Plight – Plight | Indie For Bunnies
Appena sette tracce per l’album di debutto dei newyorchesi Plight, un gruppo che sembra essere totalmente disinteressato al rock precedente o successivo gli anni ’90. La band del cantante e chitarrista Matt Curtis vive in una bolla fuori dal tempo in cui i nomi di Jawbreaker, Hum, Failure, Weezer, Sunny Day Real Estate e Quicksand sono ancora simbolo di freschezza e belle speranze in ambito alternative.

Naturalmente non è più così – purtroppo – ma la possibilità di illudersi di essere tornati indietro nel tempo e poter di nuovo rivivere quella fantastica era dell’alt rock mi rende simpatici anche i per nulla originali Plight. Il loro talento principale? Scimmiottare sonorità tanto antiche ma ancora vive ed eccitanti, capaci di emanare quell’energia e quell’esuberanza “giovanile” che solo il giusto mix fra chitarre elettriche e melodie orecchiabili può regalare.
Nel disco dei Plight questa formula è presente in ogni singolo brano, costruito ad arte per contenere tutti gli elementi tipici di quell’alt rock di stampo ‘90s che si muoveva in bilico fra grunge e power pop. Non c’è davvero moltissimo da dire su un album che punta solo a rimuovere un po’ di polvere dalla superficie di un sound fuori moda da tempo immemore e, sfortunatamente, dimenticato da quei retromaniaci che regolano il mercato delle tendenze di ritorno.
I Plight sono bravi a fare quello che fanno e ce lo dimostrano ampiamente in questo album breve e conciso, caldamente consigliato a tutti gli inguaribili nostalgici dell’alt rock anni ’90.
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