“Perché ChatGPT ce le fa fare” – Il Tempo

È un fenomeno globale quello che ha investito i social che nelle ultime settimane hanno visto schiere di utenti diffondere le proprio foto elaborate dall’Intelligenza artificiale di ChatGPT per essere simili ai personaggi dello Studio Ghibli, come in un anime Hayao Miyazaki, o a un giocattolo “action figure”. Ma cosa c’è dietro? Nel parla in un video Massimiliano Dona, avvocato e presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Siamo tutti oggetto di ghiblizzazione in questo periodo. Di cosa si tratta e perché dobbiamo fare attenzione?”, spiega l’esperto che batte il tasto delle “connessioni tra imprese e consumatori”.

Cosa intende? Ebbene, “ogni qualvolta una grande impresa rilascia una nuova tecnologia, deve fare in modo che questa sia adottata il prima possibile dai consumatori” ma nel caso dell’AI può non è essere così intuitivo. E come fanno le big tech? “Ricordate, lo fece Microsoft quando lanciò Windows, inserendo all’interno del sistema operativo sui nostri computer un gioco. Era il solitario, utile non soltanto a farci passare qualche momento di svago durante l’ora di lavoro, ma soprattutto, nell’ottica di Microsoft, a insegnarci come muovere il mouse, come trascinare l’icone, il famoso drag and drop, che si usava per le carte del solitario, ma molto di più per diventare familiari con il nuovo sistema operativo”, osserva Dona.

Con le immagini cartoonizzate succede lo stesso “con l’intento, almeno ci dicono, di democratizzare la tecnologia, cioè di avvicinare fasce il più ampie possibili della popolazione alle nuove tecnologie. Ma possiamo dire che questa tecnica di ludicizzazione, cioè di gamification del nostro quotidiano, porta con sé anche qualche effetto negativo? Sicuramente sì, perché può portarci a trascurare alcune dinamiche che, invece, se non ci fosse il gioco di mezzo, attenzioneremmo meglio. E per l’intelligenza artificiale questo sicuramente va fatto”; conclude.