Per gli italiani retribuzioni e sicurezza priorità nel lavoro
Aumento dei salari e sicurezza sono le priorità in tema di lavoro per gli italiani, secondo un’indagine svolta dall’Istituto Piepoli e presentata nella prima giornata del Festival del lavoro, l’evento organizzato dal consiglio nazionale dell’Ordine e dalla Fondazione studi dei consulenti del lavoro che si svolge dal 29 al 31 maggio a Genova.
Le retribuzioni
In base all’indagine, mentre l’incremento delle retribuzioni è prioritario per il 63% del campione e la sicurezza per il 60%, meno rilevanti sono la crescita occupazionale (35% delle risposte multiple), la riduzione della precarietà (31%), formazione (23%) e acquisizione di nuove competenze (12%).
L’analisi per fasce di età e aree territoriali fa emergere delle differenze interessanti. L’aumento dei salari è in cima alla lista per il 66% dei più anziani, per il 63% dei 35-54enni, ma solo per il 56% dei 18-34enni. La sicurezza è priorità per il 70% dei più anziani, solo per il 52% dei 35-54enni e per il 56% dei giovani.
La crescita occupazionale, che a livello nazionale è prioritaria per il 35% degli intervistati, scende al 29% nel Nord Est mentre sale al 38% al Nord Ovest. Quest’area è anche la più sensibile alla riduzione della precarietà 36%, priorità che nel Nord Est si ferma al 27%, cala al 25% al Centro e risale al 35% al Sud e isole. Quanto alla sicurezza, si oscilla dal 55% del Sud e isole al 71% del Centro.
Il potere d’acquisto
La necessità di ritoccare verso l’alto le buste paga deriva dalla perdita del potere d’acquisto verificatosi nel corso degli anni che è dovuta all’inflazione, secondo il 43% degli intervistati. Tra le altre cause, la bassa crescita dell’economia (20%), indisponibilità delle aziende a intervenire integrando con beni e servizi (12%), ritardo nel rinnovo dei contratti (12%) e sindacati deboli (9%). Anche in questo caso ci sono sensibili differenze territoriali (pure tra Nord Ovest e Nord Est) mentre meno marcate sono quelle per fasce di età. La responsabilità del mancato adeguamento dei salari al costo della vita è attribuita principalmente alle aziende 46% e in via secondaria ai sindacati (35%).
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