Patty Pravo: «Non rimpiango di non essere diventata madre: si può vivere senza figli. Il mio elisir di lunga vita? Non me la prendo per nulla. Troppa fatica»
«Non me la prendo mai per nulla. Troppa fatica». Basta una frase per capire che Patty Pravo (o meglio, Nicoletta Strambelli. O, anzi, Nicola, come tiene a precisare) è rimasta fedele alla sua libertà.
Oggi, a 76 anni, mentre si prepara al Garda Festival con il suo nuovo tour Ho provato tutto, racconta la sua vita piena, fatta di musica, amori, esperienze ai limiti e provocazioni. E anche di scelte nette, come quella, consapevole, di non avere figli.
«Non è un rimpianto: con Gordon a un certo punto ci avevamo pensato, eravamo in Giappone», ha spiegato al Corriere. Gordon Fagetter, il primo grande amore della cantante, era un batterista inglese più giovane di lei di un anno, con cui Patty condivise i primi anni di carriera e una vita piena di felicità e libertà. «Gli ho detto: potremmo attaccare la culla alla batteria, così mentre muovi il pedale il bambino dorme. Sarebbe stata una idiozia. Non ho più avuto voglia di maternità: si può vivere senza figli». Ma se, oggi, la maternità viene percepita quasi come un obbligo sociale, secondo lei «in parte lo è: c’è una mancanza di giovani preoccupante. Più figli si fanno meglio è, una società di vecchi».
Patty Pravo è figlia di una madre «fragile»: «Oggi la sua malattia avrebbe un nome: depressione post partum. All’epoca, per la gente, semplicemente non era in grado di crescermi». Di lei si è presa cura la nonna Maria, una donna fuori dagli schemi. «Sono nata e cresciuta a Dorsoduro: ero una bambina con uno spirito libero, perché sono cresciuta con una nonna libera: usciva alle 5 di mattina per comperare il quotidiano. Un’infanzia meravigliosa». La nonna aveva capito di che stoffa fosse fatta la nipote: «Il fatto di non avere una famiglia tradizionale ha eliminato le classiche preoccupazioni borghesi. Solo più avanti, con l’arrivo del successo, è stato un male non avere una famiglia in grado di consigliarmi. Non ho avuto mai regole: mi sono data la mia di regola, che era non avere regole».
Il debutto musicale avviene per caso. Tutto comincia a 15 anni, quando Nicoletta entra per la prima volta al Piper. «Un mio amico mi ha detto che c’era un posto a Roma, dove si esibivano artisti inglesi e americani: abbiamo preso un Maggiolino e ci siamo messi in viaggio. Il giorno dopo eravamo al Piper: indossavo una camicetta e un paio di pantaloni a vita bassa, mi sono messa a ballare».
Fu notata quella sera dal fondatore del locale. «Si è avvicinato il patron Alberigo Crocetta e mi ha chiesto se sapevo cantare oltre che ballare. Gli ho voltato le spalle e ho proseguito a ballare. Il giorno dopo mi ha chiamata: avevo un contratto con la Rca. È nata così Patty Pravo».
Il nome? «È venuto fuori una sera, dopo un concerto, mentre mangiavamo un piatto di spaghetti con un gruppo di ragazze inglesi che si chiamavano tutte Patty. Mi sono messa a parlare di Dante, dell’Inferno e delle anime “prave”».
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