Pedagogia antimafia, Capomolla: «Il contrasto al narcotraffico è una lotta di libertà»
Il procuratore Capomolla spiega il narcotraffico agli studenti dell’Università della Calabria durante durante il ciclo di Pedagogia antimafia
RENDE – «La droga rende sudditi. Ecco perché il contrasto al narcotraffico è una lotta di libertà». Lo ha detto il procuratore di Cosenza, Vincenzo Capomolla, agli studenti che gremivano l’aula Solano dell’Università della Calabria nel corso di uno dei convegni del ciclo seminariale di Pedagogia antimafia promosso dal docente e ricercatore Giancarlo Costabile. “Il dramma silenzioso della droga” era il tema su cui il magistrato è stato chiamato a relazionare. Nel suo excursus sul narcotraffico internazionale, il magistrato ha ricordato che la ‘ndrangheta è «il maggiore fornitore della sostanza stupefacente che arriva in Europa». Anche se «Oggi sono cresciuti molto i cartelli albanesi, con cui la ‘ndrangheta è alleata».
IL “VIAGGIO” DI UNA DOSE
Capomolla ha ricostruito, partendo dai Paesi di produzione degli stupefacenti, il “viaggio” che una dose di cocaina fa prima di arrivare sulla “piazza” di Cosenza. Un viaggio che inizia da «molto lontano». Ma, soprattutto, Capomolla ha invitato ad adottare con cautela la distinzione tra droghe pesanti e leggere. «L’hashish ha un principio attivo del 29 per cento, triplicato negli ultimi anni. Il rischio di effetti collaterali è aumentato». Il magistrato ha citato Borsellino che definiva come “semplicistiche e peregrine” le tesi favorevoli alla legalizzazione delle droghe. Non bisogna rassegnarsi a «quella cultura dello scarto che porta all’autodistruzione», ha detto ancora Capomolla, citando stavolta Papa Francesco. E sottolineando come sia «complicato per gli educatori e per il Servizio sanitario recuperare i giovani da percorsi di perdizione e di morte».
BATTAGLIA DI LIBERTÀ
«La pedagogia antimafia è una battaglia di libertà e dignità», ha detto, non a caso, il professor Costabile aprendo i lavori. Gli ha fatto eco il professor Stefano Curcio, pro-rettore dell’UniCal, che ha ricordato l’«attività meritoria» svolta da Costabile nel territorio da 15 anni. «Attraverso i laboratori di pedagogia antimafia, il professor Costabile ha formato 5mila studenti, organizzando centinaia di manifestazioni».
PROGETTO SULLE DIPENDENZE
Mariella Mirabelli, direttrice del Dipartimento di Scienze dell’educazione, ha messo in evidenza che il tema del convegno è «fondamentale». Ma è un tema attorno al quale a volte «nel nostro quotidiano si registra un silenzio assordante. La prevenzione – ha detto – nasce nelle scuole e nelle università ma anche nelle relazioni». Angela Costabile, docente di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione, ha poi annunciato un progetto di ricerca sulle dipendenze svolto in collaborazione con l’Asp di Cosenza.
PEDAGOGIA CAMMINO DI SOSTEGNO
Rossana Adele Rossi, coordinatrice del corso di Scienze dell’educazione e pedagogiche, ha spiegato come la prevenzione sia «un cammino di accompagnamento e sostegno». «Formiamo – ha detto – educatori che, operando in percorsi scolastici ed extrascolastici, presidiano l’ascolto e i processi di crescita. L’educatore legge contesti, interviene, sostiene la persona e i processi di sviluppo». A distanza, essendo impossibilitato a presenziare, è intervenuto, porgendo i propri saluti istituzionali, Mario Caligiuri, docente di Pedagogia generale all’UniCal e direttore dell’Osservatorio sulle politiche educative dell’Eurispes.
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NON SOLO UN PROBLEMA DI CHI SI PERDE
L’intervento di Capomolla è stato introdotto dal capo della Dia di Catanzaro, Beniamino Fazio. «Non è soltanto un problema del ragazzo che si perde o della famiglia che si sgretola. Il problema della droga – ha detto Fazio – parte da lontano. Quello che si vede è il livello criminale inferiore, la diffusione capillare nel territorio. Il narcotraffico è la fonte principale di guadagno per le mafie da oltre trent’anni. Non si resta immuni dal pericolo che si cela dietro la ‘ndrangheta se non la si conosce». Gli studenti, raccogliendo l’invito di Fazio, si sono poi alzati in piedi per dire no alle mafie.
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