Ponte Morandi, per i pm da Castellucci “rappresentazione farsesca” dell’efficienza di Aspi. E citano la sentenza di Avellino
Genova. Giovanni Castellucci “non diceva il vero” nelle dichiarazioni spontanee rese in aula un mese fa “nel raccontare i rapporti tra Aspi e la controllata Spea”. Lo scrivono in un passaggio idella memoria di oltre 5700 pagine depositata dai pm nel processo per il crollo del Ponte Morandi.
Autostrade per l’Italia, si legge, “avrebbe dovuto organizzare la sorveglianza in modo efficace, predisponendo uomini, mezzi, risorse finanziarie idonei allo scopo”. Questa sorveglianza sulla infrastrutture “è stata appaltata a Spea. Per farlo senza gara, Aspi ha assunto su Spea un controllo analogo a quello che aveva sulle proprie direzioni interne”. E non “un rapporto di direzione e coordinamento ai sensi del codice civile”, come sostenuto in aula dall’ex amministratore delegato”.
Da Aspi poche risorse a Spea (e un controllo totale)
Questo controllo totale controllo totale che “assimila l’impresa ad un dipartimento interno di chi esercita il controllo” scrivono i pm è confermato da un verbale del Cda di Aspi del 2007, riportato nella memoria. Secondo l’accusa, Aspi avrebbe fornito a Spea per le attività, “una cifra scarsa rispetto alle esigenze, rendendo problematica, se non impossibile, la realizzazione di una sorveglianza efficace”.
I pubblici ministeri parlano anche di “farsesca rappresentazione di efficienza e tempestività” da parte di Castellucci quando, in occasione di una riunione del febbraio 2016 del Comitato Controllo Rischi Corporate e Governance di Atlantia, sul tema della sicurezza del viadotto Polcevera, ricordò che era “in via di attuazione un piano accelerato per il rifacimento della soletta del viadotto Polcevera ed il potenziamento degli stralli”. E si domandano i pm: “quanto è accelerato l’intervento di cui parla Castellucci, visto che ci vorranno ancora 20 mesi per far partorire a un neo-ingegnere un progetto esecutivo farcito di stupidaggini, omissioni e falsità come quello trasmesso al ministero dei Trasporti il 30 novembre 2017?”.
Il difetto sullo strallo della pila 9 era “prevedibile”
Infine, nella memoria l’accusa smonta la tesi del difetto eccezionale e imprevedibile. I pm spiegano che “l’obiettivo dichiarato (degli imputati anche attraverso le consulenze, ndr) è dimostrare che il sistema di difetti rivelatosi nel corso dell’esame del reperto 132 (il segmento sommitale dello strallo da cui si è originato il crollo, ndr) ha determinato una corrosività assolutamente eccezionale e imprevedibile, in nessun modo equiparabile a fenomeni prima di allora noti in letteratura”. Per i pm al contario è una “considerazione di mero buon senso” quella “secondo cui, su strutture uniche ed eccezionali com’era il viadotto Polcevera… è prevedibile che possano verificarsi situazioni altrettanto uniche, non comparabili con quelle conosciute su ponti di struttura tradizionale” ma soprattutto “un confronto tra le difettosità rilevate in pila 11 e in pila 10 negli anni ’90 con quelle trovate post-crollo sulla 9, è rilevante solo al fine di valutare se quanto accaduto in pila 9 appartenesse o no alla medesima classe di eventi già accertati sulla 11 e sulla 10”. E per i pm accertata “quella comune appartenenza a una stessa classe di eventi (errori nel getto di calcestruzzo con conseguente formazione di cavità all’interno dello strallo, ndr), si dovrà necessariamente concludere che la presenza dei difetti sul pilone 9 era prevedibile alla luce della accertata presenza dei difetti sui piloni 11 e 10».
Per rafforzare la loro tesi gli inquirenti citano anche quanto scritto dai giudici per la strage del bus di Avellino, costato la vita a 40 persone (per quella tragedia Castellucci è adesso in carcere dopo che la Cassazione ha confermato la condanna a sei anni, ndr). Anche in quel caso “la società ha sostenuto fosse ‘un’evenienza mai considerata e ignota’, invece era prevedibile e riconducibile a un problema atavico e ampiamente noto in ambito ingegneristico… e la scelta di limitare il monitoraggio (dei new jersey di Avellino, ndr) a una mera ispezione visiva, offre la cifra comportamentale dell’approccio del gestore al tema della sicurezza, essendo stato di fatto trascurato un problema ovvio e quasi banale”.