Party Time: il reggae nel 1974 fra roots e dub

A pochi mesi di distanza dall’uscita del cofanetto “Feel Good All Over – The Sunshot Singles 1972-1973″, la Doctor Bird – sussidiaria della Cherry Red Records specializzata nel recupero e nella valorizzazione del patrimonio reggae – torna a esplorare l’opera di uno dei produttori più visionari e influenti della scena giamaicana: Phil Pratt.
Con “Party Time – The Sunshot Singles 1974″ ci troviamo di fronte a un imponente doppio album contenente 42 tracce, molte delle quali inedite in formato digitale o su CD, che documentano l’attività febbrile del produttore nel solo anno 1974. È un periodo cruciale per il reggae: un momento di svolta in cui il genere si allontana dalla leggerezza pop degli esordi – quella che ne aveva favorito la diffusione internazionale, in particolare nel Regno Unito – per approdare a sonorità più meditative, spirituali e complesse: quelle tipiche del roots reggae e della dub.
Phil Pratt, attivo sin dagli anni ’60 come produttore (dopo un avvio carriera come cantante e tecnico di studio), fu tra i primi a cogliere i segnali di cambiamento. Con la sua etichetta Sunshot, fondata nel 1969, ma anche attraverso sotto-label come Sounds United, Terminal e Chanan-Jah, Pratt seppe anticipare i gusti del pubblico e intercettare l’evoluzione della musica giamaicana. I brani qui raccolti ne sono testimonianza: orecchiabili, essenziali ma sofisticati, costruiti su ritmi avvolgenti e linee di basso ipnotiche, spesso arricchiti da inserti strumentali discreti (trombone, chitarre in levare, effetti eco e riverberi…), ma sempre con la melodia al centro del discorso.
Il cast è di altissimo livello, e riunisce alcuni dei più grandi nomi del reggae dell’epoca: Pat Kelly, Al Campbell, The Heptones, Horace Andy, Delroy Wilson e Linval Thompson, tra gli altri. Si tratta per lo più di singoli che ebbero successo in patria ma che, per vari motivi, non trovarono una diffusione capillare a livello internazionale.
Tra i brani più interessanti di “Party Time” troviamo “Swept For You Baby” degli Heptones, una versione reggae del classico soul di Smokey Robinson con una base ritmica incisiva e ottime armonie vocali; “Psalm 121″ di Jah Woosh, una canzone dal sapore moderno, sorretta da una base roots che lascia spazio a inserti dub; “Diana” di Barrington Spence, sorprendente rivisitazione in chiave reggae del celebre pezzo di Paul Anka rivitalizzato dal tradizionale spirito caraibico; “I Don’t Want To Go” di Pat Kelly, una semi-ballad molto intensa, caratterizzata da un groove caldo e rilassato e impreziosita dall’elegante interpretazione da crooner del cantante di Kingston, deceduto sei anni fa.
In conclusione la raccolta rappresenta non solo un bel tuffo nel passato, ma anche un prezioso documento d’archivio che consente a noi umili ascoltatori di riscoprire un anno fondamentale per la musica giamaicana e per la carriera dello stesso Phil Pratt, allora nel pieno della sua maturità artistica.
Con “Party Time”, la Doctor Bird ci regala un’autentica miniera di rarità, capace di affascinare tanto i cultori del reggae più purista quanto chi si avvicina per la prima volta a queste sonorità. Una compilation che parla di transizione, di radici e di futuro, e che conferma l’importanza “silenziosa” di Pratt fra gli artefici del reggae moderno.
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