Pietrangeli: “Mio figlio Giorgio mi somigliava. Wimbledon non lo guardo”
“Il dolore per la morte di mio figlio Giorgio si è sovrapposto a una condizione di salute fragile”. Nicola Pietrangeli parla dal policlinico Gemelli di Roma, dov’è ricoverato dal 4 luglio. Prossimo alle dimissioni dall’ospedale, l’ex tennista – 91 anni – racconta al Corriere della Sera tutta la sofferenza provata per la perdita del figlio, il più piccolo dei tre. “Sto male. Sono lucido, però mi sento stanco e debole. La mia voce esce con difficoltà. Cerco di ricacciare indietro il pensiero di Giorgio, ma è impossibile. Mi ritorna sempre in mente”.
“Giorgio ha avuto la vita che voleva”
Filippo, il secondogenito (62 anni) e Marco, il maggiore, si alternano nella stanza del Gemelli mentre papà Nicola ricorda il “modo di vivere” del suo Giorgio, “menefreghista completo, nel senso positivo del termine”. Campione italiano di surf (non gli è stato imposto il tennis, spiega il padre), “ha avuto la vita che voleva, facendo le sue scelte in libertà”. Da questo punto di vista, “gli assomiglio”, confessa Pietrangeli, mentre convive con “pensieri tristissimi”, perché “non bisognerebbe sopravvivere ai figli”.


Il funerale al Foro italico
Con tono rassegnato, l’ex campione italiano parla della fine della vita: “Ho spesso raccontato che vorrei assistere al mio funerale. Non scherzo. Si terrà allo stadio Pietrangeli del Foro Italico. Tremila posti a sedere. C’è il parcheggio, se piove ci si ripara nel sottopassaggio che porta agli altri campi e il funerale si rinvia al giorno dopo. Non voglio dare disturbo”. Ma il desiderio più grande, adesso, è “rialzarmi in piedi, giusto per sentirmi di nuovo in posizione eretta, senza fare niente di speciale”.

“Gli inglesi non mi hanno trattato bene”
Da sette mesi, quando si è operato al femore, Nicola vive una serie di complicazioni fisiche. Ha voglia di “tornare a casa”, perché “ho ancora tanto da fare e da dire, da buon chiacchierone”. Avverte la vicinanza dei figli, Pietrangeli, e di tutta l’Italia (“Hanno scritto cose bellissime su di me, si vede che ho seminato bene”), ma ha smesso di seguire il tennis, almeno per ora. Per la prima volta ha saltato Wimbledon, dove è stato semifinalista nel 1960: “Non ho seguito una sola partita. Non ho un bel ricordo degli ultimi anni da spettatore. Gli inglesi non mi hanno trattato bene. Non mi davano neppure la macchina per il trasporto. Prendevo il taxi. Avrei meritato più gentilezza”.
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