Perugia tra le più care d’Italia per i rifiuti: fanno peggio solo Venezia e Cagliari
di Maurizio Troccoli
La bolletta dei rifiuti di Perugia ha dell’incredibile, se non dell’inspiegabile. Immaginiamo la difficoltà che può avere la città di Venezia nella raccolta e gestione dei rifiuti: qui la differenziata è al 63% e il costo procapite è di 411 euro l’anno. Fatta eccezione Venezia, appunto che ha avuto un aumento di 6,6 punti percentuali sull’anno 2022, fa peggio, in Italia, soltanto Cagliari con 296,7 euro procapite di costo spazzatura per una differenziata del 76,8%. Ma, in questo caso, l’aumento è stato soltanto dello 0,7%. Sul triste podio sale quindi Perugia terza in Italia (prima nel Centro) per costo procapite dei rifiuti pari a 291 euro per abitante e il suo 70,7% di differenziata. A peggiorare il tutto c’è il fatto che nel 2023 il costo procapite è aumentato di ben 5 punti percentuali rispetto al 2022. La sostanza è che il perugino paga 52,57 centesimi per ogni kg di rifiuto. I milanesi ad esempio ne pagano 43,93, i romani 46,93.
Insomma la legittima ambizione di ogni buon cittadino di vedersi riconosciuto lo sforzo che ormai da anni compie, sempre più e sempre meglio nel differenziare, non soltanto tarda ad arrivare ma addirittura si allontana. Infatti le bollette dei rifiuti oltre a non riconoscere premialità: il calcolo non è quindi ad esempio sulla frazione secca ma sulla metratura della casa, riflettono una gestione eccessivamente costosa della filiera facendo dei perugini i cittadini tra i più tartassati d’Italia.
L’ultima fotografia sugli indicatori è ancora una volta quella dell’Ispra, nel rapporto 2024. Chi vive il presente tuttavia, chi cioè in questi mesi si è visto raggiunto dalla Tari, sa bene che le cose non sono migliorate: almeno per la tasca. Perché invece nei bidoni, anche se di poco, la qualità del rifiuto migliora.
La provincia di Perugia ha un dato sulla differenziata ancora molto basso per l’anno 2023, con il suo 66,8% (era 66,5% l’anno prima) è tra le prime otto delle province che fanno peggio. Al primo c’è Catanzaro con il 65,5%, all’ultimo (quindi più virtuosa) c’è Treviso con l’89,1%.
Passando ai dati delle regioni, l’Umbria ha ridotto il quantitativo totale di rifiuti prodotti. Dal 2023 al 2024 è passata da 442.039 tonnellate a 439.284. La produzione procapite è passata da 517,5 chili a 514,2. Comunque superiore alla media italiana che è di 493 del 2022 e di 496 del 2023. La percentuale di differenziata passa dal 67,9 al 68,3%. La provincia di Perugia è passata dal 66,5% al 66,8%, mentre quella di Terni dal 73 al 73,8%. Le utenze domestiche, in Umbria incidono sui rifiuti totali per l’87,4%. Per quanto riguarda la raccolta porta a porta l’Umbria supera quota 90%. Il trattamento biologico della frazione organica da raccolta differenziata in Umbria riguarda 1,9%. I rifiuti smaltiti nelle discariche umbre segnano una riduzione del 3,4%.
Il rapporto evidenzia anche come a incidere maggiormente sul costo totale di gestione dei rifiuti sia quello relativo alla raccolta e al trasporto delle frazioni differenziate. La Toscana è quella che spende di più con 72,2 euro per abitante, segue la Liguria con 71,9 euro per abitante, poi la Sardegna con 69 euro e l’Umbria con 68,8 euro per abitante che equivalgono a 43,8 centesimi a chilo.
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