Abruzzo

pesa l’invecchiamento dei cittadini, nel Chietino i picchi massimi


Non è solo la disaffezione alla politica e alle dinamiche di partecipazione attiva, ma anche l’invecchiamento della popolazione a determinare le alte percentuali di astensionismo che tendono ad aumentare a ogni tornata elettorale. È quanto emerge da un’analisi condotta dall’ufficio comunicazione dell’Unsic, sindacato datoriale ramificato in tutta Italia e membro del Cnel, che analizza anche i dati regionali, che evidenzia, fra le cause, anche l’accresciuta mobilità, che determina la lontananza dai seggi nel giorno delle elezioni. Il rapporto è elaborato sulla base di dati Istat, Inps, Inail e Censis.

Come spiega Il Pescara, secondo le statistiche ufficiali, in Abruzzo, dal 2002 a oggi, la percentuale di cittadini over 65 è salita dal 20,5 al 26%. Dunque, la popolazione invecchia, cresce il numero delle persone con disabilità e la loro incidenza nella percentuale di “non votanti” è sempre più rilevante.

I picchi massimi, emerge dai dati, si registrano nelle province di Chieti (26,7%) e l’Aquila (26,8%), mentre Pescara e Teramo sono le più “giovani” con il 25,2%. L’età media è cresciuta da 42,5 a 47,6, con punte massime nelle province dell’Aquila (48,1) e Chieti (48), minime a Pescara (47,2) e Teramo (47,3). Collegato all’invecchiamento della popolazione, rileva ancora il sindacato, si registra il costante e rilevante aumento del tasso di disabilità, che colpisce principalmente la fascia più anziana della cittadinanza. In Abruzzo il numero dei cittadini disabili con limitazioni gravi è di circa 64mila unità.

“Se per quasi trent’anni, dal 1948 al 1976, la percentuale di votanti in Italia è rimasta stabile tra il 92 e 94% e fino al 2008 è stata stazionaria sopra all’80% – sottolinea il sindacato – negli ultimi anni il crollo della partecipazione elettorale è stato verticale, fino al 63,9% delle elezioni politiche del 2022, al 49,7% delle europee del 2024 e al record del 37,2% nelle ultime regionali del Lazio, con le altre regionali del 2025 dall’affluenza non molto distante (dal 41,7% della Puglia al 50% delle Marche)”.

“Il primo dato da prendere in considerazione è quello dell’invecchiamento crescente della popolazione italiana – spiega Giampiero Castellotti, responsabile dell’ufficio comunicazione Unsic – L’indice di vecchiaia nel nostro Paese, dal 2002 ad oggi, è passato da 131,7 a 207,6. Nello stesso periodo, l’età media della popolazione in Italia è passata da 41,9 del 2002 all’attuale 46,8, nonostante la spinta al ribasso determinata dall’immigrazione. Gli ultrasessantacinquenni, che nel 2002 costituivano il 18,7% della popolazione, oggi rappresentano il 24,7%. E incarnano ben il 30% dell’intero corpo elettorale”.

“I dati Inps acquisiti dal nostro patronato Enasc indicano che le prestazioni per i cittadini disabili dal 2002 al 2025 sono raddoppiate: da 1,7 a 3,4 milioni, con 2,5 milioni di invalidi civili e 630mila invalidi parziali. Si tratta di quasi il 6% della popolazione – spiega Domenico Mamone, presidente dell’Unsic – L’Istat certifica che quasi tre milioni di italiani ha limitazioni gravi e quasi nove milioni e mezzo limitazioni non gravi. A questi occorre aggiungere le indisposizioni temporanee. Escludendo quindi i cittadini sotto i 18 anni che non votano, possiamo concludere che circa il 4-5% dell’elettorato è fisiologicamente impossibilitato a votare e preferisce comunque non farlo, pur alcuni potendo usufruire dei supporti sociali. Percentuale – conclude – che aumenterà costantemente con l’avanzare dell’età media”.

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