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Percorsi da agenti segreti nella rocciosa e discreta Cornovaglia

Archiviate i tramonti struggenti, il fondale delle peripezie di Poldark, eroe ribelle nato dalla penna di Winston Graham o i languori che sprigionano dai romanzi di Rosamunde Pilcher, tanto cari ai lettori tedeschi. La Cornovaglia ha un’altra dote, preziosa e invidiabile: la discrezione.

Il rifugio di Le Carrè Su questa scia si possono costruire percorsi che sanno di segreti e spie, perché nella penisola anche l’intelligence viaggia lungo sofisticati cavi in fibra ottica, via mare e terra, nel quadro di una natura aspra ma accogliente.

«I cornish mi piacciono perché si fanno i fatti loro e ti lasciano in pace» diceva, non a caso, David Cornwall alias John Le Carrè, l’icona dei libri di spionaggio che si rintanò nel Tregiffian Cottage di Land’s end (www.landsend-landmark.co.uk), nell’Ovest, per quarant’anni, un rifugio perfetto per l’ex MI6 convertitosi alla scrittura di spy stories.

Solo cinque anni fa, alla sua morte, i compagni di bevute del pub di St. Buryan scoprirono chi era quel signore che si accalorava parlando di politica e che amava passeggiare lungo la scogliera, al punto da donare al National Trust la fetta, incontaminata, di sua proprietà perché nessun altro potesse costruirci su.

La Cornovaglia, storicamente, è fatta per nascondersi, grazie alla conformazione geografica tutta scogliere a picco sul mare, paradiso dei covi di contrabbandieri ma anche laboratorio per sperimentare, monitorare, creare nuovi bacini cruciali per l’intelligence.


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