Polemiche sulle frasi omofobe dell’assessore di Sesto San Giovanni: l’arcobaleno può attendere
di Massimo Arcangeli
Poniamo che un assessore di un Comune italiano pubblichi un commento omofobo a un post apparso su un social network. Poniamo che il commento divenga virale, e la sede locale di un partito politico emetta un comunicato stampa in cui esorti con fermezza l’amministrazione di quel Comune a prendere le distanze dall’assessore omofobo, e chieda conto del commento a quest’ultimo perché abbia almeno la decenza di scusarsi.
Poniamo che il personaggio in questione, anziché chiedere scusa, reagisca all’indignazione generale con una dichiarazione in cui neghi di aver scritto quel che ha scritto, sebbene lo abbia scritto, minacciando di sporgere querela per diffamazione contro i presunti falsificatori delle sue parole. Poniamo che tutto questo sia (purtroppo) vero. Se è così, se tutto questo è vero, allora querelateci tutti.
Lui è l’avvocato Antonio Lamiranda, assessore in quota Fratelli d’Italia all’urbanistica, alle strade, alle infrastrutture e all’ambiente di Sesto San Giovanni, e il partito del comunicato stampa locale è il Pd. Ecco il commento incriminato di Lamiranda, che riporto senza modificare nulla: “è stata o no classificata come malattia in Europa? Sì. E’ considerata malattia in altre parti del mondo? Sì. In alcuni è pure reato e si viene impiccati. Poi il politicamente corretto sistema tutto. Ma qualche scienziato prima del woke e del gender aveva messo nero su bianco trattarsi di malattia”. Il riferimento, ovviamente, è all’omosessualità.
Non fosse stato per il politicamente corretto intervenuto a “sistemare tutto” con la cultura woke e l’“ideologia gender”, secondo l’assessore, la strada ci sarebbe già stata indicata: i gay sono malati. A sostenerlo l’Europa fino a un certo momento della sua storia, i paesi in cui sono ancora considerati tali (per non dire di quelli in cui commettono ancora reato, grave a tal punto da essere passibili di condanna a morte) e gli scienziati che avevano già spazzato via ogni dubbio al riguardo.
Più chiaro di così si muore. Invece no. Perché l’assessore, il 23 agosto, ha pensato bene di reagire al comunicato stampa del Pd di Sesto con un lungo post su Facebook di cui riporto i passaggi salienti: “Distorcendo la verità storica […] riportata nei miei commenti il Partito Democratico di Sesto San Giovanni, in assoluta malafede e con pregiudizio alla mia persona, con un comunicato stampa mi ha attribuito ‘parole’ che non ho mai pronunciato, facendomi passare per una persona omofoba, intollerante, che diffonde pregiudizio, fa disinformazione e viola la legge […], per cui mi tutelerò nelle sedi opportune per ristabilire l’onore e l’onorabilità che mi sono costruito in questi trenta anni di attività sociale e politica nella città di Sesto San Giovanni, cosi come nella professione libera. […] Spiace che alcune testate giornalistiche (Il Fatto Quotidiano, Corriere della Sera Milano, La Repubblica Milano, Rai News, per citarne alcuni) abbiano pubblicato il comunicato del PD, contenente false mie affermazioni, senza prima verificarne la veridicità. Era loro dovere, prima di scrivere, di sentire la mia versione dei fatti sul tema, strumentalizzato dal PD, ovvero se confermavo l’affermazione fake del Partito Democratico che per me l’omosessualità e la transessualità sono malattie“.
Questo il comunicato del Pd di Sesto nella sua versione integrale, pubblicato prima su Facebook, il 22 agosto, e poi sul sito della sede locale del partito di Elly Schlein: “Chi è chiamato protempore a ricoprire ruoli di spicco nell’amministrazione della nostra città è chiamato a farlo nel rispetto di tutti i cittadini e non con l’obiettivo di dividere e creare differenze. Come Partito Democratico di Sesto San Giovanni condanniamo con fermezza le recenti affermazioni dell’Assessore Antonio Lamiranda, che sui social sostiene come l’omosessualità sia una ‘malattia’, citando persino paesi in cui essa è considerata un reato punito con la pena di morte, e che l’unico motivo per cui oggi non sia più definita così è il cosiddetto ‘pensiero woke’. È inaccettabile che un rappresentante delle istituzioni diffonda disinformazione, tanto più su un tema sul quale esiste da decenni un chiaro consenso scientifico: l’omosessualità non è una malattia. Nel 1973 l’American Psychiatric Association ha rimosso l’omosessualità dalla lista dei disturbi mentali. Nel 1990 anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fatto lo stesso, riconoscendola come una naturale variante del comportamento umano. Le parole dei politici e degli amministratori hanno un peso, e contribuire a diffondere stereotipi e pregiudizi è un atto gravissimo, che va contro i principi democratici e costituzionali su cui si fonda il nostro Paese. L’Italia e l’Europa non possono in nessun modo guardare a paesi che puniscono amore e libertà individuali. Va contro la nostra storia, il rispetto dei diritti umani e la dignità dei cittadini. Basta con la legittimazione dell’intolleranza, basta con la volontà di attaccare le minoranze con l’obiettivo di spaccare, dividere, emarginare. Il minimo che ci aspettiamo sono le scuse ma quello che servirebbe sono seri e evidenti provvedimenti da parte di una amministrazione che ci auguriamo non si riconosca nelle dichiarazioni di un suo esponente e che voglia prenderne subito le distanze”.
Nessun riferimento alla transessualità di cui parla l’assessore, nel comunicato del Pd, e soprattutto una piena aderenza a quel che chiunque rilegga il commento di Lamiranda potrebbe confermare senza il minimo dubbio. Niente di nuovo sotto il sole, peraltro, se stiamo parlando di chi ha anche scritto, sempre su Facebook e stavolta in un post, che la “maggioranza americana” avrebbe rieletto Donald Trump perché “ghettizzata dalla dittatura delle minoranze woke, LGBT e sottospecie varie” (6 novembre 2024).
Fratelli d’Italia o Lega – a trazione Vannacci – conta poco. È una mera questione di sfumature, fra il nero vivo dell’odio manifesto e il grigio cupo del disprezzo illividito. L’arcobaleno può attendere.
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