Pioggia di droni e missili: Putin lascia Kiev al buio
Putin non usa giri di parole quando afferma che i 100 missili e i 466 droni sull’Ucraina negli ultimi due giorni sono una risposta al lancio sulla Russia degli Atacms americani. Nel gioco del botta e risposta lo zar di Mosca cerca di portare a casa il miglior risultato possibile in attesa di un tavolo negoziale che le diplomazie di mezzo mondo vedono possibile in primavera. Il presidente russo rincara la dose ribadendo per l’ennesima volta che il governo ucraino è «completamente illegittimo e non ha nemmeno il diritto di dare ordini alle forze armate. Chi esegue tali ordini si rende complice di crimini».
Rappresaglia o meno per il lancio degli Atacms, la scorsa notte l’Ucraina è stata colpita da un attacco così massiccio di missili (anche da crociera) e droni che si fa prima a evidenziare dove le bombe di Mosca non sono cadute. Il raid ha causato danni tali da lasciare un milione di persone nel Paese senza elettricità e restrizioni nei prossimi giorni. «È stato un ottimo lavoro – sottolinea Putin – abbiamo messo in ginocchio strutture militari, imprese dell’industria della difesa e centri decisionali di Kiev». E aggiunge che gli Atacms hanno provocato alla Federazione qualcosa di simile al solletico. Nel braccio di ferro tra Mosca e Kiev sono interessanti anche le indiscrezioni pubblicate dal New York Times. Il quotidiano americano sostiene che alcuni funzionari occidentali avrebbero rivelato l’intenzione di Biden a fornire all’Ucraina armi nucleari prima di lasciare il suo incarico. Putin teme piuttosto una «bomba sporca», ma avverte che la Russia userà tutto ciò che ha a disposizione contro Kiev in caso di un attacco, «compresi i missili Oreshnik», che hanno un impatto paragonabile a quello effettuato con un’arma nucleare.
Mentre si attende cosa accadrà dopo il cambio di inquilino alla Casa Bianca (Trump ha nominato il generale in pensione Keith Kellogg come inviato per la guerra, convinto di fermare il conflitto in 48 ore), l’Ue si muove per garantire maggior sostegno a Zelensky. Nella risoluzione approvata ieri a Strasburgo viene chiesto di aiutare Kiev anche attraverso la fornitura di aerei, missili a lungo raggio, compresi i Taurus che il tedesco Scholz non vorrebbe consegnare temendo una ritorsione di Mosca, e sistemi di difesa aerea, fra cui i Patriot e i Samp/T. La Germania tuttavia ha annunciato di aver chiesto alla Nato di poter schierare i Patriot in Polonia da gennaio per aiutare a proteggere le linee di rifornimento di armi che dal territorio tedesco vengono consegnate all’Ucraina. Zelensky (che ha approvato il bilancio 2025, con un 60% della spesa alla difesa) incassa anche le rassicurazioni della Gran Bretagna e su Telegram racconta di aver avuto una conversazione telefonica con il premier Starmer. «Abbiamo discusso dell’ultimo atto di terrorismo aereo russo contro le infrastrutture civili. Starmer ha promesso un sostegno su larga scala, partendo dallo stanziamento di almeno 3 miliardi di sterline l’anno per le nostre esigenze belliche». Il primo ministro britannico, assieme al segretario della Nato Rutte, è stato invitato al summit sulla difesa dei 27 a Bruxelles del prossimi 3 febbraio.
Per Antonio Costa, che dal primo dicembre guiderà il Consiglio europeo, «l’intervento di Pyongyang è una fase nuova della guerra e dovremo agire di conseguenza».
In serata Kiev ha annunciato che i russi hanno trucidato cinque militari ucraini che si erano arresi a Zaporizhzhia.
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