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Perché l’Italia è in ansia per il gomito di Sinner

Primo indizio. Chiedo a ChatGPT di dirmi chi è oggi l’italiano più popolare. Mi risponde con una classifica: primo Jannik Sinner, secondo Khaby Lame, terza Elodie, poi Fedez, Annalisa, Paolo Sorrentino e Giorgia Meloni. Secondo indizio. Stamattina avevo una riunione telefonica con un paio di docenti universitari, un assessore, alcuni funzionari e dirigenti di istituzioni pubbliche e associazioni di categoria, che mi sapevano di stanza a Wimbledon e dunque pretendevano informazioni di prima mano sul gomito acciaccato di Jannik. Non ne avevo, ovviamente, ma non potendo sottrarmi all’interrogatorio stringente ho impapocchiato quattro stupidaggini leggiucchiate qui e là. Terzo contributo. Alle 16 tutto il gruppone dei giornalisti italiani si trasferisce nel settore Aorangi dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club dov’è programmato l’allenamento di Sinner con i coach Simone Vagnozzi e Darren Cahill, che però danno forfait all’ultimo minuto annullando la prenotazione del campo.

Dopo cinque minuti la notizia è la prima sui siti di molte testate nazionali. Le agenzie di stampa, dall’Ansa alla France Press, impazzano: la parola chiave “Sinner” restituisce, alle 18, trenta lanci di giornata, senza peraltro una singola news utile. Già che ci sono, allora, alimentano il gossip della storia d’amore tra Jannik e la modella Laila Hasanovic. In serata si scopre, ma senza ufficialità, che c’è stato un breve passaggio del team Sinner su uno dei campi coperti che s’affacciano su Somerset Road, lontano dagli occhi avidi dei cronisti.

Carlos Alcaraz

Carlos Alcaraz (afp)

Il fenomeno è sotto gli occhi di tutti noi: c’è un’infatuazione nazionale collettiva per il ragazzo rosso, un interesse spasmodico per qualunque evento minimo lo riguardi. La pressione è forse la ragione della chiusura a riccio del suo clan: chi parla, è fuori. O forse è la chiusura a riccio che suscita tanta curiosità, chissà. L’uovo e la gallina. L’antagonista principale di Sinner sui campi da tennis, Carlos Alcaraz, non è sottoposto a tanta attenzione, forse perché i vent’anni passati dai giornalisti spagnoli alle costole di Rafael Nadal hanno introdotto gli anticorpi nel corpaccio dei media. Ci vorrà tempo, da noi. Al momento, una cappa di delusione, quasi un lutto, sarebbe calata sull’Italia se ieri sera Grigor Dimitrov non si fosse ritirato per infortunio al terzo set e se avesse vinto il match che fino a quel momento aveva dominato.

Sui campi intanto si continua a giocare. Oggi Alcaraz conquista l’accesso alla semifinale avendo facilmente ragione di Cam Norrie, l’ultimo britannico rimasto in tabellone nei tornei di singolare. È un match senza sorprese, con il murciano in tranquillo controllo degli scambi, con i break al momento giusto, con il tifo locale senza eccessi per il quasi trentenne di origine sudafricana. Finisce in poco più di un’ora e quaranta minuti, il punteggio è 6-2 6-3 6-3.

Laura Siegemund

Laura Siegemund 

Immediatamente prima di Alcaraz, la protagonista sulla Centre Court è Laura Siegemund, mica la testa di serie numero 1 Aryna Sabalenka (che pure va in semifinale prevalendo in tre set, 4-6 6-2 6-4). Gli applausi più lunghi e il tifo più caldo sono infatti per la tedesca, capace di far uscire di testa, con il suo gioco variatissimo, la bielorussa numero 1 WTA. Il braccio educato e la testa fina arrivano a un passo dal prevalere sulla potenza bruta: perché la tedesca è una tennista di qualità e una psicologa con la racchetta, con tanto di laurea.

Laura si merita qualche riga a lei dedicata. Nata a Filderstadt nel 1988, da bambina vive tra Riyadh e Jakarta, figlia di un ingegnere che la cresce con le valigie sempre pronte e senza dare peso ai cambi di fuso orario. Tornata in Germania, prende in mano la racchetta a soli tre anni. Non è però un talento precoce: fa tutto con i tempi che le servono, con metodo, tenendosi aperte più strade. Impara altre due lingue, fa del circuito un laboratorio dove studia le persone, è già una professionista WTA quando si laurea in psicologia all’università di Hagen. Qualcuno comincia a dire che Laura non gioca a tennis: dirige. Il suo stile è uno spartito tattico in cui ogni slice, ogni palla corta, ogni variazione sembrano avere uno scopo preciso. “È una delle poche che ancora sa leggere il campo”, conferma Boris Becker. Da qualche anno il suo coach e compagno di vita è Antonio Zucca, un sardo allampanato che, giovanissimo, ha smesso i panni da giocatore (è stato 1066 ATP nel 2017) per provare a fare il coach. Una storia di lavoro e d’amore “complicata”, l’ha definita Laura all’inizio, ma che si è rivelata un punto di forza: “Antonio mi capisce oltre il campo. A volte mi basta un suo sguardo dalla panchina per ritrovare la bussola”.

Due soli titoli da singolarista (Bastad 2016, Stoccarda 2017), Siegemund è una doppista di rango. Nel misto ha vinto gli Us Open 2020 con Mate Pavic e il Roland Garros 2024 con Edouard Roger-Vasselin, mentre con Vera Zvonareva ha alzato la coppa degli Us Open 2020 e delle WTA Finals nel 2023. Approdata a Wimbledon due settimane fa da numero 104 del mondo, elimina, nell’ordine, Peyton Stearns, Leilah Fernandez, Madison Keys e Solana Sierra. “Ha qualcosa di fastidioso”, aveva detto Aryna alla vigilia del match di oggi, aggiungendo: “Fastidiosa nel senso buono, però. Perché è imprevedibile”. Siegemund ci ricorda che il tennis è una questione di scelte, di ritmi, di modi. Lei cerca il momento giusto per dimostrare che l’intelligenza sportiva può ancora battere l’atletismo puro. E quando oggi il pubblico del Centre Court le dedica a standing ovation, le è chiaro che il suo messaggio è andato a segno.

Gli altri due quarti di finale in programma sono sfide tra Stati Uniti e America. Prevalgono gli yankee. A Taylor Fritz servono quattro set (6-3 6-4 1-6 7-6) per avere ragione di Karen Khachanov. Amanda Anisimova riesce invece a scansare all’ultimo tuffo un pericoloso terzo set contro Anastasia Pavlyuchenkova (6-1 7-6). Dunque, venerdì Carlitos affronterà l’erede della dinastia di imprenditori e tennisti californiani May, mentre Sabalenka se la vedrà giovedì con la classe 2001 nata nel New Jersey da genitori moscoviti.

Per sapere il destino di Sinner e degli ultimi quartofinalisti, bisogna avere pazienza fino a domani sera. Comunque, il programma ufficiale prevede Jannik vs. Ben (Shelton) come secondo match sul campo numero 1, prevedibilmente verso le 15.30 italiane. L’altro atteso scontro, quello tra Flavio Cobolli e Novak Djokovic, sarà più o meno alla stesa ora sul centrale. Il padre del romano assicura che “è tranquillo e sereno, conosce Nole, non lo teme”. L’unico problema potrebbe essere l’impatto con la Centre Court, la Scala del tennis.


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