Trentino Alto Adige/Suedtirol

Piante stressate per il caldo, arrivano le “parenti” selvatiche – Cronaca



ROMA. Dalla sterilità dei fiori alla scomparsa dei raccolti di grano e mais fino al 40%. Colpa del caldo che, con le alte temperature spesso accompagnate da lunghi periodi di siccità, alterano i processi fisiologici delle piante, dalla germinazione alla maturazione. Una frontiera su cui si è attivato il mondo della ricerca, puntando sulla selezione genetica di varietà più resistenti attraverso le wild relative, le ‘parenti’ selvatiche delle piante coltivate. Lo rileva il Cnr, nell’evidenziare come il clima pesi sull’agricoltura italiana, cambiandone la geografia.

Se la Sicilia sta diventando terra per avocado e mango, al Nord si punta a specie più resistenti alla siccità come il sorgo. “Quando le temperature si alzano troppo le piante entrano in uno stato di stress che si manifesta a livello morfologico, fisiologico e biochimico”, spiega Francesca Bretzel, ricercatrice dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri (Iret) del Cnr. Uno dei processi più compromessi è la fotosintesi rallentata dalla riduzione della superficie fogliare e dal loro invecchiamento precoce. Caldo che favorisce anche la diffusione di parassiti spesso senza antagonisti.

Per contrastare lo stress, le piante attivano meccanismi di difesa naturali come la produzione di fitormoni e antiossidanti, ma non basta. Entra quindi in gioco la ricerca con la selezione di varietà più resistenti, ma con trattamenti specifici su semi e foglie per aiutare le piante. Diverse le tecniche agronomiche anti-caldo, dalla pacciamaura, coprire il terreno con uno strato di materiale organico o inorganico per evitarne l’eccessivo riscaldamento, al cover cropping, coltivare specie erbacee tra i filari per migliorare l’infiltrazione dell’acqua e ridurre l’erosione del terreno. Tra le misure adottate c’è anche la tutela della fertilità del suolo, su cui si concentrano alcune ricerche del Cnr-Iret. “Studiamo l’effetto della materia organica e l’inoculo microbico sulla qualità del suolo e sulla resa di colture tipiche italiane come la vite e le piante aromatiche – fa sapere la ricercatrice – e i risultati finora ottenuti sono incoraggianti, con aumenti dei nutrienti, della resa e nella qualità organolettica dei prodotti”. 




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