Lazio

Piano di riarmo europeo, il Pd si spacca in tre – Il Tempo


deriva dem

Aldo Rosati

Divorzio all’italiana, il remake. Una produzione ambientata tra il Parlamento europeo di Strasburgo e la terrazza del Nazareno a Roma, ed una protagonista unica, Elly Schlein, molto più versata ai toni della tragedia che a quelli della commedia. Così alla fine questa due giorni europea del Pd rischia di essere il mero resoconto di una debacle, che via via assume caratteristiche sempre più esilaranti. Il nodo del contendere è il voto di oggi in plenaria sulla risoluzione per la difesa Ue, che sostiene il piano di riarmo proposto da Ursula von der Leyen. Insomma il nuovo “nemico” della segretaria del Pd, che era partita con l’idea di dissociarsi completamente dalla Presidente Ue, a costo di distinguersi platealmente dal suo gruppo parlamentare che è quello dei socialisti e democratici, che facendo parte della maggioranza a Bruxelles, naturalmente voteranno a favore.

Il dramma di Elly si è consumato nella lunghissima assemblea della delegazione dem al Parlamento europeo, destinata a proseguire fino a pochi minuti prima del voto. Uno scontro sempre più teso tra riformisti e fedelissimi della “renitente” numero uno del Nazareno. Alla fine, grazie alla mediazione del “notaio” Nicola Zingaretti, che è il capo della delegazione, l’area di Elly Schlein potrebbe astenersi, con il gruppo dei riformisti (Picierno, Gori, Gualmini, Maran), che voteranno a favore come farà il gruppo dei socialisti ed i “radicali” (Cecilia Strada e Marco Tarquinio) orientati al no. La decisione è appesa ad un filo, Elly vorrebbe la linea dura anche per non perdere la connessione con la piazza del 15 marzo, e non lasciare l’area pacifista al solo Giuseppe Conte. L’ex presidente della Regione Lazio sottolinea l’importanza di alcuni emendamenti che potrebbero essere recepiti dall’Aula stamattina e che a suo giudizio, consentirebbero una parziale marcia indietro. In ogni caso la tragicommedia di Elly Schlein ha un finale già scritto, addirittura a prescindere dalla decisione sul voto finale, in bilico tra astensione e voto contrario. Intanto per il marasma che ha creato nel Pd con tutti i padri nobili che hanno implorato la segretaria di votare seguendo le indicazioni del gruppo socialista, una sfilza di “mostri sacri” che le hanno chiesto di fermarsi: Romano Prodi, Paolo Gentiloni, Luigi Zanda, Walter Veltroni, Enrico Letta. Per ultima l’ex ministro della Difesa Roberta Pinotti che in una lettera al quotidiano il Foglio ha spiegato: «Il piano dell’Ue è un primo passo da sostenere e migliorare, non da ostacolare, se si vuole continuare a camminare. Non basta un “no” a prescindere».

Parole al vento per Elly, convinta che l’isola che non c’è in cui si rifugia il Pd in Europa, sia congeniale alla manifestazione del 15 marzo a Piazza del Popolo, ed alla stretta alleanza da mettere in campo in Italia con Giuseppe Conte e con Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, schierati naturalmente per la linea dura. Elly di fronte alla sollevazione dei padri nobili e dell’area riformista, è intenzionata ad andare avanti costi quel che costi, con tanti saluti ai socialisti. Sempre sul fronte europeo c’è un’altra forte distinzione in arrivo: quello preannunciato sui migranti dal fedelissimo europarlamentare dem Alessandro Zan. «Il piano rimpatri di Von der Leyen e l’esternalizzazione attraverso accordi con paesi terzi non può essere la soluzione per una gestione umana, giusta e legale dell’immigrazione. L’Unione è fondata su valori imprescindibili, tra cui il rispetto dei diritti fondamentali, umani e il principio di non respingimento», scrive Zan che è anche responsabile dei diritti in segreteria. Insomma Elly, sempre più vicina al baratro: isolata in Europa, in rotta con i socialisti e circondata dai “padri nobili” del Pd pronti a chiederle la resa dei conti. Divorzio all’italiana, la tragedia.


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