Pensioni, chi prosegue a lavorare e perché nei dati del rapporto Inps
Quasi un commerciante o artigiano su cinque (19,6%) prosegue il lavoro dopo il raggiungimento dell’età pensionistica. Il dato è persino superiore (21,6%) per chi fa parte del settore agricolo, il settore con le pensioni più basse tra i lavoratori autonomi. Questi sono alcuni dei numeri emersi dal 24esimo rapporto Inps sullo stato del sistema di welfare nazionale, esaminato nei giorni scorsi dall’Ufficio di presidenza della Fipac Confesercenti dell’Umbria.
Guidato dal referente dell’ufficio Pier Francesco Quaglietti e il coordinatore della Confesercenti Umbria nonché consigliere nazionale Fipac Sergio Giardinieri, un focus particolare è stato infatti riservato alle dinamiche pensionistiche. Le attività che vengono continuate dopo il pensionamento – sottolinea l’Ufficio di Presidenza – sono sostanzialmente in linea con le attività esercitate in precedenza, “sia per il 79% degli ex artigiani e commercianti che continuano a operare nello stesso ambito, sia per l’85% degli ex lavoratori agricoli che rimangono in settori riconducibili al lavoro autonomo”; queste attività, nello studio condotto all’Istituto di Previdenza, consentono al pensionato, ex artigiano e commerciante, di raddoppiare quasi la pensione percepita.
Tra gli altri dati che saltano all’occhio, restano le differenze di genere: le donne rappresentano infatti il 51% del totale dei pensionati, ma raccolgono economicamente solo il 44% dei redditi pensionistici. Discrepanze evidenti anche tra i valori dei sistemi delle pensioni: il Fondo pensioni lavoratori dipendenti, rappresentante il 47% del totale, espone un importo medio lordo mensile di 1.408 euro; la Gestione autonoma lavoratori autonomi e subordinati, corrispondente al 30% del totale delle pensioni, presenta un importo medio lordo di 942 euro al mese. Cifre ben diverse per la Gestione dei lavoratori pubblici che, con i suoi 2.221 euro, pesano per il 19% sul totale pensioni.
“Abbiamo parlato di giustificare in parte il proseguimento del lavoro dopo la pensione – conclude Fipac Confesercenti Umbria – perché, oltre alla convenienza economica, vi è anche la componente legata all’età. Più è bassa l’età di accesso alla pensione, più è alta la disponibilità al proseguimento del lavoro, senza dimenticare la mancanza di un ricambio generazionale sia in famiglia che nel mercato del lavoro”.
Source link