Pedagogia antimafia, il prefetto Ferraro: «La ‘ndrangheta elegge sindaci e poi passa a riscuotere»
Il prefetto di Crotone Ferraro chiude il ciclo di seminari di Pedagogia antimafia avviati dall’UniCal a Cutro, Ferraro: «In cambio di pacchetti di voti i clan si inseriscono a gamba tesa negli appalti».
CUTRO – «Il sindaco eletto con i voti della ‘ndrangheta ottiene sempre una vittoria schiacciante. Un plebiscito. Ma la ‘ndrangheta subito dopo passa a riscuotere. Come? Inserendosi a gamba tesa negli appalti, avvalendosi di ditte affidatarie di sub-appalti, imponendo assunzioni di chi poi resta a presidio del cantiere per verificare se gli interessi della famiglia mafiosa siano soddisfatti». Lo ha detto Franca Ferraro, prefetto di Crotone, nella sua lectio magistralis a conclusione del ciclo di seminari promossi dal professor Giancarlo Costaile, docente di Pedagogia antimafia all’UniCal, in collaborazione col Polo scolastico di Cutro e con il sostegno dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Antonio Ceraso.
NELL’ULTIMO SEMINARIO DI PEDAGOGIA ANTIMAFIA IL PREFETTO FERRARO HA DISCUSSO ANCHE DI SCUOLA DELLA COSTITUZIONE
La scuola della Costituzione come strumento di contrasto alla cultura mafiosa è il tema che ha attraversato il ciclo di seminari. Un tema estremamente attuale perché una Costituzione praticata che miri all’attuazione dei diritti sociali e civili non può non misurarsi con una realtà come quella della ‘ndrangheta, che quei diritti li nega e li calpesta. “Il riscatto di Cutro”, non a caso, era il tema della serie di incontri con magistrati e forze dell’ordine che hanno visto attivamente coinvolti i ragazzi dell’Istituto tecnico commerciale e dell’Istituto per agrari. La presenza significativa del prefetto aveva però una valenza fortemente simbolica perché vuole incoraggiare segnali di cambiamento che si sono registrati in un territorio difficile.
A Cutro, che negli ultimi decenni ha assunto una dimensione da capitale mafiosa in seguito al tentativo del boss Nicolino Grande Aracri di creare un crimine autonomo da Polsi e alla sua capacità di proiettare gli interessi dell’organizzazione criminale nelle aree più ricche del Paese, alcuni imprenditori hanno denunciato le nuove leve dei clan facendo scattare una retata. Una tendenza inedita, che va incoraggiata ma che va letta in maniera non trionfalistica perché ancora minoritaria. A questo fatto inedito si è aggiunto un altro fatto quasi rivoluzionario a queste latitudini. La città si è schierata con i denuncianti, scendendo in piazza in loro sostegno, con in testa il sindaco. E il Comune si è costituito parte civile nel processo che è scaturito da quelle denunce. «Forse per la prima volta Cutro ha dimostrato di poter cambiare mentalità», ha detto un giovanissimo studente, Salvatore Pio Lorenzano.
CONDIZIONAMENTO DEGLI ENTI
Dagli incontri con analisti tra i più autorevoli del fenomeno mafioso, è emerso che la ‘ndrangheta è la più sofisticata delle organizzazioni criminali anche perché, spesso, si avvale di facilitatori scovati nel mondo politico-istituzionale. Non è un caso che sia calabrese il primato per lo scioglimento dei Comuni per infiltrazioni mafiose. Spesso sono enti con i conti dissestati in cui il caos amministrativo favorisce la permeabilità ai condizionamenti delle ‘ndrine. Il prefetto ha spiegato l’iter che innesca le commissioni d’accesso la cui attività è determinante per rilevare infiltrazioni mafiose. «Io curo l’aspetto amministrativo, preventivo, non quello sanzionatorio e penale. Il condizionamento mafioso a volte è di difficile percezione. Altre volte è evidente perché siamo in presenza di regole scavalcate, affidamenti senza bandi, di controlli omessi dall’apparato amministrativo che commette illeciti a sua volta».
La ‘ndrangheta ha una vocazione fortemente imprenditoriale. I provvedimenti interdittivi emessi dalle Prefetture sono un provvedimento spia dell’infiltrazione mafiosa nel tessuto economico. La Calabria è sempre ai primi posti nella classifica delle interdittive ma i tentacoli sono soprattutto sull’economia del Nord. «Perché l’iniziativa economica possa essere libera, occorre una patente di legalità – ha spiegato il prefetto – La Prefettura valuta i tentativi di infiltrazione mafiosa nell’azienda. Verifica dove l’azienda compra il cemento o il pane o se assume esponenti di famiglie mafiose. Vaglia provvedimenti sfavorevoli del giudice penale, ma anche quelli favorevoli perché a volte è sufficiente il considerevole dubbio. Accerta rapporti di frequentazione, parentele, intestazioni fittizie a congiunti o prestanome».
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«Dopo aver superato il concorso, mi sono appassionata alla mia materia. Sono diventata a un certo punto la dottoressa Ferraro della Prefettura dell’Aquila. E ho capito che potevo dare un contributo in occasione del terremoto. Non è una questione di stipendio che arriva a fine mese. Questo lavoro lo si fa perché dietro c’è una grande passione. Vale anche per tutti gli altri lavori. Non pensate soltanto al mantra dei nostri tempi, soldi, soldi, soldi», ha detto ancora il prefetto illustrando ai ragazzi le scelte alla base di una carriera da cui discende un alto grado di responsabilità.
IL NAUFRAGIO
«Vai a Crotone. Cutro richiede la tua presenza. Era un giovedì. E il lunedì successivo inizio a lavorare». Così il prefetto ha ripercorso la nomina e l’incarico a 15 giorni dalla tragedia costata la vita a un centinaio di migranti naufragati in una gelida alba del febbraio 2023 a Steccato di Cutro. «Ho trovato una macchina già collaudata che mi ha consentito di proseguire l’opera di ricerca delle vittime in mare. L’esigenza dei migranti era che lo Stato si occupasse anche delle vittime. Alcune di quelle non identificate sono state sepolte in un’ala di un cimitero di Cutro, grazie alla disponibilità del sindaco. Fondamentale è stato il ruolo dell’imam di Cutro che ci ha consigliato nella maniera migliore per rispettare il credo e le tradizioni dei familiari delle vittime».


«Cutro non è soltanto ‘ndrangheta. Ma è venuto il momento di metterci la faccia. Non devono farlo soltanto le istituzioni. Devono farlo i miei colleghi sindaci che non penso abbiano meno problemi di noi in termini di presenza mafiosa nel territorio», ha detto Ceraso nel suo intervento introduttivo. Un passaggio anche sull’escalation di interdittive a imprese cutresi. «In Emilia la guerra non è stata scatenata dai prefetti ma da chi anziché emigrare con la valigia di cartone è andato là con la valigetta piena di fatture false». Il professor Francesco Zurlo, che ha coordinato il percorso di studio degli studenti, ha sottolineato «la qualità dei ragazzi che chiedono esempi alle istituzioni».
Appassionato l’intervento conclusivo del professor Costabile, che ha sottolineato che uno di quegli “esempi” è proprio rappresentato dal prefetto Ferraro. «Un esempio di Stato impegnato non solo a reprimere ma anche a formare le coscienze». «Lo slogan “’Ndrangheta… Cutro è un’altra cosa” è una sindone laica del cambiamento. Ciò che è successo a Cutro il 17 febbraio 2024, nell’anniversario della morte di Giordano Bruno, è stato straordinario. Il cambiamento non si ferma a Cutro né in altre parti della Calabria», ha detto ancora il docente universitario. Non è stata casuale la citazione del pensatore che venne bruciato per le sue idee eretiche. Il cambiamento scardina equilibri consolidati. Per questo fa paura.
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