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PMA, il nuovo «ciclo naturale modificato» è più gestibile e riduce il rischio di aborto. Mauro Cozzolino: «Significa meno dolore, meno frustrazione, meno attesa. Ha un peso psicologico enorme»

Arriva una svolta importante nel percorso di Procreazione Medicalmente Assistita rivolto alle donne over 40. Una svolta che «riduce» la portata del trattamento farmacologico per offrire un approccio più affine al processo naturale della procreazione e pertanto molto più gestibile a livello psicologico. E in un percorso come la PMA sappiamo bene quanto sentirsi più in sintonia con il proprio corpo possa davvero fare la differenza.

All’edizione 2025 di Eshre, il Congresso della Società europea di Riproduzione umana di embriologia, che si svolge in questi giorni a Parigi, è stato presentato un nuovo studio multicentrico condotto da IVI, tra i maggiori gruppi al mondo specializzati nella Procreazione Medicalmente Assistita, coordinato dal ricercatore Pietro Molinaro e condotto in collaborazione con un team di esperti italo-spagnoli. Lo studio dimostra che il «ciclo naturale modificato» (mNC-ET) è una valida alternativa al ciclo artificiale per la preparazione endometriale nella PMA.

«Anche nelle donne over 40 il ciclo naturale modificato può offrire risultati pari a quelli del ciclo artificiale in termini di tasso di nascita viva e riduzione del tasso di aborto, ma con un approccio meno invasivo», spiega il dottor Mauro Cozzolino, Specialista in Medicina Della Riproduzione, direttore del Centro IVI di Bologna e coautore dello studio. «Abbiamo incluso 16.579 donne in età compresa tra 40 e 49 anni, per un totale di 26.039 trasferimenti singole blastocisti. È sicuramente uno degli studi più grandi mai realizzati su questo tema».

Che cosa significa «ciclo naturale modificato»

Nel ciclo naturale modificato si rispetta il ritmo naturale del corpo. Si monitora l’ovulazione spontanea e si interviene solo con una piccola iniezione di hCG, un ormone che aiuta a «orchestrare» l’ovulazione in un momento preciso, così da poter pianificare al meglio il trasferimento dell’embrione. In altre parole, si dà un segnale chiaro all’ovaio su quando rilasciare l’ovulo, proprio come farebbe l’organismo da solo.
Per rendere l’ambiente dell’utero più favorevole all’impianto dell’embrione, viene poi somministrato progesterone, ma con un carico farmacologico molto più basso rispetto ad altri protocolli. Tutto il processo è accompagnato da semplici controlli ecografici e ormonali.
Questo metodo si distingue sia dal ciclo naturale puro – in cui non si interviene affatto sull’ovulazione-, sia da quello artificiale, in cui la paziente assume estrogeni e progesterone per settimane, fino al terzo mese di gravidanza. Nel ciclo naturale modificato, invece, si segue quello che il corpo fa da solo, intervenendo il minimo indispensabile. Il trattamento è più leggero e più rispettoso dell’organismo e questo fa sì che molte donne vivano il ciclo naturale modificato in modo più sereno, con meno farmaci, meno interventi e un maggiore senso di familiarità.

Funziona? Il tasso di successo del nuovo metodo

Il ciclo naturale modificato ha un tasso di successo pienamente paragonabile a quello del ciclo artificiale. La probabilità di nascita è del 40,2% con il naturale modificato, contro il 41% del protocollo farmacologico classico. Ma la vera notizia è un’altra: il tasso di aborto spontaneo si riduce in modo significativo con l’approccio più fisiologico: 11,8% contro 17,4%.

Una differenza che può sembrare sottile, ma che in realtà ha un impatto enorme, soprattutto per le donne in età più avanzata. «Questa riduzione potrebbe essere dovuta a una migliore qualità dell’endometrio e a una sincronizzazione più naturale con l’embrione», precisa Cozzolino. «E non si tratta di un dettaglio: ogni aborto evitato significa meno dolore, meno frustrazione, meno attesa. Ha un peso clinico, ma anche psicologico ed emotivo enorme».

Il team IVI prevede ora una serie di studi su larga scala per valutare gli effetti del ciclo naturale modificato sugli esiti ostetrici e neonatali, con l’obiettivo è rendere la medicina della fertilità sempre più personalizzata, sostenibile e rispettosa della fisiologia femminile.


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