Pizzo, cade e si incatena per la sesta volta in Comune
La nuova, eclatante protesta di Giuseppe Di Iorgi che si incatena in Comune; Il sessantenne, noto nella comunità come “Pino ‘u scorciatu”, denuncia infiltrazioni d’acqua nell’ex scuola dove risiede a Pizzo e un infortunio causato da un ostacolo non segnalato.
PIZZO – È tornato ad accendersi il confronto tra Giuseppe Di Iorgi, sessantenne residente con la sorella in una scuola dismessa, e l’amministrazione comunale di Pizzo. L’uomo, che da anni segnalerebbe presunte inefficienze e problematiche legate alla manutenzione della struttura – lamenta infiltrazioni d’acqua – in cui risiede insieme alla sorella da 17 anni, si è reso protagonista dell’ennesima vibrante protesta dopo essere caduto a causa di una catena non segnalata, un incidente che, a suo dire, lo avrebbe costretto a un infortunio che lo avrebbe limitato nella quotidianità.
«IGNORATO DA ANNI»
“Pino ‘u scorciatu”, noto alla comunità e alle cronache locali per il carattere tenace e le sue veementi iniziative, sostiene di aver segnalato la questione all’amministrazione comunale, e in particolare al sindaco, per ben tre anni, sentendosi sistematicamente ignorato e invitato a intraprendere le procedure corrette per le sue rimostranze. La più recente (sarebbe la sesta volta in poco tempo) mercoledì 3 settembre 2025, in cui l’uomo, in segno di protesta, si è incatenato all’interno della sede comunale. Un gesto estremo che non è nuovo: lo scorso anno, infatti, un episodio simile si concluse con l’intervento delle Forze dell’Ordine che dovettero tranciare la catena per liberarlo, quindi portarlo in caserma per le procedure di rito. Di Iorgi racconta di un tentativo di richiesta da parte di terzi, risalente a circa cinque mesi fa, per un Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) nei suoi confronti.
CADE A CAUSA DI UN OSTACOLO NON SEGNALATO: SI INCATENA IN COMUNE A PIZZO
Al centro dell’ultima disputa, l’uomo lamenta di essere inciampato a causa di una catena che, pur servendo a impedire l’accesso veicolare, non sarebbe segnalata in modo adeguato per i pedoni. Un infortunio che lo avrebbe portato, secondo il suo racconto, dritto in ospedale. La sua accusa è chiara: “sono inciampato per la catena”, ribadendo che l’ostacolo non doveva essere lì o, quantomeno, avrebbe dovuto essere reso visibile per evitare pericoli.
Dall’altra parte, gli interlocutori, nel tentativo di ricondurre la situazione alla normalità, hanno sottolineato la necessità di seguire le procedure amministrative standard. Ribadito poi, che ogni richiesta di risarcimento o intervento deve essere formalizzata per iscritto e protocollata: “Per ottenere un risarcimento dal Comune bisogna seguire le procedure previste dalla legge”, hanno precisato, indicando che senza tali atti formali, non è possibile avviare alcuna pratica.
La vicenda di Giuseppe Di Iorgi mette in luce il difficile equilibrio tra le istanze dei cittadini e le rigide prassi burocratiche degli enti pubblici, in un contesto dove la rabbia e la frustrazione per presunte ingiustizie rischiano di sfociare in gesti eclatanti e controversie legali.
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