Liguria

Ponte Morandi, ecco cosa c’è nel Memoriale: dal crollo vissuto “in prima persona” alla serra della rinascita

Genova. “Non un museo, ma un luogo per la memoria attiva e per trasmettere consapevolezza di una tragedia inaccettabile perché evitabile”. Nelle parole dell’architetto Stefano Boeri c’è il senso del Memoriale 14 agosto 2018, uno spazio “di lutto, di memoria e di denuncia” interamente dedicato al disastro che ha cambiato la storia di Genova spezzando la vita di 43 persone. I primi a entrarci, un paio d’ore prima del taglio del nastro, sono stati proprio i parenti delle vittime, che insieme al gruppo di tecnici e professionisti hanno seguito passo dopo passo la progettazione e l’allestimento fino al risultato svelato oggi, che è ancora parziale.

Al Memoriale si accede da via Argine Polcevera, salendo sul primo cavalcavia che si incontra percorrendo via Perlasca in direzione nord. È disponibile al momento un’area di parcheggio. Da oggi, dopo l’inaugurazione, il Memoriale è aperto al pubblico fino alle 16.30. Dalla prossima settimana, sarà possibile visitare il Memoriale dal martedì al venerdì, dalle 9 alle 13, il sabato e la domenica dalle 10 alle 16. Il Comune di Genova ha affidato la gestione temporanea alla Cooperativa Solidarietà e Lavoro per l’accoglienza dei visitatori.

Inaugurato il Memoriale vittime del ponte Morandi: le foto

In estrema sintesi, il Memoriale – ricavato in un vecchio edificio ferroviario usato poi come deposito dei reperti del ponte – è composto da quattro sezioni. All’ingresso, nelle grandi arcate sul lato della ferrovia, vengono proiettati video che raccontano la vicenda della costruzione del ponte Morandi e ciò che ha rappresentato per l’Italia e per Genova. Il cuore pulsante dell’intero percorso è un cilindro immersivo di 5 metri d’altezza e 9,5 di diametro in cui il visitatore rivive in prima persona il momento del crollo grazie a immagini e suoni che riproducono il terrore e il caos di quegli istanti. Proseguendo la visita si incontrano postazioni multimediali tematiche che invitano ad approfondire gli aspetti successivi alla tragedia con documenti, testimonianze e memorie: i soccorsi, i risvolti mediatici, i cambiamenti della vita in Valpolcevera e la reazione della sua comunità, le macerie (per ora non sono presenti fisicamente, ma lo saranno dopo il dissequestro), il processo (in continuo aggiornamento) e un’enorme parete con tutti i nomi delle vittime. Conclude la visita uno “spazio vitale”, una serra bioclimatica con una collezione di piante dell’orto botanico di Genova, segno di rinascita e rigenerazione proprio dove sorgeva la pila 9 crollata. L’intera colonna sonora è stata composta appositamente dal maestro Remo Anzovino.

Il Memoriale è stato progettato dal raggruppamento guidato da Stefano Boeri Architetti, con Metrogramma Milano, INSIDE OUTSIDE | Petra Blaisse, Studio Laura Gatti e altri professionisti, in collaborazione con i parenti delle vittime. All’interno ospita anche uno spazio per eventi e conferenze e una Casa delle Famiglie, un luogo intimo e raccolto, accessibile da un ingresso riservato su via Campi.

“Questo è uno spazio pensato dove la tragedia è avvenuta, siamo sotto la pila 9 dell’ex ponte Morandi che ora non c’è più – spiega Boeri -. Abbiamo voluto fortemente usare uno spazio che c’era già, che ricorda la storia antica del Polcevera, una storia di periferia e industria ma anche di comunità sempre vive e capaci di reagire. Certo, c’è ancora molto lavoro da fare. Manca ancora il giardino a fianco, manca l’ingresso, le vetrate andranno cambiate. Ci sono ancora dettagli ed elementi importanti da modificare, ma quello che mi sta a cuore è che rapidamente si decida come verrà gestito questo spazio, perché non essendo un museo ma un luogo di documentazione che verrà aggiornato di continuo, qui ci vuole una curatela attenta e continua, che sia in grado di dar conto giorno per giorno di quello che sta succedendo. Mi auguro che presto si decida chi potrà seguire questo memoriale negli anni. Io credo debba essere uno spazio aperto alle scuole e a tutti”.

“Ciò che più mi ha colpito – aggiunge l’architetto – è che i parenti delle vittime siano stati capaci di accettare di creare un luogo che replicherà il loro dolore purché diventasse un atto di trasmissione di consapevolezza e quindi di grande generosità per loro. Hanno voluto farlo non solo per un senso di giustizia, ma perché sapevano che raccontare le origini di questa tragedia sarebbe stato di grande utilità per tutti. Non c’è mai stato un atteggiamento di rimozione, questo mi ha molto colpito”.

L’architettura del Memoriale

L’architettura è volutamente semplice e pura, esaltata dal rivestimento esterno continuo in ceramica bianca. Sulla facciata corta a nord si colloca una piccola apertura a sesto ribassato, che restituisce ai Parenti delle Vittime un accesso riservato, connesso alla porzione di Parco a loro dedicata; la facciata ovest con il suo ritmo regolare di pieni e vuoti e le grandi vetrate a chiusura delle arcate, garantisce accessibilità e continuità visiva tra con il Parco lineare; la facciata sud infine marca una soglia permeabile tra Museo e Serra, quindi tra memoria e rinascita, attraverso una parete vetrata a tutta altezza, incastonata nella sagoma dell’edificio.

L’allestimento all’interno del Memoriale

I contenuti e il progetto dell’allestimento sono stati realizzati, sotto la direzione artistica dello studio di Stefano Boeri, in stretta collaborazione con il Comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi, con tavoli di lavoro durante tutta la fase progettuale.

Ogni giorno alle 11.36 tutti gli apparati multimediali sospendono per un breve tempo le trasmissioni e presentano una schermata unica con i filmati originali del crollo.

L’allestimento è stato curato da ETT, industria digitale e creativa internazionale, parte del Gruppo Deda. All’interno del Memoriale sono presenti 22 postazioni multimediali, una sala immersiva, 18 monitor e 9 proiettori laser.

“Il Memoriale ha l’obiettivo non solo di custodire la memoria, ma di creare nella società un punto attivo di attenzione e confronto che favorisca la creazione di una comunità consapevole e responsabile – spiega l’amministratore delegato di ETT Giovanni Verreschi – Per questo ETT ha messo a disposizione le competenze di tutti i suoi team, da quelle tecnologiche e progettuali a quelle umanistiche e relazionali, in un progetto che da subito ci ha coinvolto e messo alla prova non solo tecnicamente, ma anche dal punto di vista della coscienza di una responsabilità nell’ordinare, scegliere, utilizzare e rendere fruibile a tutti il vastissimo materiale documentale. Siamo certi che questo luogo toccherà nel profondo ogni visitatore e che soprattutto sarà da stimolo per l’impegno e la consapevolezza sociale delle giovani generazioni”.

Attualmente l’intero contenuto è in lingua italiana, alla quale presto si aggiungerà quella inglese, mentre il progetto definitivo prevede che il percorso sia fruibile in tutte e sei le lingue delle vittime del crollo (italiano, inglese, spagnolo, francese, rumeno, albanese). Lo stile dell’allestimento è lineare e contemporaneo, i contenuti multimediali arricchiscono gli elementi architettonici (le arcate, il cilindro, le pareti) mentre le cortine in trasparenza individuano le diverse aree di approfondimento, senza impedire la vista sull’intera sala e verso la serra. Nei touchscreen sono presentati contenuti informativi di libero approfondimento, curati da Will Media.

Il percorso di visita

1) Gli archi del Memoriale

La parete ovest del Memoriale è scandita da otto arcate alte 6 metri che ospitano contenuti di vario genere. La prima è occupata da una grafica che introduce alla visita con una breve frase sul significato del luogo di memoria, mentre la seconda, la quinta e la sesta sono occupate interamente da due grandi proiezioni video che si ripetono in loop e il cui audio si può ascoltare tramite audioguide sincronizzate ad infrarossi. La terza e la quarta arcata riportano i dati numerici riguardanti rispettivamente le vittime, i feriti e gli sfollati in conseguenza del crollo e quelli sui soccorsi, sulle ore passate dal crollo prima del recupero delle ultime vittime e sull’eco mediatica che l’evento ha prodotto in tutto il mondo. I dati – presentati in forma scarna e attraverso una grafica lineare – che, come tutta l’immagine coordinata del progetto, è stata realizzata da ETT – si commentano da sé e completano silenziosamente le impressionanti video proiezioni delle arcate 2 e 5, dal titolo Il ponte e I Soccorsi. Un video sulla Valpolcevera è protagonista dell’arcata numero 6, mentre le grafiche della settimana e dell’ottava arcata sono dedicate ai numeri del processo fino alla sua fase istruttoria.

2) Il ponte – Videoproiezione

Una grande proiezione sulla parete chiusa nel secondo degli otto archi della parete ovest racconta emozionalmente, con immagini storiche e disegni tecnici, la storia del ponte Morandi. Nell’Italia del boom economico, quando il traffico su ruote e la costruzione di nuove tratte stradali e autostradali registrarono un’impennata senza precedenti, s’impose l’esigenza di un collegamento che coprisse una tratta particolarmente ampia sopra la Val Polcevera, crocevia tra Ponente e Levante della città e della Riviera Ligure, passaggio obbligato verso la Francia e connessione della costa con la Pianura Padana. Il vincitore del concorso per il progetto del ponte fu l’ingegnere Riccardo Morandi per Condotte d’Acqua e il ponte fu costruito tra il 1963 e il 1967. La sua voce fuori campo e le immagini tecniche, animate per rendere più comprensibili al pubblico le componenti costruttive (gli stralli, la campata), dispiegano la narrazione dei contenuti di progetto, particolarmente complesso perché il ponte non deve interferire con le case sottostanti, con la ferrovia e con le industrie del fondovalle. La musica del Maestro Anzovino accompagna magistralmente le immagini. L’allora presidente della Repubblica Giuseppe Saragat inaugurò il viadotto sul Polcevera il 4 settembre 1967. Il ponte crolla il 14 agosto 2018, 51 anni dopo.

3) Il crollo – Cilindro immersivo

Il grande ring centrale, dal diametro di 9,5 metri e alto 5, porta i visitatori in un ambiente oscuro e silenzioso. Bagliori ovattati compaiono sulla superficie della parete curva, creando una sorta di disorientamento spaziale. Dove siamo? Il suono della pioggia accompagna improvvisi lampi di vita, fatta dei gesti ripetuti chissà quante volte dagli operai dell’AMIU sotto il ponte, mentre sopra scorrono i riflessi dei fanali sui vetri dell’auto, i tergicristalli in azione e il percorso autostradale fino a imboccare il ponte. D’improvviso, il sotto e il sopra non ci sono più: è il momento del crollo. Nel silenzio, un assordante rimbombo e poi solo il rumore della pioggia. Non ci sono parole. La musica del Maestro Remo Anzovino accompagna l’accensione di 43 luci.

4) I Soccorsi – Videoproiezione

La quinta arcata ospita la seconda grande video proiezione. Il viadotto è crollato. La tragedia è appena avvenuta e la notizia inizia a diffondersi, attraverso le testimonianze di chi chiama il pronto intervento, chi presta come può i primi soccorsi ai feriti, fino alle prime comunicazioni della stampa. Man mano che la narrazione del video procede, accompagnata dalle note del Maestro Anzovino, un filo sottile ci riporta all’ansia dei parenti che cercano di contattare i propri congiunti che diventa disperazione quando ci si rende conto che il numero dei corpi senza vita estratti dalle macerie aumenta di ora in ora. Il viso dei soccorritori non riesce a nascondere espressioni di sgomento, ma nessuno si dà pace sino a quando i corpi delle ultime quattro vittime vengono estratti dalle macerie. È il 18 agosto 2018 e, nello stesso momento, si stanno celebrando i funerali di Stato.

5) I Media (5 touchscreen)

Cinque postazioni costituite da touchscreen e 1 espositore con le prime pagine dei giornali portano i visitatori del Memoriale nel mondo dei media e nel riverbero che la notizia del crollo e delle successive vicende processuali hanno avuto non solo in Italia, ma nel mondo intero. Le postazioni permettono di approfondire, muovendosi all’interno degli argomenti in modo intuitivo e veloce, scorrendo con le dita le sezioni, temi quali l’impatto mediatico, la diffusione delle notizie, polemiche e fake news, la cronaca negli anni, la nuvola delle parole più usate, l’evoluzione del racconto nel tempo. I contenuti sono stati realizzati da Will Media ed ETT si è occupata dello sviluppo software che li mette a disposizione dell’utente.

6) La Valpolcevera – Videoproiezione

Due elementi separatori riportano le immagini del ponte crollato: passando idealmente tra i due tronconi, si accede alla porzione di sala corrispondente alla sesta arcata, dedicata al territorio e alle sue comunità. Si tratta di un video in 4 quadri, della durata di 4 minuti in totale: una suggestione di voci e immagini che va dalla vita della comunità locale sotto il ponte alla resilienza dopo il crollo, fino ai progetti per il futuro, alla riqualificazione dell’area e alla costruzione del Memoriale. Le musiche del Maestro Anzovino sono parte integrante del racconto, con un tema che si plasma e si trasforma, accompagnando ogni elemento visivo e abbracciando il senso profondo della narrazione.

7) Le comunità – installazione touch

Nell’area dedicata alle comunità del Polcevera è stato posizionato un grande tavolo che contiene quattro postazioni touchscreen orizzontali (24”, in formato 16:9). Le quattro postazioni touch, che portano il titolo di Spazi, infrastrutture, comunità, replicano gli stessi contenuti – in modo da moltiplicare le possibilità di consultazione simultanea anche per gruppi di persone. Il visitatore può scegliere tra quattro mappe che hanno come soggetto la Val Polcevera in diversi anni (anni ’50, anni ’90, 2018, 2024) e, grazie all’interfaccia grafica molto intuitiva, può avere l’opportunità di esplorare liberamente una rappresentazione visiva dei quattro diversi periodi, osservando i significativi cambiamenti che interessano l’area, in particolare a seguito del crollo del ponte. Ogni punto d’interesse sulla mappa apre una serie di approfondimenti (testi, immagini, video storici) che l’utente può scegliere e scorrere a sua scelta, senza un ordine predefinito.

8) Le macerie

Un grande monitor verticale, che intenzionalmente trasmette il carattere provvisorio dell’exhibit, si trova sulla platea che in futuro ospiterà le macerie del ponte, non ancora disponibili per motivi processuali, che saranno integrate in un secondo momento nell’allestimento. Il filmato, che si ripete in loop e il cui audio si può ascoltare tramite audioguide sincronizzate a infrarossi, fa entrare il visitatore, in modo lento e riflessivo e accompagnato dalle musiche del Maestro Anzovino, nel deposito attuale delle macerie, dal punto di vista dello sguardo di un uomo. È percepibile la loro enorme mole e la loro presenza schiacciante, immensa, fuori scala.

9) Il processo (6 touchscreen)

Così come per la sezione dedicata ai Media, anche per i documenti che si riferiscono al processo in corso si è scelto di utilizzare la soluzione dei touchscreen, permettendo alle persone di approfondire con calma e a propria scelta le sezioni sulle indagini dopo il crollo, sull’accusa, sulla ricostruzione dei motivi tecnici che hanno portato al crollo del ponte e su come funziona un processo di questo tipo. Anche in questo caso, i contenuti sono stati realizzati da Will Media ed ETT si è occupata dello sviluppo software che permette al pubblico di fruirli.

10) La memoria

• La parete dei nomi Una parete nera, retroilluminata per favorire la lettura dei testi, riporta l’elenco delle 43 vittime del crollo del ponte, come punto di memoria e testimonianza della tragedia avvenuta il 14 agosto 2018, alle ore 11.36. La vita continua, ma il ricordo e la memoria non moriranno mai.
• Le vittime Un monitor touch è a disposizione dei visitatori per conoscere la storia di ogni vittima, raccogliendo la testimonianza di amore che amici e parenti hanno voluto concedere espressamente per questo exhibit. L’elenco dei nomi fa accedere a testi, foto e ricordi delle persone che hanno perso la vita nel crollo, in un prezioso e silenzioso omaggio.
• Il feedback dei visitatori Davanti alla serra, è predisposto un touchscreen a disposizione dei visitatori, dove si può lasciare il proprio commento e leggere quelli dei visitatori precedenti. Nei primi giorni di apertura lo schermo ospiterà le parole delle persone che hanno lavorato al Memoriale.

La musica del Memoriale

La musica che ho scritto ha un punto di vista preciso, quello dei parenti delle vittime. È un grande privilegio e un grande onore – racconta il compositore Remo Anzovino -. Quando ho ricevuto dal Comune di Genova l’incarico di comporre la musica ho cercato di avvicinarmi il più possibile ai sentimenti che animano questo progetto. Più mi addentravo, più sentivo che, come cittadino, prima che come musicista, questo luogo e questa storia mi parlavano e mi appartenevano. Ho cercato di mettere in musica l’inaccettabilità di questo fatto. Con l’architetto Stefano Boeri abbiamo da subito condiviso l’idea che anzitutto il silenzio dovesse caratterizzare il museo della Memoria, e che la musica lo interrompesse solo nel cilindro e nella serra bioclimatica, con funzione immersiva-sensoriale. Sono nate così la composizione per questi due ambienti – il cui primo movimento udiamo nel cilindro, i movimenti dal secondo al quinto nella Serra – e la colonna sonora per gli audiovisivi sviluppati nelle arcate dedicate alla storia del ponte, ai soccorsi, alle macerie e alla comunità del Polcevera”.

Il programma della composizione Ambienti

Apocalisse (Mov. I, nel Cilindro)
Quando nel cilindro si spengono le immagini e i rumori che immergono in entrata i visitatori, al buio parte la musica: sono le macerie da cui si leva il canto dolente della nostra incredulità e del nostro pianto per l’orrore della scena. Un violoncello, cui si aggiunge una viola, poi un violino. L’ingresso dell’orchestra coincide con l’accendersi, uno ad uno, di fasci di luce fino a diventare 43 in corrispondenza dell’accordo conclusivo: sono loro che ci guardano da lassù, e noi quaggiù ci stiamo ancora chiedendo perché.

43 Stelle (Mov. II, musica 1 nella Serra)
Entrando nella Serra Bioclimatica percepiamo una sensazione di pace e di altrove. Un paesaggio elettronico-ambientale minimale aderisce al nuovo spazio, non lo soverchia, ci invita ad esplorarlo. Sono suoni interstellari, che suggeriscono un fenomeno di transizione: li abbiamo visti i loro corpi giacere tra le lamiere, sotto il cemento, ma la musica – come in un cambio di inquadratura – ci svela che le loro anime si sono staccate dai corpi e si sono iniziate a dirigere dal cielo verso le costellazioni. Un viaggio che è metamorfosi in 43 corpi celesti, che eternamente brilleranno nel firmamento.
Se è notte, basta alzare lo sguardo. Per vedere che sono lassù.
Se è luce, basta chiudere gli occhi. E sentirli dentro di noi.

Lacrime sopra la Pioggia (Mov. III, musica 2 nella Serra)
Come un’ombra assassina, dentro un giorno d’estate, il Male inizia a montare dentro ognuno dei Parenti quando, come tutti noi, apprendono la notizia del crollo. Il pianoforte descrive il viaggio straziante – chi corto, chi lungo  – che ognuno di loro ha dovuto fare verso Genova alla ricerca dei propri cari. Attorno al piano i fiati, gli archi, le percussioni, sono la funesta scenografia di una corsa sempre più disperata contro la realtà. La musica, sottile come la pioggia, cresce battuta dopo battuta, come l’impazzimento dell’ansia che culmina nell’accordo conclusivo, totalmente straziato. È esattamente quando qualcuno comunica ad ognuno di loro, la sola tragica, cruda realtà, contro cui si è corso solo perché non si poteva credere vera.

Il Grande Vuoto (Mov. IV, musica 3 nella Serra)
Sono passati i funerali, si sono spenti i riflettori. È l’implosione interiore.
Quando non puoi accettare quanto accaduto e dentro di te tutto si deforma, in una miscela di rabbia e senso incolmabile di vuoto. Il peso insopportabile di iniziare un calvario burocratico e giudiziario.
Il rumore e le dissonanze della musica descrivono la perdita di ogni bussola emotiva, la claustrofobica sensazione che deforma il mondo attorno come in un incubo,  che fa sentire sfocato il rumore dei clacson che arrivano dalla strada, mentre non si riesce più a dormire. Poi da tutto questo, dall’ira di chi vorrebbe scagliare la propria maledizione verso chi ha permesso tutto questo  – e non lo può fare -, nasce il pianto, la melodia. Il tema dolente del violoncello, che avevamo udito nel cilindro, qui è ripreso, a tradurre il senso così umano del sentirsi completamente perduti.

Atomo di Luce (Mov. V, musica 4 nella Serra)
“La memoria è come un atomo di luce che rischiara questa pagina nera della storia privata e collettiva, perché si possono spezzare le vite ma mai l’Amore che le ha accompagnate” (Vite Spezzate. Genova 14 agosto 2018, a cura di Benedetta Alciato, Canneto editore).
È una sola nota al pianoforte a riempire lo spazio, un la. La nota del diapason, un atomo di luce, il suono da cui un mondo nuovo, inaspettato, potrebbe prendere forma. Ad essa si aggiungono tre note discendenti, a formare la sequenza la – mi – re – do#. Sono gli elementi che hanno tenuto in vita le persone rimaste. Con essi, usati come un cantus firmus, la musica, per contrappunto, descrive una passeggiata solitaria di ognuno dei Parenti. Ognuno per sé, ognuno che dialoga col proprio caro. Per la prima volta, dopo sei anni, al dolore si coniuga un senso non spiacevole del respirare, del guardare il mondo attorno. Il violino è la voce di una stella, di quella (per qualcuno), di quelle (per altri). Quel canto è da lassù per te, sta parlando proprio a te. Poi, uno ad uno, attorno al pianoforte, tornano tutti i suoni della composizione, a rappresentare la fusione delle anime e di tutti i Parenti. Persone che nel Memoriale trovano idealmente il luogo dove si conclude quella passeggiata, ognuno di loro accomunati da una storia tanto triste quanto ingiusta. Da un atomo di luce alla vastità e al mistero della esistenza, imparando, con immane fatica, a camminare da zero, un poco alla volta, come quando si è nati da poco. Per percorrere i sentieri di una diversa, nuova vita.

Chi è Remo Anzovino

Nato a Pordenone nel 1976 da genitori napoletani, scrive musica da quando aveva undici anni. A ventiquattro anni si laurea con lode in giurisprudenza all’Università di Bologna e diventa avvocato penalista. Ha all’attivo ventuno album ufficiali, tra dischi in studio e colonne sonore per il cinema e, con oltre trenta milioni di streaming sulle principali piattaforme digitali, oggi è uno dei compositori di punta della scena classical contemporary, oltre che uno degli autori di spicco della grande tradizione italiana nella musica da film.

Tra le molte composizioni spiccano la celebre 9 ottobre 1963 (Suite for Vajont), scelta dalla Fondazione Vajont quale musica ufficiale in ricordo delle vittime, le musiche Igloo e Tempo Tempesta, selezionate nel 2020 dall’Unesco per la campagna #NoiSiamoOceano, e la colonna sonora che accompagna nel 2023 le immagini del documentario “Respiro di Inverno” della Croce Rossa Italiana.

Negli anni ha strettamente legato il suo nome al cinema firmando le colonne sonore di prestigiosi documentari: da “Ritratto di Regina” a “Pasolini Maestro Corsaro”, passando per le colonne sonore dei cinque film realizzati per la serie “La Grande Arte al Cinema” (Vincent Van Gogh, Frida Kahlo, Picasso, Monet e Gauguin) che gli sono valsi il Nastro D’Argento nel 2019 e la pubblicazione di un box set celebrativo intitolato “Art Film Music”, uscito in tutto il mondo per Sony Classical.

Numerose e trasversali le collaborazioni artistiche: Franz Di Cioccio PFM, Antonella Ruggiero, Lo Stato Sociale, Giuliano Sangiorgi, Roy Paci, Oliviero Toscani, Fabrizio Ferri, Gino Paoli, Dargen D’Amico, Simone Cristicchi, Enzo Gragnaniello, Davide Toffolo, Danilo Rossi, Flavio Boltro, Francesco Bearzatti, Enzo Pietropaoli e Gabriele Mirabassi e molti altri.

Parallelamente al percorso discografico ha sviluppato un’intensa carriera concertistica in Italia e in tutto il mondo, dal Giappone all’International Jazz Festival di Ankara, dal prestigioso London Jazz Festival all’Arena di Verona e Caracalla con i 2Cellos, passando per Palazzo Reale di Napoli, Castello Sforzesco di Milano, il Teatro Romano di Fiesole e i Laghi di Fusine per il No Borders Music Festival, Auditorium Parco della Musica di Roma.

Le sue musiche sono utilizzate da importanti brand commerciali per le proprie campagne pubblicitarie (Alitalia, Bulgari) e da celebri trasmissioni televisive (Ulisse di Alberto Angela, Otto e Mezzo, I Dieci Comandamenti, Ballarò).

Per festeggiare i vent’anni di carriera, il 24 gennaio 2025 esce “Atelier”, il nuovo album piano live solo, con la copertina del grande artista Giorgio Celiberti, nel cui studio il disco è stato registrato.




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