Piemonte

Peste suina africana, impatti e sfide per l’industria suinicola italiana


La peste suina africana (PSA) è una malattia virale che colpisce i suini domestici e selvatici, con conseguenze devastanti per la salute degli animali e l’economia delle aree colpite. Per comprendere meglio l’impatto della malattia e della sua diffusione, il dottor Ezio Ferroglio, professore dell’Università degli Studi di Torino, esperto in gestione sanitaria della fauna e coordinatore del progetto ENETWILD, il network europeo di professionisti che si occupa di potenziare il monitoraggio della salute della fauna selvatica secondo l’approccio One Health, ci spiega che: “La PSA in Italia si è diffusa attraverso attività umane, come il trasporto di animali o prodotti di origine animale contaminati”. Dall’iniziale focolaio, il virus ha infatti rapidamente interessato diverse regioni, inclusi Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Campania e Calabria.

Una malattia mortale per i suini

La PSA è una malattia virale molto grave che colpisce esclusivamente i suini, sia domestici sia selvatici, ed è caratterizzata da pesanti sintomi, tra cui emorragie diffuse in vari organi e tessuti.
Il tasso di mortalità della PSA è estremamente elevato e può raggiungere fino al 95% degli individui colpiti, rendendola una delle più temibili minacce per l’industria suinicola.

“Il virus della PSA causa gravi emorragie interne e compromette profondamente il sistema immunitario degli animali”, spiega il dottor Ferroglio. “I suini infetti mostrano segni di debolezza estrema e, nella maggiorparte dei casi, la malattia progredisce rapidamente verso una morte inevitabile”. Il virus si diffonde principalmente attraverso il contatto diretto tra suini infetti o attraverso materiali contaminati, come lettiera, attrezzi, calzature e veicoli utilizzati per il trasporto degli animali: fattori che non solo facilita la sua diffusione tra diverse località, ma può anche portare a nuovi focolai in aree precedentemente non colpite.

La gravità della PSA non si limita solo all’alto tasso di mortalità, ma include anche le difficoltà nella gestione e controllo dell’epidemia. Per contenerla è necessario adottare misure drastiche, tra cui l’abbattimento rapido e massiccio degli animali infetti e l’implementazione di rigorosi protocolli di biosicurezza. Queste misure sono essenziali per limitare l’espansione del virus e ridurre l’impatto economico e sanitario della malattia sull’industria suinicola.

La situazione in Piemonte

Il Piemonte, seconda regione per numero di suini, ha adottato misure drastiche per contenere la diffusione del virus. Sono stati abbattuti tutti gli animali presenti nelle zone infette, sebbene negli ultimi tempi non ci siano stati casi positivi rilevati negli allevamenti di suini.

Le conseguenze economiche dell’epidemia sono tuttora significative. Basti pensare che i Paesi che non hanno il virus impongono impattanti restrizioni sull’importazione di prodotti suini dall’Italia, causando una perdita stimata di circa l’1% del nostro PIL, equivalente a circa 20 miliardi di euro.

“La scelta di abbattere tutti gli animali infetti, o meglio, quelli presenti nella zona infetta e le restrizioni commerciali imposte da Paesi non infetti hanno un costo enorme per l’economia italiana e soprattutto per gli allevatori di suini”, aggiunge il dottor Ferroglio.

Le misure precauzionali

Per limitare la diffusione del virus, è essenziale adottare misure precauzionali rigorose. “Gli allevatori seguono checklist e vincoli stretti, sotto la supervisione dei servizi veterinari. Tuttavia, il rischio maggiore viene dai cittadini che possono inconsapevolmente trasportare il virus attraverso indumenti o prodotti contaminati. La sensibilizzazione del pubblico su queste misure è ancora insufficiente e andrebbe implementata”, spiega Ferroglio.
Il problema più grande resta infatti il trasporto passivo del virus da parte delle persone che possono muoversi tra aree infette e non infette senza adottare le dovute precauzioni: escursionisti, ciclisti e cacciatori non adeguatamente informati.

Una questione (anche) sociale

Tra i fattori che rendono ancora più complicata la gestione della PSA ci sono i conflitti esistenti tra i cacciatori di cinghiali, che vedono questi animali come una risorsa economica, ludica e culturale, e gli allevatori di suini, che vedono invece nei cinghiali una minaccia per le loro attività produttive e per il loro sostentamento economico.

“C’è chi vede nel cinghiale una risorsa e chi lo vede come una minaccia – spiega il dottor Ferroglio – E l’assenza di una mediazione porta a soluzioni estemporanee e non risolutive, come la costruzione di costose recinzioni che però non sono in grado di risolvere il problema”.

L’importanza dell’approccio scientifico e della comunicazione

Per questo un approccio coordinato e scientifico è essenziale per gestire la PSA. Occorre coinvolgere i migliori esperti e implementare una strategia integrata che consideri aspetti tecnici, sociali ed economici, a fine di contenere attuali e future epidemie. Tuttavia, le prospettive per il controllo della PSA nei prossimi anni non sono particolarmente ottimistiche, secondo la scienza.
La malattia ha dimostrato una notevole capacità di adattamento e diffusione, rendendo estremamente difficile la sua eradicazione. Nonostante gli sforzi significativi delle Autorità sanitarie e dei ricercatori, la PSA continua a espandersi e a colpire nuove aree, suggerendo una crescente complessità nella gestione della crisi.
Le difficoltà nel controllo sono amplificate dalla natura altamente contagiosa della malattia e dalla capacità del virus di diffondersi. Questo richiede che le misure di contenimento siano costantemente adattate e migliorate per rispondere alle nuove sfide emergenti. Fondamentale sarà anche una corretta informazione e sensibilizzazione delle persone: anche attraverso una comunicazione efficace passerà, infatti, la mitigazione di effetti devastanti come quelli della Peste Suina Africana e di eventuali future altre epidemie.


Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »