Pelikan, a fuoco in Calabria la nave spazzina partita da Ancona. Occhiuto a Garbage: «È l’opera di farabutti»
ANCONA – Due parole che mettono i brividi: attentato incendiario. L’eco è quella di una criminalità geograficamente lontana ma che stavolta ha allungato le mani fino ad Ancona. Fino al porto, da dove era partita alcuni mesi fa l’imbarcazione data alle fiamme la notte scorsa nello scalo di Campora San Giovanni, in provincia di Cosenza.
Il bersaglio
Era una delle otto barche impegnate in un innovativo progetto di pulizia dei mari – chiamato Pelikan – che la Regione Calabria ha affidato all’anconetana Garbage Group, azienda specializzata in operazioni ambientali. «Ieri (martedì per chi legge, ndr) siamo stati contattati dalla Capitaneria e dai vigili del fuoco che ci hanno avvisato di come parte di una nostra imbarcazione fosse andata a fuoco, anche se per fortuna le fiamme sono state spente subito» racconta Paolo Baldoni, presidente di Garbage Group. Quello che all’inizio era apparso come un incidente, però, ha preso subito ben altri contorni. A poche ore dai fatti, il governatore Roberto Occhiuto ha pronunciato parole inequivocabili: «Questa notte alcuni farabutti, nel porto di Campora, hanno provato ad incendiare uno degli otto battelli pulisci mare con i quali la Regione Calabria sta portando avanti uno dei progetti più innovativi in Italia per la salute delle coste e dell’ambiente marino». Al momento non è noto i motivi che hanno spinto il governatore a puntare il dito contro il dolo in relazione all’incendio. «Ci sono delle indagini in corso, non sappiamo nulla» si limita a dire Baldoni. Ma il fascicolo è stato aperto, la barca è sotto sequestro e gli inquirenti stanno passando al setaccio le telecamere di sorveglianza presenti in porto. Un altro dato. «Qualche giorno fa, il presidente Occhiuto è salito proprio su quella barca per fare un giro» ricorda il presidente Baldoni, puntando il dito proprio sul battello dato alle fiamme. A completare il quadro, è la natura dell’operazione svolta da Garbage. Che, in Calabria, non si limita soltanto a raccogliere rifiuti in mare. A bordo delle navi, infatti, ci sono anche «droni e telecamere sottomarine che vengono usate per controlli e tramite le quali vengono «segnalate tante irregolarità» in materia ambientale. Forse è proprio questa la ragione dell’attacco, una stoccata contro la legalità. Ma, ormai, poco importa. «Siamo molto dispiaciuti» confessa Baldoni. Soprattutto perché su quelle otto navi «lavorano 18 operai, tutti calabresi». Per fortuna, però, la stagione calabrese di Garbage sarebbe finita questa domenica, quindi i danni saranno limitati. Una magra consolazione.