Per lo Spazio serve un quadro giuridico solido e aggiornato
Nell’epoca in cui le corporation private avanzano a grandi passi nella corsa allo Spazio, tra nuove sfide tecnologiche, tensioni geopolitiche e vuoti normativi internazionali, emerge la necessità di un quadro giuridico solido e aggiornato. Il recente caso Starlink ne è un esempio emblematico. Lo Spazio extra-atmosferico non è più soltanto terreno di esplorazione e di ricerca scientifica, ma è un nuovo mercato globale nonché terreno di tensioni geopolitiche tra potenze.
Una cornice normativa comune a livello di Unione europea era attesa ed auspicata, per garantire maggiore coerenza alle politiche nazionali e favorire l’emergere di un ecosistema spaziale europeo integrato. La Commissione europea, però, dopo aver annunciato, lo scorso anno, la pubblicazione di una proposta di regolamento Ue sullo Spazio, ha per ora congelato l’iniziativa, per cui gli Stati membri si stanno muovendo in ordine sparso.
In questo incerto e cangiante contesto, anche l’Italia cerca di colmare un vuoto normativo, discutendo di una legge nazionale sullo Spazio. È attualmente all’esame del Senato un disegno di legge che punta a regolare il settore spaziale nazionale, promuovendo lo sviluppo dell’industria e introducendo un sistema di autorizzazione e controllo per gli operatori economici. Un passo atteso e necessario, che merita attenzione e apprezzamento.
Il testo all’esame del Parlamento ruota attorno a due assi principali: da un lato, l’istituzione di un Piano quinquennale per l’economia dello Spazio e di un Fondo dedicato allo sviluppo del settore spaziale; dall’altro, l’indicazione delle modalità per ottenere l’autorizzazione alle attività spaziali da parte degli operatori economici.
Entrambe le parti presentano margini di ulteriore miglioramento.
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