Marche

Patrizia ha perso marito, figlio, genitori e cognato. Rita ha visto morire Andrea e il cagnolino: «Torniamo per loro»


ARQUATA A Pescara del Tronto, la comunità si è raccolta come ogni anno per ricordare le 52 vittime del terremoto che nel 2016 devastò Arquata e il cuore del Centro Italia. E lo ha fatto nel luogo che un tempo erano i giardinetti della frazione, punto di ritrovo per giovani e famiglie durante le sere d’estate, oggi trasformato nel Parco della Memoria. Proprio Pescara del Tronto pagò il prezzo più alto in termini di vite umane: 48 delle 52 vittime arquatane (e marchigiane) persero la vita tra le sue macerie.

La commemorazione

La commemorazione è stata scandita da momenti di silenzio e preghiera, ma anche dalle parole cariche di dolore e ricordo dei familiari.

Testimonianze che hanno reso ancora più intensa e toccante la notte del ricordo, tra lacrime e abbracci. Patrizia Marano, arrivata con la famiglia da Roma, ha perso in quella notte il figlio Tommaso, di appena 14 anni, il marito Alberto Reitano, i genitori Corrado e Santa e il cognato Vito. Con voce spezzata ha voluto condividere il proprio dolore, mostrando una poesia che il figlio aveva scritto a soli dodici anni e che oggi campeggia incisa sulla bacheca del Parco della Memoria. «Tornare in questi luoghi, che erano di festa e vacanza, è un dolore che non passerà mai – ha detto –. Ogni giorno porto con me il peso di quelle macerie, ma torno sempre, perché qui riposano i miei cari». Commovente anche la testimonianza di Rita, vedova di Andrea Cossu, 48 anni, che in quella notte morì assieme al loro cagnolino.

«Eravamo in vacanza – ha raccontato – e saremmo dovuti ripartire proprio la mattina del 24 agosto. Questo era il posto che avevamo scelto come rifugio per la nostra vecchiaia, invece ora ci torno da sola, compiendo ogni volta una sorta di via crucis. Il 23 agosto, fra l’altro, era il mio compleanno, l’ho festeggiato insieme a mio marito, ma il giorno dopo lui non c’era più. Se provo più rabbia o dolore? Solo dolore. La rabbia no: con chi me la dovrei prendere?». La notte del ricordo si è chiusa nel silenzio e nella commozione, con la comunità unita nel chiedere ancora una volta che la ricostruzione proceda e che la memoria non venga dispersa.

Magliette e lumini

Tra i momenti più toccanti, l’accensione di un cuore spezzato realizzato con 52 lumini, uno per ogni vita perduta ad Arquata. Un gesto semplice ma dal forte significato, che ha illuminato per qualche istante il buio della notte e le magliette esposte con le foto delle vittime del terremoto. A nove anni di distanza, il dolore rimane intatto, ma altrettanto forte è la volontà di continuare a ricordare.




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