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Pirelli e il tennis, un legame che incrocia sport, impresa e Storia

Gli Australian Open «sono un’occasione di visibilità molto rilevante grazie all’attenzione che il tennis riceve a livello globale», ha commentato il Ceo di Pirelli, Andrea Casaluci, nell’annunciare l’accordo siglato con il primo Slam della stagione, di cui l’azienda diventa Official Tyre Partner. «Questa sponsorizzazione contribuirà ad aumentare la conoscenza del nostro marchio in Australia, un mercato con un’alta concentrazione di auto prestige», ha aggiunto.

Certamente l’avere Jannik Sinner numero uno del mondo e campione in carica a Melbourne (con una crescita del 100% anno su anno della copertura televisiva del torneo in Italia, che oggi è tra i primi cinque mercati di riferimento per la manifestazione) ha il suo peso.Le ragioni di questa scelta, va da sé, sono dettate certamente da oggettive valutazioni di marketing e strategie di comunicazione. Tuttavia il tennis è nella storia e nella cultura di Pirelli, capace di intercettare sensibilità e passioni, di leggere quel che si muove nella società e di accompagnare un fenomeno avvalendosi delle voci e degli strumenti più avanzati. Non stupisce, quindi, che il rapporto tra Pirelli e il tennis risalga agli anni Trenta, quando l’azienda comincia a produrre le palline, più tardi autorizzate dalla nostra Federazione per le gare nazionali e internazionali, inclusa la Coppa Davis. Negli anni Cinquanta l’attività si consolida nello stabilimento di Seregno: le palline – all’epoca gialle e arancioni – rimbalzano ovunque, il marchio si arricchisce di tubi a pressione, in metallo, per conservarle adeguatamente.

Nell’archivio storico di Pirelli c’è un articolo del 1952 con le foto delle lavoratrici in azione, che spiega come da un materiale informe prendano vita sfere perfette: due calotte che vengono saldate e rivestite di feltro, dopo che un gas dilatante le avrà appunto “gonfiate”. A lanciarle sono le campagne pubblicitarie firmate dalle linee pulite ed eleganti di Bob Noorda prima e dalle scelte all’avanguardia di Antonio Boggeri poi, lungo gli anni Sessanta e Settanta, quando c’è un ulteriore salto di qualità grazie all’exploit di Adriano Panatta e della squadra azzurra. Una storia raccontata nel libro L’officina dello sport, curato dalla Fondazione Pirelli e pubblicato da Marsilio (con splendide illustrazioni di Lorenzo Mattotti), che dà conto del legame dell’azienda non solo con il tennis ma anche con molti altri sport (dal ciclismo all’automobilismo, passando per il motociclismo, la nautica, il calcio, l’atletica).

Quelle palline che fecero il giro del mondo

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Nel 1971 il tennis targato Pirelli si sviluppa attraverso la nascita della “Union” con l’inglese Dunlop. Non solo: «Prende nuovo slancio la produzione di scarpe Superga, da decenni padrona della terra rossa», la superficie che ha fatto sognare gli italiani con Adriano campione a Roma e a Parigi nel 1976, l’annus mirabilis che si chiuse con il trionfo a Santiago contro il Cile. Proprio Panatta, maglietta rossa e pantaloncini bianchi, era il protagonista di una pubblicità di Superga – consociata del Gruppo – per la linea di abbigliamento e attrezzature per il tennis prodotta dagli stabilimenti Union. «Non ho conservato alcun trofeo. Giuro non mi è rimasto nulla – ha raccontato Adriano in un’intervista – conservo solo una pallina Pirelli con scritto sopra una data, il 30 maggio 1976. Me l’ha consegnata mia sorella dopo un trasloco dicendomi: guarda cosa ho trovato. Per me è più un ricordo di mio papà che della partita», riferendosi all’epica finale vinta al Foro Italico contro Guillermo Vilas.

Sono passati cinquant’anni, un altro campione fa impazzire gli italiani (e non solo) conquistando la vetta del ranking, vincendo due Slam (il secondo a New York) e trascinando l’Italia alla vittoria della seconda Coppa Davis della sua storia, nel novembre scorso a Malaga. Pirelli, che tra gli anni Settanta e Ottanta ha gradualmente abbandonato il business dei prodotti diversificati (dalle palline da tennis agli impermeabili, dai giocattoli ai battelli) per puntare esclusivamente sulla produzione di pneumatici, torna ora ad affacciarsi sui campi di uno Slam, in altra veste, continuando a credere nello sport.


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