Salute

Paul Watson è libero! Grazie al suo caso mi sono avvicinata al mondo delle creature marine

di Nadia D’Agaro

“Un’ingiustizia fatta all’individuo è una minaccia fatta a tutta la società”. Con queste parole di Montesquieu, in questi giorni compariva sui social media la foto dell’attivista per la fauna marina Paul Watson, con la moglie e il figlio più piccolo. Paul Watson era detenuto dal 21 luglio a Nuuk, in Groenlandia, con la minaccia di estradizione in Giappone, arrestato dalla polizia danese su mandato internazionale. Ma il reato contestatogli era un reato minore e la pressione internazionale, soprattutto dalla Francia, ma non solo, dopo quasi cinque mesi ha portato il ministro danese Peter Hummelgaard a prendere la decisione giusta: liberare un uomo anziano già troppo a lungo trattenuto in carcere.

Da quando Paul Watson è stato arrestato, la mia conoscenza delle creature marine è aumentata. Innanzitutto, ho subito il fascino del canto delle balene.

“Il mio corpo è un messaggio poetico: non si vede all’inizio, resta sul fondo. Ma quando emerge è una forte epifania: sono la bellezza dell’immaginazione e di ciò che è nascosto. La vasta vita interiore che abbraccia il pianeta come l’oceano”. Con queste parole Francesca Matteoni, poetessa, scrittrice, storica e studiosa di folklore introduce la balena nel suo Oracolo degli Animali Sacri: del canto della balena, quindi, ne avevo già sentito parlare, ma finché non l’ho udito, non potevo immaginare quanto fosse magico.

Su uno sfondo “nero chiuso”, come direbbe un fotografo, graffi bianchi disegnano il grande corpo fluttuante della balena, mentre dall’alto la luce sopra il mare, penetra nelle acque. E’ la tecnica dello scratchboard con cui l’illustratore Rocco Lombardi accompagna le parole di Francesca.

Purtroppo non solo i video con i canti delle balene ho visto in questi mesi, ma anche video e foto della inqualificabile tradizione del grindadráp nelle isole Faroe. I delfini vengono condotti dalle barche disposte in semicerchio, dal mare aperto al chiuso della baia, dove vengono sterminati. Questi animali, che tutti celebrano per l’intelligenza e la simpatia, sono costretti a correre verso la loro morte, saltando nell’acqua mentre le barche li incalzano. Quale sarebbe il motivo di continuare questa tradizione che non ha altro scopo che il divertimento?

Proprio un ex addestratore di delfini, Ric O’Berry, ha perorato la causa di Paul Watson insieme a cantati, attori, artisti. Ric O’Berry era l’addestratore di cinque delfini che interpretavano il protagonista Flipper in una serie tv. Uno di questi delfini, Kathy, si è suicidato fra le sue braccia: cioè ha chiuso volontariamente lo sfiatatoio con cui i delfini respirano.

“[…] dalla morte di Kathy, Richard O’Barry cambiò totalmente, non si dedicò più all’addestramento dei delfini, e si impegnò attivamente per la loro tutela, si oppone pubblicamente alle attività che si svolgono a Taiji, verrà più volte arrestato per il suo attivismo che va avanti da oltre 50 anni. Autore del libro autobiografico Dietro al sorriso dei delfini, ha avviato nel 1970 con “The Dolphin’s Project” un programma di protezione globale dei delfini, facendo luce sulla situazione dei delfini in cattività. Ha creato delle oasi per riportarli nel loro habitat naturale e questo è diventato lo scopo della sua vita.” (Ocean Whispers, 12 dicembre 2020)

Anche a Taiji i delfini vengono catturati, per il divertimento di chi va nei delfinari. Ma perché? Perché tutto questo continua? Ma grazie alla “grande onda” dell’arresto di Paul, mi sono avvicinata alla Captain Paul Watson Foundation – Italia e sosterrò le loro iniziative. E’ prevista per il 21 dicembre alle ore 15 una attività di pulizia della spiaggia, a Marina di Pietrasanta (LU), Pontile Tonfano.

Una storia a lieto fine che renderà il mio Natale più sereno.

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