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Pista da bob, la politica si pavoneggia (e tranquillizza) per il fine lavori: “Nostra Cupola del Brunelleschi”

Il bob celebra la sua giornata di gloria, visto che la pista di ghiaccio costruita ai pendii delle Tofane è in grado di far scendere i bolidi tirati a lucido. La politica assapora la propria potenza, essendo riuscita a realizzare in dodici mesi quello che sulle carte era indicato come un progetto da 40 mesi di lavoro. E così le Olimpiadi invernali Milano Cortina 2026 acquisiscono la certezza di poter essere disputate in tutta la pienezza del masterplan, fatto di impianti, piste, villaggi per gli atleti e tre miliardi e mezzo di opere pubbliche. Non c’è più il rischio di emigrare in Svizzera o negli Usa con bob, skeleton e slittino, non c’è più il pericolo di una guerra fratricida tra amministrazioni regionali leghiste (Lombardia e Veneto) per spartirsi le sedi di gara. Le discese che di buon mattino hanno sancito la praticabilità della nuova “Eugenio Monti” sono certamente frutto del lavoro sul filo del rasoio, ma anche di un esorcismo sul cui esito erano in pochi a scommettere.

Il clima della festa, nel cantiere dell’Impresa Pizzarotti, è un misto di soddisfazione e di sospiro per lo scampato pericolo. Basta leggere le parole pronunciate dai protagonisti che da una parte elogiano la pista con toni mirabolanti, dall’altra costituiscono la pubblica confessione di come si sia giocato a un tavolo da poker con la tecnica e l’industriosità italiana ma anche con i soldi pubblici e un azzardo da brividi. “Erano in tre a crederci, il governatore Luca Zaia, il ministro Matteo Salvini e il sottosegretario Alessandro Morelli”. Fabio Saldini, commissario governativo e amministratore delegato di Infrastrutture Milano Cortina 2026, comincia così le presentazioni sul palco, parlando di un miracolo che si è realizzato.

Il presidente della Provincia di Belluno e sindaco di Longarone, Roberto Padrin, ammette che “la pista è stata divisiva”, ma invita: “Adesso archiviamo le polemiche”. Sono gli altri politici, al contrario, che non sembrano disposti ad accantonare le proteste e le critiche per un progetto considerato costoso (125 milioni di euro) e ambientalmente impattante. Luca Zaia elogia “il folle Saldini” e poi scandisce: “Questo è un monumento alla follia, perché ci dicevano che era una follia fare questa pista. Io prima della candidatura ho chiesto: qual è la peggiore schifezza che abbiamo? Mi è stato detto che era la pista da bob, ridotta a un cadavere eccellente. ‘Allora costruiamola’, ho detto”. L’obiettivo raggiunto può far venire le vertigini. Infatti Zaia non si accontenta: “Questa pista sarà come il Guggenheim Museum che tutti verranno a vedere e qui oggi non ci sono i portasfiga, coloro che si auguravano ogni giorno che il progetto non si facesse”.

A rincarare la dose è il ministro Salvini che esalta il lavoro di squadra. “Ringrazio anche i giornalisti che ci hanno stimolato. Il 16 ottobre 2023 hanno titolato ‘la pista di Cortina non si farà, il progetto nasce male e muore peggio’”. Poi fa le corna per scacciare il malocchio (degli ambientalisti, che però non cita), ma si dimentica di dire che quel giorno i giornali scrissero in quel modo perché il governo italiano dove lui è vicepresidente del consiglio aveva annunciato all’assemblea plenaria del Cio a Mumbai, in India, che la pista non si sarebbe più fatta e si sarebbe andati all’estero. Era troppo costosa e non si trovavano imprese pronte a realizzarla. Il ministro poi alza il livello del suo discorso, paragonando la pista alla Cupola del Brunelleschi e ricordano che anche nel Quattrocento qualcuno aveva previsto che non si sarebbe mai potuta sostenere da quanto grande era. “Sono gli stessi della ‘pista mai’, del ‘Mose mai’, del ‘Ponte di Messina mai’. Sono gli stessi che ci hanno detto che le Olimpiadi costano troppo”.

Di una scommessa vinta parla anche il sottosegretario leghista Alessandro Morelli. “Ci hanno detto che non c’erano i soldi per fare la pista. Abbiamo rischiato di non fare neanche le Olimpiadi. Noi siamo qui non solo grazie al lavoro del Parlamento e del governo, ma anche di due enti locali come le Regioni Lombardia e Veneto. Hanno iniziato il percorso olimpico grazie a una copertura finanziaria delle due regioni, altrimenti non saremmo qua. Qualcuno ci ha messo la faccia e gli schei e noi ci abbiamo sempre creduto”. Il riferimento ai soldi pubblici non è indifferente, visto il braccio di ferro in atto tra Fondazione Milano Cortina 2026 e la Procura di Milano (che sta indagando sull’ipotesi di corruzione) sulla natura privatistica o pubblica della stessa fondazione.

Presente anche il patron della Pizzarotti che ha chiarito a ilfattoquotidiano.it perché nel settembre 2023 l’impresa non si presentò alla gara per la pista, ma lo fece nel gennaio 2024 per lo stesso importo di 81,5 milioni di euro. “Perché nel primo caso sarebbe stato un bagno di sangue, poi fu ridotto il progetto e abbiamo partecipato, come unici concorrenti”.


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