Società

Pino Corrias, Che bella notizia: i ventenni non sono «sdraiati»

Questo articolo è pubblicato sul numero 42 di Vanity Fair in edicola fino al 14 ottobre 2025.

La prendo alla larga, ma è per capirci. Nel lontano anno 1968 il ministero della Pubblica Istruzione voleva fare le cose per bene: ingaggiò un gruppo di ricercatori per sondare di che pasta fossero fatti gli studenti italiani, tramite interviste a campione. Ne dedussero – i soloni – che la massa dei 500 mila studenti universitari era in gran parte apatica, disinteressata alla politica, sognava l’utilitaria, la musica, lo svago. Degli sdraiati ante litteram, diciamo. Giusto il tempo di concludere la lettura della ricerca, ponderare il sonno degli studenti, che la doppia fiammata di un lacrimogeno e di una molotov svegliò di soprassalto i sociologi, i ministri, l’Italia intera. Gli sdraiati si erano alzati dai divani, l’Università di Trento e la Cattolica di Milano votarono l’occupazione contro l’autoritarismo nella scuola, contro i bombardamenti Usa in Vietnam e (nientemeno) contro il sistema capitalistico della società. A fine primavera, le facoltà occupate erano 102.

Racconto quel che accadde allora per dire quanto sia sorprendente quello che sta accadendo oggi. La velocità con la quale si propagò la protesta in quel tempo lontano, dentro a una società che sembrava congelata nel conformismo e nel silenzio armato della guerra fredda. Per metterla al confronto con il formidabile rumore delle manifestazioni che in cento città italiane hanno sfilato in questi giorni. Milioni di ragazzi – che pensavamo fino a ieri imprigionati nelle rispettive solitudini da smartphone – scesi anche loro dai divani per protestare contro i settecento giorni di massacri a Gaza, a cominciare da quello del 7 ottobre, la dissoluzione di ogni regola di convivenza tra gli Stati, gli arresti illegali degli equipaggi della Flotilla in navigazione con cibo e pace per la Palestina, il furore autoritario delle nuove autocrazie insofferenti a ogni controllo, persino quello delle proprie Costituzioni, come sta accadendo nella raggelante America di Trump.

È una bella notizia: noi e il nostro inchiostro ci siamo sbagliati. Per miopia. Per pigrizia. Per eccesso di pessimismo. Il nuovo mondo dei ventenni non è del tutto rimbambito da TikTok. Non è del tutto sbriciolato nel proprio specchio. L’ottusa disumanità del disordine mondiale ha reso intollerabile quello che la prudenza e la complicità delle diplomazie adulte tollerano.

Sono stato alle manifestazioni, «autoconvocate per indignazione» di Milano e Roma: erano i ragazzi, non i boomer, non i pensionati, i protagonisti di questo risveglio. C’erano scuole intere, collettivi, famiglie, associazioni cattoliche, persino i boy scout. Poi certo, in coda e a margine, ci sono state anche le fiammate dei guerrieri mascherati, gli scontri, i feriti, le scritte demenziali a favore di Hamas. Ma erano il cattivo dettaglio di un racconto che ci ha sorpreso e persino rallegrato. Come l’istantanea di un ragazzo, che in corteo, con la kefiah al collo, ha salutato una signora anziana che camminava davanti a lui. E proprio come capitava nell’antico ’68, le ha detto: «Buongiorno prof».

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