per Ambera non è ancora finita
URBINO – Sono passati 10 anni dal terribile omicidio di Ismaele Lulli il 17enne di Sant’Angelo in Vado trovato il 19 luglio del 2015 in un bosco di San Martino in Selva Nera, crocifisso a un albero con la gola tagliata e il corpo sfregiato dalle sevizie. Per quel delitto sono già stati condannati all’ergastolo in via definitiva Igli Meta e Marjo Mema, ma c’è ancora un’appendice aperta,che riguarda Ambera Saliji, all’epoca 19enne, che inviò a Ismaele il fatale messaggio esca.
Per l’sms trappola Ambera, che oggi ha 29 anni e vive e lavora a Pesaro, è già stata condannata, nel marzo 2022, a 5 anni per il reato di concorso anomalo in omicidio volontario e aggravato. Ora la giovane comparirà il 9 aprile, alle 9.30 al Tribunale di Ancona per l’appello. In quel messaggio la ragazza invitava Ismaele a raggiungerla alla fermata dell’autobus dove, invece, si presentarono i due assassini entrambi all’epoca residenti ad Urbania.
Passo indietro
Ricordiamo che la pm Irene Lilliu, nel settembre 2021, nel processo con rito abbreviato, aveva richiesto una condanna di 6 anni e 8 mesi perché ad attirare Ismaele nella trappola fu proprio il messaggio inviato dalla ragazza, che lo invitava a raggiungerla e nella sua richiesta di pena, il pm aveva previsto le attenuanti generiche che si basavano sulla collaborazione dell’imputata che non si sottrasse alle richieste del giudice e non ha mai lasciato l’Italia. Un passo indietro. Ambera Saliji, da testimone si è ritrovata sul banco degli imputati a fine 2020. Inizialmente sentita come testimone, è stata la Corte d’Assise di Pesaro a ordinare la trasmissione degli atti alla Procura di Urbino. La pm Lilliu, nel dicembre 2019, aveva chiesto l’archiviazione, respinta però dal Gip Vito Savino. Ad Ancona ci sarà anche la mamma di Ismaele, Debora Lulli che all’epoca della condanna a 5 anni di Ambera dichiarò: «Sono pochi». Logicamente di diverso avviso l’avvocato di Ambera, Giovanni Chiarini. «Quando Ambera ha inviato quel messaggio, che non voleva inviare, Meta l’aveva tranquillizzata dicendole che voleva solo parlare».
Il dolore
«Mio figlio massacrato in modo disumano – ci ha rimarcato per l’ennesima volta Debora Lulli – non me lo restituirà nessuno. Non finirò di lottare strenuamente e come una tigre per Ismaele in qualsiasi altro ed ulteriore grado di giustizia. Lo farò a breve ad Ancona e anche in Cassazione. Me lo chiede Ismaele e me lo grida la mia anima. Ambera resta sempre la più colpevole perché senza il suo messaggio/trappola Ismaele sarebbe ancora tra noi. Il mio tempo e la mia vita si è fermata a quel giorno, per me è sempre ieri ma ora, scrivetelo forte, sarà anche domani e domani ancora».