affidata alle parole delle donne ( 509 in tutto) che, a nome delle famiglie, si rivolgono alle Diocesi per essere aiutate e che consentono di entrare in contesti di difficoltà, solitudine e necessità inespressa. Manca il lavoro ( i disoccupati sono 350) e la prospettiva di uscita dal disagio che mette a repentaglio l’equilibrio sociale e economico del nucleo familiare. Povertà, chiarisce inoltre il Dossier della diocesi di Matera-Irsina, fa sempre più spesso rima con bassa scolarità: oltre 90 delle persone ascoltate infatti hanno un livello di istruzione pari o inferiore alla scuola secondaria di primo grado. Il luogo comune secondo il quale sono gli stranieri i primi a chiedere di essere aiutati, è abbattuto dai numeri: 467 persone seguite sono italiane, 385 provengono da altri Paesi e 11 hanno doppia cittadinanza.

La società cambia velocemente e, di conseguenza, anche il livello del bisogno si alza e si diversifica. Specchio dei tempi è innanzitutto il bisogno di ascolto, che figura fra le necessità principali e che si trasforma in problematiche sanitarie su cui i centri d’ascolto operano e che, in particolare fra gli italiani, diventano malattie croniche, disturbi psichici e patologie oncologiche. Nel solo 2024 gli interventi sono stati 4183 con destinatari che hanno richiesto fino a tre tipi di sostegno diversi. Tra le voci più frequenti la distribuzione di beni e servizi materiali (dai generi alimentari, al vestiario ai beni di prima necessità), i bisogni legati alle politiche abitative e al pagamento delle utenze e gli interventi di natura sanitaria che vanno dall’acquisto dei farmaci alle visite mediche o odontoiatriche.

Chi chiede aiuto, inoltre, esprime un bisogno di conoscenza, come spiegano dalla Caritas: «Rispetto alle opportunità per l’uscita dalla esclusione – mettendo in evidenza l’importanza dell’orientamento ai servizi e alle opportunità. «La povertà nel 2024 non è più unicamente mancanza di beni essenziali – prosegue il Dossier – ma si presenta come una condizione stratificata che include disorientamento sociale, isolamento relazionale mancanza di reti di riferimento, sfiducia nelle istituzioni e povertà educativa. Per contrastarla efficacemente – si legge ancora – occorre un approccio integrato che non si limiti alla risposta emergenziale ma che riattivi capacità, potenzialità e consapevolezza».

Confrontando i numeri del dossier sulla povertà a Matera con quelli regionali, la differenza per molti versi è davvero risibile. Nel 2024 i Centri di ascolto Caritas regionali hanno aiutato 2255 persone, come sempre in maggioranza donne (56,3% dei casi) e un terzo cittadini stranieri (35,9%). Il disagio nella maggior parte dei casi passa attraverso necessità di ordine materiale che diventano problemi economici nell’88,9% dei casi, occupazionali per il 60,9% delle persone, di salute (22,6%) e abitativi (14,7%). L’ascolto ha riguardo il 41,2% di disoccupati, una sola persona su cinque aveva un lavoro (19,8%) e una su 10 era pensionata o comunque fuori dal mercato del lavoro. Il Dossier è stato presentato ieri a Matera nel Salone degli Stemmi. «Ciò che emerge – ha spiegato l’amministratore diocesano don Angelo Gioia – è un dato su cui è necessario riflettere in particolare in queste giornate in cui ci accingiamo a accogliere il nuovo Vescovo. La ricerca svolta con profonda attenzione e competenza. La Chiesa locale è espressione degli uomini e delle donne che abitano nel nostro territorio e non può che allargare lo sguardo a quello che accade. Conosciamo l’importanza dei Centri d’ascolto e degli operatori impegnati – ha aggiunto – a accogliere, ascoltare e discernere. E’ necessario lavorare in squadra, strutturare il lavoro in modo sistematico. I poveri saranno sempre con noi e l’opera che possiamo mettere in atto, non vuol dire che sconfiggeremo questo fenomeno ma rappresenta un valore aggiunto».

Per Gioia non si può categorizzare gli esseri umani: «La chiesa non può permetterselo. Chi sta meglio deve farsi carico di chi ha bisogno e per questo i dati contenuti nel Rapporto devono essere letti con attenzione; serve intercettare la realtà e le reali situazioni di povertà che abitano il nostro territorio». Ricorda un episodio legato a Papa Francesco, invece, don Angelo Gallitelli, direttore di Caritas diocesana che parla così del dovere di ognuno fare la propria parte. «Dinanzi a un mondo che, sempre più, ci presenta casi di bambini, uomini e donne poveri, tutti noi dobbiamo fare una scelta – ha detto – La povertà e i poveri non sono una categoria. L’uomo ogni giorno viene spogliato dei suoi diritti, della sua vanità e del suo essere persona. Tutti siamo chiamati a farci carico di loro. I dati del Dossier non sono numeri astratti, sono persone ognuna delle quali ha una storia, sofferenza, difficoltà e marginalità. Situazioni che non possono non interpellare ciascuno di noi – sottolinea ancora – perché non è solo la Caritas che si fa carico di quel bisogno, della cura necessaria». E don Angelo chiede poi un cambio di passo anche nel linguaggio. «Non usate più la parola extracomunitari – dice – sono fratelli migranti».

Alle diverse forme di povertà si rivolge poi il sacerdote-simbolo dell’altruismo in città con la mensa, le case famiglia e di accoglienza e il quotidiano sostegno a chi ha bisogno. «Non possiamo essere indifferenti – aggiunge – Il Rapporto ci mostra quante persone sono passate dai centri d’ascolto in cui le persone si incontrano e vengono accolti». A Lucia Surano, progettista della Caritas, il compito di illustrare i contenuti del documento, analitici e in grado di descrivere a fondo la realtà. «I numeri hanno dietro di sé storie di vita, come una tessitura composta da trame e orditi». Il contesto diocesano ha rappresentato il perimetro lungo il quale è stato svolto il lungo lavoro che ha condotto al Rapporto e che ha anche consentito di comprendere che a Matera esiste una povertà latente. «Che bisogna scoprire, raccontare e prendere in carico – ha aggiunto – la funzione pastorale e culturale non può essere sottovalutata e ci fa leggere bene il profilo dei soggetti ascoltati e sostenuti».


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