Perché tradiamo anche se siamo felici
Cara Avvocata,
sono sposata da 10 anni e ho due figli di 8 e 12 anni. Il matrimonio con mio marito è sempre stato felice, entrambi abbiamo carriere che amiamo, una schiera di amici carissimi e due figli che ci riempiono di gioia e soddisfazioni.
Mio marito è un bellissimo uomo, è un amante eccezionale e un partner premuroso. Non abbiamo problemi economici e nessuna delle due famiglie d’origine è invadente o prevaricante. Amo mio marito e sono amata, direi che la nostra vita è meravigliosa.
Eppure, da circa sei mesi, mi vedo con un uomo molto più giovane di me, un ragazzo che ho conosciuto per caso in una libreria. Mi rendo conto che questa relazione è molto pericolosa perché potrebbe distruggere il mio matrimonio e la mia famiglia e non voglio che succeda, ma non riesco a farne a meno.
Ho provato a lasciarlo, l’ho anche bloccato sul cellulare, ma ogni volta lo cerco e ci casco di nuovo. So che la storia non ha un futuro, ma non riesco a dire la parola “fine”. Non ho una domanda precisa da porle, ma forse può aiutarmi a capire cosa devo fare.
Nella sua esperienza le sono mai capitati casi come il mio?
Perché tradisco mio marito se siamo felici?
Cara Francesca,
forse la sorprenderà sapere che non è la sola e che i miei clienti che sono stati traditi o che hanno tradito si fanno e mi fanno tutti la stessa domanda: perché?
Nella maggior parte dei casi di cui mi sono occupata, il tradimento era il sintomo di una relazione di coppia disfunzionale oppure di un malessere dell’individuo.
Nella mia esperienza professionale, ho visto che tanti tradimenti avvengono perché il matrimonio è da tempo in crisi, per la prolungata assenza di rapporti sessuali, per la mancanza di dialogo, per la presenza di conflitti e discussioni quotidiane, perché i partners non condividono più nulla e si allontanano progressivamente giorno dopo giorno. Molti mi dicono di sentirsi soli anche se sono in coppia, non compresi, oppure si sentono abbandonati nel momento del bisogno.
Si tradisce per compensare una mancanza o per porre fine a una relazione insoddisfacente e proiettarsi verso altri progetti di vita. In questi casi, il tradimento non è la causa della fine del matrimonio, ma la conseguenza di un rapporto ormai logoro.
Altre volte, il tradimento è il sintomo di un disagio personale: gli psichiatri insegnano, per esempio, che i narcisisti sono fedifraghi seriali, così come altre categorie di soggetti con altri disturbi di personalità o patologie più o meno gravi e riconoscibili.
Un altro aspetto che ricorre spesso in questo tipo di situazione è quello, anche indipendente da fattori patologici, della inconsapevole motivazione della persona a “distruggere” quello che in anni è riuscita a costruire. Talvolta, si fanno scelte affettive che, in realtà, hanno unicamente un significato autodistruttivo e che fondano in difficoltà psicologiche profonde non conosciute neppure dallo stesso interessato e non necessariamente riconducibili a disturbi clinici evidenti.
A volte, si vedono coniugi apparentemente del tutto felici che realizzano tradimenti talmente grossolani e palesi da essere immediatamente scoperti dall’altro coniuge, magari con persone meno positive e gratificanti di quella che stanno ferendo. Tutto questo ci fa capire come la scelta del “tradimento” possa rispondere a motivazioni patologiche o di grande disagio psichico ed emotivo, piuttosto che a semplice egoismo e ricerca di gratificazione.
Ma negli anni ho verificato che non sempre il tradimento è il segnale di qualcosa che non va o che non ha funzionato, di un problema della coppia o del singolo.
Ci sono situazioni, come forse la sua, in cui le persone tradiscono non perché vogliono sfuggire al partner o alla loro vita di relazione, ma perché spinti dal desiderio di cercare o ritrovare un’altra dimensione di se stessi, un nuovo “sé”.
Se è vero, infatti, che la coppia dà stabilità affettiva e materiale, allo stesso tempo può impigrire e inibire l’evoluzione dei singoli componenti, perché tutti, nell’intimità, tendiamo a replicare sempre la stessa versione di noi stessi. Accade, quindi, che una relazione extraconiugale rappresenti semplicemente l’idea di una nuova possibilità di reinventarsi o di ritrovare una parte di sé dimenticata o inesplorata.
Queste relazioni extraconiugali sono le più difficili da comprendere e da superare per i coniugi traditi, che mi chiedono confusi: «Avvocato, ma perché lo ha fatto se tutto andava bene tra noi?». Probabilmente, quello che maggiormente le fa paura non è né la minaccia di distruggere il suo matrimonio, né la prospettiva di lasciare il suo adorato “ragazzo”, bensì l’idea di perdere quella parte di sé appena scoperta che l’ha fatta sentire ancora giovane e viva.
Sarebbe certo più semplice dare la “colpa” a un matrimonio fallito ed è altrettanto semplice comprendere che la sua storia è chiaramente un amore impossibile. Lei oggi ha una grande opportunità: quella di tornare al suo felice matrimonio arricchita interiormente dalla sua altrettanto felice relazione con una “nuova” Francesca.
Non sarà un percorso facile, né privo di sofferenza. Ma è una strada possibile e virtuosa, che potrà percorrere anche con l’aiuto di un terapeuta che saprà orientarla in questa profonda esperienza.
Se volete chiedere un parere all’avvocatessa o condividere i vostri dubbi potete scrivere a:
lettere@vanityfair.it
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