Cultura

Porto Raro :: Le interviste di OndaRock


La iancura è il biancore sospeso all’orizzonte, quando il mare e il cielo si confondono fino a perdere i propri contorni. E’ un’immagine di soglia, di dissolvenza, di fusione. La musica dei Porto Raro – duo formato da Pantaleo Rizzo e Roberto Pinto – si colloca in questo spazio, il loro suono abita il punto in cui l’inizio e la fine diventano indistinguibili, dove l’elettronica si scioglie in melodie liquide, intime e oniriche. In questa zona di confine, i Porto Raro costruiscono un linguaggio che sfugge alle definizioni ma rimane fedele a un’emozione primaria: quella di trovarsi davanti al mare, quando tutto sembra insieme vicino e lontano.

Come è nato il vostro progetto?
E’ nato, come spesso succede, quasi per caso. Ci conosciamo da anni, dai tempi del liceo e avevamo condiviso già alcune esperienze musicali, ci siamo persi di vista, e ci siamo rincontrati dopo diversi anni, durante uno dei periodi di libertà dai lockdown per il Covid. Porto Raro è stata la risposta alla domanda “Ma stai ancora scrivendo musica o hai lasciato perdere?”; è stata per noi una necessità, un mezzo di espressione, nato per amore dell’arte e della musica, senza velleità discografiche. Forse proprio per questo siamo riusciti a costruire un progetto del tutto privo di compromessi, che ci permettesse la totale libertà di espressione.

L’Ep “Zero” si costruisce intorno a un’idea, a un suono, a un mood? 
“Zero” nasce dall’dea che esista un punto d’incontro, che noi abbiamo chiamato Porto Raro: un rifugio dove i dualismi si fondono, offrendo un barlume di chiarezza ai nostri dubbi quotidiani, facendone però sorgere allo stesso tempo di nuovi. Un loop tra viaggio, partenza, destinazione. Si sono fusi i nostri percorsi musicali, ben distinti l’uno dall’altro. La vera sfida è stata trovare un equilibrio tra due identità precise e spesso diverse.

In “Zero”, esplorate molte sonorità diverse, tutte perfettamente tenute insieme da un tappeto elettronico. C’è uno stile che vorreste approfondire?
Il nostro ultimo singolo va già in una nuova direzione rispetto all’Ep, pur mantenendo diverse sonorità ed elementi appartenenti ormai alla nostra identità.
Scriviamo in due, trovare un incontro è spesso un lungo percorso, perché con gli ascolti si passa dalla classica al metal. Ecco, forse il rock e la distorsione, elementi a noi vicini e cari, non li abbiamo esplorati come gli altri, chi lo sa… magari è un’idea!

Il luogo dove vi trovate, a vostro parere, influenza la musica che fate? E in che modo?
Sicuramente, e sia nel bene che nel male. La verità è che in “Zero” non c’è solo il Cilento: ci sono l’Andalusia, Napoli, il Nord Europa, l’America, ci sono i luoghi dove abbiamo vissuto e le persone che abbiamo incontrato.

Parliamo del primo Ep, “Zero”, a cosa rimanda questo titolo?
Al concetto di anno, che non esiste nella cronologia storica, ma si riferisce a un momento divisorio prima e dopo Cristo. Questo Zero ci è sembrato il tempo e lo spazio ideale in cui posizionare Porto Raro, che nella nostra visione non è un luogo reale, pur essendo la meta che inseguiamo. Allo stesso tempo, è il punto da cui ogni nostro viaggio ricomincia.

Il pezzo “This Is All wrong” sembra esplorare tutto e poi rovesciarlo, ha una storia particolare?
E’ nato battendo una penna Bic sulle corde di una chitarra! Abbiamo campionato vari suoni percussivi dalla chitarra e, usando una tecnica compositiva aleatoria, abbiamo creato due linee percussive differenti. L’incipit ci è sembrato completamente sbagliato, finché non abbiamo sovrapposto le due linee e ascoltato il risultato finale. E da lì, ci è sembrato giusto affrontare una sensazione più generale, cercando di rispondere a un dubbio: alla fine, cosa è veramente giusto, e cos’è sbagliato?

Esiste un vostro brano a cui siete particolarmente legati, e perché?
“Estrella En El Mar”, è il brano che ha inaugurato il nostro percorso come primo singolo e come pezzo d’apertura al nostro primo live. Merito suo è anche il Primo Premio Assoluto Nuovo Imaie. Se dovessimo usare un solo pezzo per rappresentare Porto Raro e l’Ep “Zero”, sarebbe senza dubbio questo.

Parliamo dell’ultimo singolo uscito, una ballata romantica, che, anche in questo caso, inizia in maniera canonica, con il piano e voce a tratti graffiata a tratti dolce, per poi convergere in una sostanza elettronica: cosa volevate veicolare?
Abbiamo cercato di dare un suono al tempo e allo spazio in cui realizziamo che l’estate è finita, con tutto ciò che l’estate può significare per ogni persona, come ad esempio la fine di un amore. Ancora oggi troviamo diversi piani di lettura per questa canzone e ammettiamo che il processo di scrittura ci ha obbligati a scavare dentro, dove c’è l’inizio e dove c’è la fine. “The End Of Summer Days” è anche la voglia e la forza di continuare a camminare, andare avanti, anche quando, tra l’inizio e la fine, è facile trovarsi soli, senza direzione.

Raccontateci della registrazione che si sente alla fine del brano.
E’ la nostra personale dedica a Richard Russell, conosciuto ormai sul web come The Sky King, noto per aver rubato un aereo dall’aeroporto di Seattle-Tacoma e averlo guidato pur non avendo una licenza di pilota. Durante il volo, ha avuto un’intensa conversazione radio con i controllori, che è stata registrata e in seguito pubblicata online. Di questa registrazione ci sconvolge il tono della voce di Richard, una tranquillità e una calma che contrastano con le sue azioni; è un uomo che non ce l’ha fatta, che si scusa con le persone che gli hanno voluto bene e che decide di terminare il suo viaggio in questo mondo realizzando il suo sogno più grande: pilotare un aereo. In quei dialoghi non abbiamo letto rassegnazione, ma la serenità che deriva da una quantomai lucida presa di coscienza.

In generale, qual è il sentimento prevalente che guida la vostra composizione?
Senz’altro c’è la curiosità, che ci accompagna come una bussola instabile ma fedele e che ci spinge, ogni volta, a riscoprire, accompagnata da una certa nostalgia, quasi un sentire di essere fuori luogo. Non per posa, ma per natura. In questo spazio percepiamo la possibilità di creare, di dare origine a nuova musica.

C’è un artista contemporaneo con il quale vorreste collaborare?
In Italia, tra i tanti, sarebbe molto bello poter scrivere qualcosa con Daniela Pes, Andrea Laszlo De Simone, Alessandra Tumolillo, Iosonouncane, artisti incredibili che stimiamo profondamente.




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