Perché la Bce prenderà una pausa sui tassi
Una pausa. In attesa dei dazi. Le attese per la riunione di luglio della Banca centrale europee sembrano puntare verso una conferma dei tassi sui depositi al 2% e del tasso di rifinanziamento al 2,25 per cento. Una fase della politica monetaria si è del resto chiusa. I tassi nominali sono ormai quasi in territorio espansivo: pronti, per così dire, per contrastare, se opportuno, un eventuale shock della domanda derivante da una guerra commerciale.
Aspettative di inflazione sotto controllo
Le aspettative di inflazione, valutate attraverso le misure di mercato, appaiono del resto stabilizzate da quasi un anno: si sono mosse in un corridoio compreso tra il due e il 2,2% e sono anche momentaneamente calate sotto l’obiettivo. Uno sguardo al microscopio mostra qualche tensione a marzo, in coincidenza con le incertezze delle tensioni sui dazi: l’interest rate swap è salito fin quasi fino al 2,23%, ma si è trattato di una rapidissima fiammata a livelli in ogni caso non preoccupanti. Non ci sono, al contrario, brusche flessioni che possano segnalare timori di qualche problema sulla domanda tale da influenzare la dinamica dei prezzi.
Salari «raffreddati»
Anche le tensioni sottostanti sono calate. L’inflazione salariale, che misura la differenza tra il costo del lavoro e la produttività unitaria, è bruscamente calata nel primo trimestre 2025, dopo una lunga fase di surriscaldamento, al di sotto del 2%. È un unico dato, che va quindi riconfermato, ma permette alla Bce di poter attendere almeno un giro senza preoccupazioni.
Il nodo irrisolvibile del cambio
L’euro potrebbe dare qualche preoccupazione agli imprenditori: il rialzo dell’euro dollaro è deciso ma i livelli non sono ancora preoccupanti (la “soglia del dolore”, almeno in assenza di dazi, è in genere ben più in alto). Il cambio effettivo, una media ponderata dei cambi verso le principali valute, ha raggiunto il 3 luglio i massimi degli ultimi dieci anni, ma non è, e non può essere, un obiettivo della politica monetaria che si occuperà, piuttosto, degli eventuali effetti sui prezzi.
Prestiti in rialzo
L’andamento dei prestiti, del resto, resta abbastanza solido: i dati raccolti dalla Bce non sono destagionalizzati, ma le variazioni annue mostrano – dopo la lunga fase di stallo – una piccola serie di incrementi robusti, superiori alla mediana del lungo periodo. In Eurolandia I tassi bancari in flessione sono praticamente vicini alla mediana di lungo periodo – già raggiunta in Italia – e l’economia sembra reggere nei grandi aggregati il peso dell’incertezza.
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