«Potete togliervi dal posteggio invalidi?» Commercialista accerchiato e aggredito, aiutato dai passanti ad Ancona
ANCONA Insultato e aggredito per un colpo di clacson. Voleva solo parcheggiare nel posto che gli spettava in piazza della Repubblica, riservato agli invalidi, perché la madre ha una disabilità e lui ha un regolare permesso. Ma quando ha chiesto gentilmente a quattro stranieri – tra cui una donna – di lasciargli lo spazio perché con la loro auto lo occupavano abusivamente, la loro reazione è stata smodata: pugni contro il finestrino, una mano al collo. Quando è sceso, l’hanno accerchiato: spintoni, offese.
Lo choc
«Per fortuna sono intervenuti due passanti in mio soccorso, al che quelli se ne sono andati, altrimenti non so come sarebbe andata a finire», racconta la vittima dell’aggressione avvenuta qualche giorno fa, un commercialista anconetano sessantenne. Se l’è vista brutta, non si aspettava una reazione simile. «Erano le 6 del pomeriggio, ho il permesso invalidi esposto, quel parcheggio è sotto casa di mia madre – spiega -. Non riuscivo a parcheggiare perché c’erano due auto». Così il professionista ha dato un colpo di clacson per invitare gli abusivi a spostarsi. Uno dei conducenti si è subito allontanato. I quattro stranieri che chiacchieravano fuori dalla loro macchina, invece, non l’hanno presa bene. Sarebbero iraniani, a detta del commercialista che conosce la loro lingua e si è visto all’improvviso accerchiato. Dagli insulti per poco non sono passati alle vie di fatto.
Mentre la centralissima piazza della Repubblica pullulava di gente, i quattro hanno preso a male parole il professionista sessantenne. Tra loro c’era pure una donna. Uno ha introdotto una mano nell’abitacolo, attraverso il finestrino, e l’ha afferrato per il collo. L’hanno fatto scendere dall’auto, hanno iniziato a spintonarlo. Quattro contro uno. «Io non ho reagito perché sarebbe stato peggio – ricorda il commercialista -. Due persone, di fronte a quella scena, sono arrivate ad aiutarmi. A quel punto loro si sono allontanati. Il tutto è avvenuto sotto gli occhi di una vigilessa che invece di fermarli, ha chiesto a me i documenti. Una beffa, dopo il danno».