Potenza, inchiesta sugli appalti vip su misura
Appalti su misura. Indagini della procura di Potenza sugli affidamenti all’imprenditore De Fino, sulla presunta malversazione dei fondi pubblici di Lucana film commission e sul Gal Cittadella del Sapere da parte del manager Timpone. Al vaglio i conti del sindaco Telesca: pagò 90mila euro contanti all’avvocato De Bonis
Gli appalti cuciti a misura dell’imprenditore potentino Maurizio De Fino. La presunta malversazione dei fondi pubblici di Lucana film commission e Gal Cittadella del Sapere da parte del manager lagonegrese Nicola Timpone. E persino le misteriose ricchezze del sindaco di Potenza Vincenzo Telesca.
APPALTI CUCITI A MISURA AL VAGLIO DEI PM DI POTENZA
C’è tutto questo e altro ancora al vaglio dei pm di Potenza. Alla vigilia di un’estate che potrebbe rivelarsi la più calda degli ultimi anni, sul fronte giudiziario.
Nei giorni scorsi L’Altravoce – Il Quotidiano della Basilicata ha già rivelato l’esistenza di una grossa indagine sugli affari dell’imprenditore potentino Antonio Colangelo. Un’indagine partita nel 2019 dai suoi rapporti col segretario dell’allora governatore Marcello Pittella, Biagio Di Lascio, e tra questi e il noto avvocato potentino, Raffaele De Bonis.
DALL’INCHIESTA COLANGELO ALL’OGGI
Quello che ne resta, a distanza di quasi 6 anni, è un’ipotesi di associazione a delinquere per Colangelo e i suoi collaboratori di fiducia. Per aver utilizzato come un bancomat il Centro di geomorfologia integrata per l’area del Mediterraneo per un ente pubblico di ricerca, dopo averlo spacciato ai massimi livelli per un ente pubblico di ricerca.
APPALTI, LE INFORMATIVE DESEGRETATE
Sono svariate decine, però, le informative desegretate in occasione del deposito degli atti dell’ultimo processo nato dall’inchiesta “madre”: quello sulla defenestrazione dell’ex direttore generale del San Carlo, Massimo Barresi, e il presunto «gruppo di potere» annidatosi ai vertici della Regione con l’arrivo del governatore Vito Bardi.
Così è possibile far luce anche su almeno altre 3 vicende finite nel mirino degli investigatori coordinati dal pm Vincenzo Montemurro, e dall’allora procuratore capo Francesco Curcio. Prima del suo trasferimento a Catania a settembre dell’anno scorso. Vicende che a tutt’oggi resterebbero ancora da definire con una richiesta di archiviazione, o una chiusura delle indagini prodromica a una richiesta di rinvio a giudizio. Nonostante il tempo trascorso faccia propendere per la prima ipotesi.
APPALTI, GLI ATTI CONSULTATI
Negli atti che il Quotidiano ha potuto consultare, d’altronde, v’è traccia di diverse consulenze sugli aspetti più complessi delle questioni esaminate. Consulenze protrattesi per mesi e mesi, anche più di un anno in almeno un caso, prima che al pm fosse consegnato un elaborato finale su cui fondare le sue determinazioni.
GLI APPALTI SPIX
Gli accertamenti sugli appalti aggiudicati alla Spix Italia srl di De Fino sono senz’altro tra quelli più risalenti.
Era aprile del 2019, infatti, quando l’ex presidente di Confindustria Basilicata, Pasquale Carrano, fu sentito in questura come persona informata sull’accaduto. A proposito di appalti per la gestione di archivi pubblici.
LA TESTIMONIANZA DI CARRANO (SMART PAPER)
L’attenzione degli inquirenti era rivolta in particolare di una gara da tre milioni di euro del 2016 della Regione Basilicata in cui la Spix di De Fino fu la sola ditta a presentarsi.
«Se io e i miei collaboratori avessimo avuto conoscenza di tale bando, che prevedeva anche la digitalizzazione dei dati, sicuramente avremmo approfondito per valutare una eventuale partecipazione». Così Carrano, all’epoca ancora alla guida della “sua” Smart Paper spa, specializzata proprio «nell’archiviazione, nella digitalizzazione di documenti e la successiva elaborazione dei dati».
«È probabile che chi si occupa di seguire le gare di questo tipo, non avendo visto nell’oggetto che si trattava anche di “digitalizzazione”, abbia sorvolato su tale bando». Ha aggiunto ancora l’imprenditore.
«GRAZIE AL PD LOCALE»
Il sospetto degli investigatori è che si sia trattato di un appalto «su misura», aggiudicato all’unica ditta partecipante alla gara, quella di De Fino, con un ribasso di appena 3,6%.
«Grazie anche all’appartenenza politica al Pd locale», si legge nella relativa informativa della squadra mobile. Un’appartenenza di famiglia data la candidatura di Luciana De Fino, figlia di Maurizio, per un seggio alla Camera dei deputati alle elezioni del 2018. All’ultimo posto della lista democratica per il collegio proporzionale unico regionale.
LA RETE DI TIMPONE
Sono proseguite almeno fino al 2023, invece, le verifiche sulla gestione dei fondi pubblici assegnati alla Lucana film commission e al Gal Cittadella del sapere di Lauria.
Qui l’ipotesi degli investigatori riguarda un ex collaboratore della film commission, Nicola Timpone, che è anche l’animatore del Gal, oltre che del Marateale, il festival del cinema della Perla del Tirreno arrivato alla sua diciassettesima edizione.
A scandagliare i conti della Lfc e della Cittadella del sapere un consulente incaricato dai pm di cercare riscontri ai sospetti degli investigatori. Vale a dire l’ipotesi che Timpone «grazie alle sue molteplici relazioni con rappresentanti degli apparati della pubblica amministrazione lucana, otterrebbe per sé e persone a lui legate (familiari ed imprenditori “amici”) benefici di vario genere di natura finanziaria e commerciale (questi ultimi sotto forma di appalti)».
IL CONSULENTE DEI PM
Il consulente dei pm, a dicembre del 2022, aveva indicato in «almeno» 596mila euro i trasferimenti da film commission e gal a favore di Timpone tra gennaio 2015 e marzo 2022. In questo senso si era spinto a parlare di risultanze «assai significative ed eloquenti», ma non ancora «dirimenti» senza un riscontro puntuale dei giustificativi di ognuno di quei trasferimenti.
Di qui la richiesta di effettuare i dovuti approfondimenti al riguardo che si sarebbero protratti fino a qualche mese fa.
IL “PALATIUM” DI TELESCA
Sono andate avanti almeno fino a novembre 2022, infine, le verifiche su un’altra vicenda balzata all’attenzione degli investigatori intercettando l’avvocato De Bonis. Una vicenda molto particolare che ha dato il “la” a un’autonoma «operazione anticrimine» denominata «Palatium». Arrivando a sfiorare l’attuale sindaco di Potenza Vincenzo Telesca, all’epoca soltanto consigliere comunale di opposizione ma ancora in sevizio come funzionario della Stazione unica appaltante della Regione Basilicata.
L’INTERCETTAZIONE CON DI MASE
A destare la curiosità degli investigatori, a febbraio del 2019, un’intercettazione tra l’avvocato e il nipote – e collega di studio – Luca Di Mase, che cinque anni e mezzo dopo, a dicembre dell’anno scorso, fu nominato capo di gabinetto del sindaco Telesca.
In quella conversazione si faceva riferimento a un debito che Telesca avrebbe dovuto saldare per il risarcimento ottenuto in una causa civile curatagli dallo stesso De Bonis.
A marzo 2019, quindi, il consigliere comunale Telesca viene filmato nello studio De Bonis mentre consegnava all’avvocato 90mila euro in contanti a fronte di una liberatoria scritta a pena «del valore fiscale pari a zero».
LE INDAGINI PATRIMONIALI
Gli investigatori hanno impiegato i due anni successivi a cercare di capire la provenienza di quel tesoretto in contanti, come pure a l’origine del debito del consigliere-funzionario regionale con l’avvocato De Bonis.
Il risultato è stato la scoperta di una causa avviata negli anni ‘80 del secolo scorso dalla nonna di Telesca nei confronti del Comune di Potenza per alcuni terreni espropriati. Causa ereditata dalla mamma dell’allora consigliere, che avrebbe incaricato De Bonis di occuparsene, delegando il figlio, avvocato a sua volta, a tenere i rapporti con quest’ultimo.
«NON SO DA DOVE ARRIVANO»
A novembre 2022 Telesca è persino sentito come persona informata sui fatti dagli agenti della squadra mobile di Potenza, ma non ha saputo spiegare la provenienza di quei 90mila euro in contanti. Né è parso preoccupato da eventuali incompatibilità derivate dal conflitto d’interessi per il suo ruolo in consiglio comunale rispetto a alla causa tra la madre, morta qualche mese prima, e il Comune di Potenza.
«Io ho semplicemente ritirato da mia madre la predetta somma di denaro (…) e successivamente li ho consegnati al predetto legale». Queste le parole dell’allora consigliere comunale trascritte nel verbale della sua audizione. «Non sono a conoscenza di come sia stata formata la provvista di detta somma di denaro in quanto era l’importo totale che dovevano corrispondere mia madre e i suoi due fratelli».
NESSUN VERSAMENTO IN CONTANTI
«Dagli accertamenti bancari è emerso che sui conti correnti bancari di Telesca Vincenzo e del fratello – omissis, ndr – sono registrati numerosi bonifici bancari “in ingresso” provenienti dai conti correnti intestati ai genitori. Tuttavia sui conti correnti dei genitori non sono stati rilevati versamenti di denaro in contante».
Questo il passaggio di una delle informative nelle quali vengono riepilogate le indagini effettuate.
Sotto la lente degli investigatori sono finite anche le operazioni immobiliari compiute da Telesca e consorte nel biennio successivo all’incontro nello studio dell’avvocato.
GLI ACQUISTI IMMOBILIARI
«Gli accertamenti posti in essere su Telesca Vincenzo non hanno permesso di accertare la provenienza della somma di 90mila euro che lo stesso ha consegnato (…) all’avvocato». Si legge in un’altra di queste informative. «Accertato che il Telesca e la moglie Paternoster negli anni 2020 -2021 hanno acquistato diversi immobili per una somma pari a circa mezzo milioni euro».
Vengono citati, pertanto, la casa in vicolo Luigi La Vista e il palazzo affianco al tempietto di San Gerardo, in piazza Matteotti, dove a breve dovrebbe aprire un residence ipertecnologico alimentato da una pergola fotovoltaica installata sul terrazzo e già oggetto di diverse rimostranze per il suo discutibile impatto estetico.
APPALTI, NESSUN RIFERIMENTO ALL’ACQUISTO DI UN IMMOBILE NEL 2022
Nessun riferimento, invece, all’acquisto dal Comune, nel 2022, di un ulteriore immobile attiguo alla casa in vicolo Luigi La Vista. Acquisto su cui soltanto nei mesi scorsi l’opposizione in consiglio comunale ha chiesto un intervento del prefetto denunciando la violazione del divieto di acquisto di beni di un ente pubblico da parte dei suoi stessi amministratori.
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